Fedor Dostoevskij nasce a Mosca, 11 novembre 1821, è uno scrittore e filosofo russo considerato uno dei più grandi letterati e pensatori dell’Ottocento e in generale di tutti i tempi.
“Mi inventavo avventure, mi creavo una vita fittizia, tanto per vivere in un mondo qualunque. E tutto per via della noia; l’inerzia mi schiacciava”
Secondo di sette figli, nasce a Mosca nel 1821 da Michail Andreevič Dostoevskij, un medico militare russo, figlio di un arciprete ortodosso discendente da una nobile famiglia lituana, dal carattere stravagante e dispotico che alleva il ragazzo in un clima autoritario.
La madre, Marija Fëdorovna Nečaeva, proveniva da una famiglia di ricchi e prosperi commercianti russi; dal carattere allegro e semplice, amava la musica ed era molto religiosa, sarà lei a insegnare al figlio l’amore per la musica, la lettura e la preghiera.
Rimasto orfano di madre, da tempo ammalata di tisi, il giovane Fedor venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, pur non avendo alcuna predisposizione per questo genere di carriera.
Nel 1839 il padre, che si era dato al bere e che maltrattava i propri contadini, venne ucciso probabilmente dai suoi stessi dipendenti, alla notizia della morte del padre, Fëdor ebbe il suo primo attacco di epilessia, malattia che lo perseguiterà per tutta la vita.
Il 12 agosto 1843 Fëdor si diploma, ma nell’agosto 1844 dà le dimissioni, lascia il servizio militare e, rinunciando alla carriera che il titolo gli offre, lottando contro la povertà e la salute cagionevole, comincia a scrivere il suo primo libro, Povera gente.
“Penso che se il diavolo non esiste, ma l’ha creato l’uomo, l’ha creato a sua immagine e somiglianza”
Dostoevskij iniziò a frequentare i circoli rivoluzionari ed il 23 aprile 1849 viene arrestato per partecipazione a società segreta con scopi sovversivi e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo.
Il 16 novembre dello stesso anno, insieme ad altri venti imputati viene condannato a morte, ma lo zar Nicola I commuta la condanna a morte in lavori forzati a tempo indeterminato. La revoca della pena capitale, già decisa nei giorni precedenti all’esecuzione, viene comunicata allo scrittore solo sul patibolo. L’avvenimento lo segnerà molto, come ci testimoniano le riflessioni sulla pena di morte, dichiarandosi fermamente contrario, in Delitto e castigo e ne L’idiota.
Graziato della vita, il 24 dicembre viene deportato in Siberia, per poi essere rinchiuso nella fortezza di Omsk, dalla drammatica esperienza della reclusione matura una delle opere più crude e sconvolgenti di Dostoevskij, Memorie dalla Casa dei Morti.
Nel febbraio del 1854 Dostoevskij è liberato dalla galera, per buona condotta, scontando il resto della stessa servendo nell’esercito come soldato semplice nel 7º battaglione siberiano di stanza nella città di Semipalatinsk vicino al confine cinese. In questo periodo gli sono di grande supporto morale i libri inviatigli clandestinamente dal fratello Michail.
Il 18 marzo 1859, congedato dall’esercito, lo scrittore ottiene il permesso di rientrare nella Russia europea stabilendosi a Tver’, il capoluogo più vicino a Pietroburgo poiché l’ingresso nella capitale non gli è ancora concesso.
“Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.”
Nel 1866 conosce una giovane e bravissima stenografa, Anna Grigor’evna Snitkina, già moglie di un compagno, innamoratosi di lei, la sposò nel 1857 quando rimase vedova, parte con lei per un nuovo viaggio in Europa, a Firenze, dove comincia a scrivere L’idiota.
Nel 1868 nasce la figlia Sonja, che vive solo tre mesi. Il dramma della morte dei bambini è, non a caso, uno dei temi trattati nel romanzo L’idiota, portato a termine lo stesso anno. Nel 1869 nasce la seconda figlia, Ljubov’.
Dostoevskij assume la direzione della rivista conservatrice Graždanin (“Il cittadino”), dove inizia a pubblicare dal 1873 il Diario di uno scrittore, una serie di articoli d’attualità nei quali emergerà anche l’antisemitismo dell’autore.
Nel 1875 nasce il figlio Aleksej, che morirà prematuramente il 16 maggio 1878 in seguito a un attacco di epilessia, la stessa malattia di cui soffriva il padre. Sempre nel 1878 è eletto membro dell’Accademia delle Scienze di Russia nella sezione lingua e letteratura.
Nel 1879 viene invitato a partecipare al Congresso letterario internazionale a Londra e in sua assenza, su proposta di Victor Hugo, eletto membro del Comitato d’onore. Vive, ormai in condizioni agiate, fra Staraja Russa e Pietroburgo. Nello stesso anno gli viene diagnosticato un enfisema polmonare.
Fedor Dostoevskij morì il 28 gennaio 1881, in seguito ad un peggioramento dell’enfisema polmonare di cui era affetto. La sua sepoltura, nel convento Aleksandr Nevskij, fu accompagnata da una folla immensa.
“Agli uomini attivi manca di solito l’attività superiore: voglio dire quella individuale. Essi sono attivi come funzionari, commercianti, dotti, cioè come rappresentanti di una specie, ma non come uomini affatto determinati, singoli ed unici.”
Fëdor Dostoevskij è definito “artista del caos” perché i suoi personaggi hanno sempre il carattere dell’eccezionalità e permettono di avanzare in concreto quei problemi (conflitto tra purezza e peccato, tra abbrutimento e bellezza, tra caos e senso della vita) che la filosofia discute attraverso termini di puro concetto, concetti che Dostoevskij incarna nei personaggi dei propri romanzi: quindi si comprende perché il grande scrittore russo sia reputato a tutti gli effetti non solo un autore di letteratura, ma anche un autore di filosofia contemporanea.
“Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia”
Romanzi di Fëdor Dostoevskij
1844 – Povera gente
1845 – Il sosia
1849 – Netočka Nesvanova
1858 – Il villaggio di Stepančikovo e i suoi abitanti
1861 – Memorie dalla casa dei morti
1861 – Umiliati e offesi
1864 – Memorie dal sottosuolo
1866 – Il giocatore
1866 – Delitto e castigo
1859 – L’idiota
1870 – L’eterno marito
1871 – I demoni
1875 – L’adolescente
1880 – I fratelli Karamàzov
Racconti Fëdor Dostoevskij
1845 – Romanzo in nove lettere
1846 – Il signor Procharčin
1847 – La padrona
1847 – Polzunkov
1848 – Un cuore debole
1848 – La moglie altrui e il marito sotto il letto
1848 – Il ladro onesto
1848 – L’albero di Natale e il matrimonio
1848 – Le notti bianche
1849 – Un piccolo eroe
1859 – Il sogno dello zio
1862 – Una brutta storia
1865 – Il coccodrillo
1873 – Bobok
1876 – Il bambino “con la manina”. Il bambino sull’albero di Natale da Gesù
1876 – Il contadino Marej
1876 – La mite
1877 – Il sogno di un uomo ridicolo
1877 – Vlas
1877 – Piccoli quadretti
Altro:
1873 – Diario di uno scrittore