È tutta vita è il nuovo romanzo di Fabio Volo, pubblicato nel 2015, una storia un po’ diversa rispetto alle precedenti, descrive l’esperienza più importante per un essere umano, quella del genitore, un’immersione nella vita quotidiana di una coppia, nell’evoluzione di un amore. Racconta la crisi che si scatena alla nascita di un figlio e, ancora di più, racconta di quando qualcosa rompe l’incantesimo tra due innamorati. E suggerisce, lascia intravedere una risposta, una via d’uscita.
“Per una coppia felice nulla è più pericoloso di un figlio.
Un figlio non è un collante, ma un detonatore che può scaraventare lontani, ai lati opposti di una stanza. Bisogna voler stare insieme con tutte le proprie forze, essere disposti a lottare per ritrovare una vicinanza, per poter allungare una mano e trovare ancora altro. Senza volontà, senza desiderio di stare insieme, i figli possono essere un’ottima scusa per andarsene.”
Stavano così bene insieme, cosa è successo alla loro vita? Cosa è successo ai due chiusi in una camera d’albergo con il cartello “non disturbare” sulla porta? Dove sono finite la passione, la complicità? Il nuovo libro di Fabio Volo è un’immersione nella vita quotidiana di una coppia, nell’evoluzione di un amore. Racconta la crisi che si scatena alla nascita di un figlio e, ancora di più, racconta di quando qualcosa rompe l’incantesimo tra due innamorati. E suggerisce, lascia intravedere una risposta, una via d’uscita.
È come se i protagonisti dei suoi romanzi più amati, Il giorno in più o Il tempo che vorrei, si ritrovassero ad affrontare quello che viene dopo l’innamoramento, la responsabilità e la complessità dello stare insieme per davvero.
Fabio Volo si ama o si odia, le recensioni su questo libro statisticamente sono poco positive, si parla di un libro banale e superficiale che ha deluso anche i suoi stessi sostenitori, a pochi è piaciuto ed ne descrivono non come un capolavoro, ma che riesce, comunque, a descrivere un momento comune a molte coppie dove il lettore si riconosce nella paura del cambiamento del protagonista. Credo che sia uno di quei libri dove non ci si possa affidare al giudizio degli altri per decidere di acquistarlo.
Per una coppia felice nulla è più pericoloso di un figlio.
Un figlio non è un collante, ma un detonatore che può scaraventare lontani, ai lati opposti di una stanza. Bisogna voler stare insieme con tutte le proprie forze, essere disposti a lottare per ritrovare una vicinanza, per poter allungare una mano e trovare ancora l’altro. Senza volontà, senza desiderio di stare insieme, i figli possono essere un’ottima scusa per andarsene.
Nel dormiveglia continuavo a pensarci, mentre la piccola bugia sul viaggio a Berlino mi tormentava: tra poche ore sarei salito sull’aereo e mi sarei trovato a centinaia di chilometri di distanza dalla mia famiglia.
Sofia si stava facendo la doccia, il rumore dell’acqua mi aveva svegliato. Leo, stranamente, dormiva: una delle rare tregue che ci concedeva.
Avevo preso il cuscino di Sofia, lo avevo sistemato sopra il mio e mi ero appoggiato al muro. Muovendo un po’ la schiena avevo cercato una posizione comoda e avevo iniziato a guardarmi intorno, tutto era bianco: le pareti, il soffitto, l’armadio, la cassettiera.
Incorniciato di fronte a me c’era un cartoncino rubato in un hotel: NON DISTURBARE.
Era lì da anni, quasi non lo notavo più. Se vuoi far sparire una cosa dalla vista non serve nasconderla, basta averla costantemente sotto gli occhi: un soprammobile, un tatuaggio, una moglie.
Avevo incorniciato il cartoncino e lo avevo regalato a Sofia quando era venuta a vivere con me.
L’avevo rubato nell’hotel dove abbiamo passato il primo weekend insieme. Ero stato molto attento a non farmi vedere mentre lo infilavo nella borsa, volevo farle una sorpresa.
L’avevo fatto perché durante quel weekend ho sentito che era lei la donna con cui volevo passare il resto della mia vita. Anche se ci frequentavamo da meno di un mese, in quel momento non avevo dubbi. E così è stato.
Se qualcuno mi avesse chiesto da dove arrivasse la mia sicurezza, perché proprio lei, non avrei saputo cosa dire. Non ne conoscevo il motivo, non lo sapevo, forse non l’avevo mai saputo.
L’unica certezza era che non avrei potuto scegliere nessun’altra. Era lei. Punto.
Dal momento in cui l’avevo incontrata era stato come se qualcosa avesse iniziato a parlarmi per la prima volta, qualcosa di profondo. Sembrava la risposta a una domanda che portavo dentro e non conoscevo. Una risposta nuova. La mia.
Da subito avevo avuto la sensazione che lei mi fosse indispensabile, che fosse indispensabile alla mia vita, anche più di me stesso. Non avrei più dovuto cercare altrove.
Sentivo che con lei avrei rischiato, senza sapere esattamente cosa.
Non era la persona perfetta con cui mi sarei incastrato senza sforzi, a quella cosa non avevo mai creduto. Era un’appartenenza, andava al di là di noi, della nostra consapevolezza. Qualcosa di lei era già dentro di me, prima ancora di incontrarla.
Guardavo il cartello NON DISTURBARE, era la frase perfetta per quel momento, il messaggio che volevamo dare al mondo: non disturbateci, lasciateci in pace, non abbiamo bisogno d’altro.
Il mondo era curioso di noi, ma noi non avevamo tempo per nessuno.
Ricordavo bene quel weekend, tutto era stato perfetto.