Come di consueto il Premio Bagutta, il più antico premio letterario italiano, verrà assegnato durante la cena dell’ultima domenica del mese di gennaio, che quest’anno sarà il 31, nell’omonimo ristorante, tradizionale ritrovo per tutto il mondo culturale milanese e non solo.
Il premio di questa 89esima edizione è stato assegnato in ex aequo ai vincitori Paolo Di Stefano con “Ogni altra vita” (Il Saggiatore) e Paolo Maurensig con“Teoria delle ombre” (Adelphi).
Il premio per l’opera prima è stato assegnato a Nadia Terranova con “Anni al contrario” (Einaudi), una rievocazione storica agli Anni di piombo, attraverso la storia di una giovane coppia siciliana.
La giuria, presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, era composta da composta da Rosellina Archinto, Mario Santagostini, Silvia Ballestra, Eva Cantarella, Pietro Cheli, Piero Gelli, Elio Franzini, Umberto Galimberti, Andrea Kerbaker, Ranieri Polese, Enzo Restagno, Valeria Vantaggi, Orio Vergani e Elena Pontiggia.
Conosciamo meglio i vincitori:
Paolo Di Stefano con “Ogni altra vita“, racconta l’Italia, dal secondo dopoguerra in avanti, attraverso le storie dimenticate di tanti italiani. Sono storie singole che si rivelano sempre in qualche modo intrecciate fra loro. Storie perdute, che svelano una nazione alternativa, laterale, unica: pulsante di vita vera, intrisa di tutti i caratteri tipici dell’italianità. I suoi ritratti sono paradossali, strambi, fedeli, infedeli, buoni e cattivi, comici e tragici, di ogni genere, eppure sempre, antropologicamente italiani. Prendono spunto dalla quotidianità, dal pubblico e dal privato, dai delitti o dai guai che nascono nelle famiglie, e ogni personaggio rappresenta quasi un archetipo. C’è Adriano, il venditore di uova che girava la Sicilia col carretto piangendo Elena, la sua “pupetta”; ci sono Clelia e Glauco, il partigiano, che si sono parlati per la prima volta la notte del 24 dicembre 1952 e non si sono lasciati mai più; c’è Carlo Corbella, detto il Carlone, classe 1921, sopravvissuto a Villa Triste. E poi ci sono Venerina, Fiorenza, Rosa, con tanti altri. La storia italiana di Di Stefano copre un vasto arco temporale, ma anche e soprattutto un vasto arco fenomenologico: contiene la vita contadina, la vita borghese, la vita politica e terroristica persino.
Paolo Di Stefano è nato ad Avola nel 1956), cresciuto a Lugano, in Svizzera, oggi vive a Milano. Si è laureato in Filologia romanza con Cesare Segre a Pavia. Dopo una breve esperienza di ricerca universitaria, ha lavorato come giornalista al Corriere del Ticino e alla Repubblica, è stato responsabile delle pagine culturali del Corriere della Sera, di cui è ora inviato speciale. È stato editor presso la casa editrice Einaudi. Ha insegnato Cultura giornalistica alla facoltà di lettere dell’Università degli Studi di Milano. Ha scritto saggi filologici e critico-letterari, ha curato volumi miscellanei. È autore di racconti, reportage, inchieste, poesie e romanzi, alcuni dei quali tradotti in francese e tedesco. Nelle sue opere affronta temi come: la memoria e l’oblio, l’infanzia violata e la difficoltà di crescere, la famiglia e i rapporti generazionali, l’emigrazione, lo spaesamento, i rapporti Nord-Sud.
Paolo Maurensig con“Teoria delle ombre“.
La mattina del 24 marzo 1946 Alexander Alekhine, campione del mondo di scacchi, celebre anche per la singolare crudeltà del suo gioco e l’eccentrica personalità, venne trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo, a Estoril. Il medico che assisté all’autopsia certificò che la morte era avvenuta per asfissia, provocata da un pezzo di carne cruda conficcatosi nella laringe. “Non è stato rilevato alcunché di sospetto che possa far pensare a un suicidio, né tantomeno a un omicidio” dichiarò. Ma come mai una simile precisazione? Forse perché le foto del cadavere potevano far pensare a una messinscena? Solo un romanziere appassionato di scacchi come Maurensig poteva provare a rispondere a queste domande.
Paolo Maurensig nasce a Gorizia nel 1943, approda alla scrittura dopo aver fatto l’agente di commercio, il successo letterario è arrivato nel 1993 con La variante di Lüneburg, che narra di una partita fra due maestri di scacchi che si prolunga idealmente attraverso gli eventi storici della seconda guerra mondiale, con il colpo di scena finale che rivelerà la vera natura dei giocatori. Con Mondadori ha pubblicato altri romanzi.
Nadia Terranova con “Anni al contrario“.
Messina, 1977. Aurora, figlia del fascistissimo Silini, fin da piccola si rifugia in bagno a studiare per poter prendere tutti 9, così da emanciparsi dalla famiglia che le stava stretta. Giovanni, che invece è sempre stato lo scavezzacollo dei Santatorre, ce l’ha con il padre e il suo “comunismo che odora di sconfitta”, e vuole fare la rivoluzione. I due si incontrano all’università, e pochi mesi dopo aspettano già una bambina. La vita insieme si rivela però diversa da come l’avevano immaginata. Giovanni tenta di entrare nella lotta armata, ma le brigate lo ignorano. Diviso tra l’affetto per la moglie e la figlia, e la sensazione frustrante che tutto accada sempre altrove, si culla nell’inettitudine, finché non scopre l’eroina. Aurora si rende presto conto che gli ideali rivoluzionari stanno spingendo il marito in un territorio pericoloso, di violenza e illegalità, e se riesce a fare le valige e lasciarlo ogni volta che si sente tradita, non riesce tuttavia a non ritornare sempre da lui.
Nadia Terranova, nata a Messina nel 1978, vive a Roma. Ha studiato filosofia e si è Laureata in storia moderna. Ha pubblicato per diversi editori e i suoi libri hanno ottenuto riconoscimenti tra cui il Premio Napoli e il Premio Laura Orvieto. Tiene regolarmente laboratori di scrittura nelle scuole e nelle biblioteche, scrive sui giornali e qualche volta per il teatro.
Con Patrizia Rinaldi ha scritto Caro diario ti scrivo, storia di sei dodicenni che diverranno scrittrici famose, da Anna Maria Ortese a Jane Austen. Pubblicato da Sonda nel 2011, ha ottenuto la menzione al premio Elsa Morante Ragazzi. Con Ofra Amit ha realizzato il libro Bruno, il bambino che imparò a volare, dedicato a Bruno Schulz (Orecchio Acerbo, 2012).