La ragazza nella nebbia è un thriller scritto da Donato Carrisi, pubblicato il 23 novembre 2015 da Longanesi. Un romanzo che, insieme ai classici canoni del suo genere, introduce la mercificazione del dolore e della paura attraverso il tritacarne mediatico, fenomeno dei nostri giorni.
«La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.»
La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot, un paese rintanato in una valle profonda fra le ombre delle Alpi. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Un banale incidente.
Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot.
Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico.
Perché è questa la specialità di Vogel. Non gli interessa nulla del DNA, non sa che farsene dei rilevamenti della scientifica, però in una cosa è insuperabile: manovrare i media. Attirare le telecamere, conquistare le prime pagine. Ottenere sempre più fondi per l’indagine grazie all’attenzione e alle pressioni del «pubblico a casa». Santificare la vittima e, alla fine, scovare il mostro e sbatterlo in galera.
Questo è il suo gioco, e questa è la sua «firma». Perché ci vuole uno come lui, privo di scrupoli, sicuro dei propri metodi, per far sì che un crimine riceva ciò che realmente gli spetta: non tanto una soluzione, quanto un’audience.
Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali.
Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? Ma soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti?
“Alla domanda di un recente sondaggio su quale deve essere lo scopo di un’indagine di polizia, la maggioranza degli interpellati ha risposto ’la cattura del colpevole’. Solo una percentuale molto bassa ha affermato che lo scopo di un’indagine di polizia dovrebbe essere ’accertare la verità’.» Vogel si sporse dalla poltroncina su cui era seduto. «Ha capito bene cosa ho detto? Nessuno vuole la verità.»
«Perché, secondo lei?»
Il poliziotto ci pensò un momento. «Perché la cattura del colpevole ci fa illudere di essere al sicuro, e in fondo questo ci basta. Ma c’è una risposta migliore: perché la verità ci coinvolge, ci rende complici.»”
Le recensioni sono molto positive, dicono che la trama all’inizio sia lenta, poi accellera ed intrappola il lettore tra le pagine fino alla fine.
23 febbraio.
Sessantadue giorni dopo la scomparsa.La notte in cui tutto cambiò per sempre iniziò con lo squillo di un telefono.
La chiamata giunse alle ventidue e venti. Era un lunedì sera, fuori c’erano meno otto gradi e una nebbia ghiacciata ingoiava tutto. A quell’ora, Flores se ne stava al calduccio nel letto accanto alla moglie, a godersi un vecchio film di gangster in bianco e nero alla tv. In realtà, Sophia dormiva già da un po’ e gli squilli non sembrarono turbarle il sonno. Non si accorse nemmeno che il marito si alzava e si rivestiva.
Flores indossò un paio di pantaloni imbottiti, un dolcevita e il giaccone pesante per affrontare la maledetta caligine che sembrava aver cancellato il creato, e si apprestò a raggiungere il piccolo ospedale di Avechot dove, da ben quaranta dei suoi sessantadue anni, svolgeva la professione di psichiatra. In tutto quel tempo, era accaduto poche volte che qualcuno lo buttasse giù dal letto per un’emergenza, specie la polizia. Nel paese delle Alpi in cui era nato e aveva sempre vissuto, dopo il tramonto non succedeva quasi nulla. Era come se a quelle latitudini anche i criminali scegliessero di dedicarsi a un’esistenza morigerata, che prescriveva di ritirarsi regolarmente a casa ogni sera. Perciò Flores si domandava la ragione per cui fosse necessaria la sua presenza a quell’ora così insolita.
L’unica informazione che la polizia gli aveva fornito per telefono riguardava il fermo di un uomo a seguito di un incidente stradale. Nient’altro.
Nel 2017 è uscito il film omonimo, diretto dallo stesso autore, con Toni Servillo, Alessio Boni, Lorenzo Richelmy, Galatea Ranzi, Michela Cescon, Lucrezia Guidone, Daniela Piazza, Thierry Toscan, Jacopo Olmo Antinori, Antonio Gerardi, Greta Scacchi, Jean Reno.
Un banco di nebbia fitta avvolge il paese di Avechot, nella piccola valle incuneata tra le Alpi. La nebbia che ha inghiottito le case e le strade si abbatte anche sull’auto dell’agente Vogel: la vettura finisce in un fosso e l’uomo, pur essendo uscito incolume dall’incidente, ha i vestiti ricoperti di sangue. Smarrito, senza ricordi delle ultime ore, Vogel viene seguito da uno psichiatra insieme al quale ripercorre gli ultimi turbolenti mesi della sua vita. Bisogna tornare indietro alla scomparsa della sedicenne Anna Lou, capelli rossi, lentiggini sulle guance: la pista della fuga volontaria si incrocia con quella del rapimento, e la risonanza mediatica assunta dal caso richiede l’intervento dell’agente speciale. Abile nel pilotare l’attenzione di Tv e giornali, il modus operandi di Vogel prevede la “santificazione” della vittima e al contempo la creazione del fantomatico mostro che ne ha spezzato l’esistenza. Il profilo del pacifico professor Martini è perfettamente calzante con la descrizione dell’uomo che Vogel cerca, il colpevole ideale da dare in pasto all’audience. Eppure, ancora troppi interrogativi restano aperti: perché, dopo gli eventi di alcuni mesi prima, Vogel si trova ad Avechot? Qual è la causa dell’incidente? E a chi appartiene il sangue sui suoi vestiti?