La Corte d’appello ha confermato le condanne emesse in primo grado contro i vertici di Green Hill, l’allevamento di cani destinati alla sperimentazione messo sotto sequestro nel 2012.
Sospesa anche la confisca dei centinaia di cani di razza Beagle salvati ed affidati a Legambiente e LAV che hanno poi provveduto a sistemare presso delle famiglie, i cani possono tirare un sospiro di sollievo, non torneranno tra le mani dei loro aguzzini, perché c’era il rischio che gli animali sarebbero dovuti tornare di proprietà dell’azienda incriminata, se fosse stata ribaltata la sentenza di primo grado.
La Lav (Lega anti vivisezione), parte civile nel processo Green Hill, in un comunicato scrive: “con questa sentenza storica, senza precedenti per numero di animali tratti in salvo e per la portata innovativa sul piano giuridico, è stato smantellato, dunque, l’inaccettabile teorema del cane ‘prodotto da laboratorio’ e per questo ‘usa e getta’”.
Il messaggio è forte è chiaro: dobbiamo cercare in tutti i modi di creare una scienza che non si basi sulle sofferenze degli animali.
Ricordiamo che prima di essere liberati dagli attivisti i cani tenuti nella struttura di Green Hill non avevano mai camminato sull’erba, visto la luce del sole o ricevuto una carezza, non avevano insomma vissuto come dei cani, restano tuttavia le sofferenze degli animali che, purtroppo nessun verdetto potrà mai cancellare.