Il Premio Bancarella è nato nel 1953 a Mulazzo, all’ombra della Torre di Dante Alighieri ed in seguito trasferito nella vicina città di Pontremoli, in Toscana. Il vincitore viene decretato ogni anno e precisamente il penultimo sabato o domenica di luglio, dopo una prima selezione di sei libri finalisti e riceve una ceramica artistica raffigurante “S.Giovanni di Dio”, il santo spagnolo che durante la sua vita fu a lungo venditore di libri.
Ieri si è svolta la finale del Premio Bancarella 2016, giunto alla 64esima edizione, la serata è stata condotta da Letizi Leviti e Dario Vergassola e la giuria con 88 voti ha decretato il vincitore:
La ragazza di fronte di Margherita Oggero (Mondadori).
Quando era bambino, arrivato a Torino dal Sud, lui era rimasto incantato dalla bambina che leggeva seduta sul terrazzino di fronte. Quando era bambina, tormentata dai fratelli gemelli scatenati, lei si rifugiava sul balcone per sognare le vite degli altri. La vita ha rimescolato le carte, e lei è sola, con un solo motto – “bastare a me stessa” – e un solo piacere segreto: spiare da dietro le tende, al buio, la finestra di fronte. Fino a quando succede una cosa imprevista, anzi due: che fanno battere forte il cuore… Un romanzo delizioso, a più voci, che dà uno splendido spaccato della storia sociale di Torino negli ultimi cinquant’anni e soprattutto racconta una storia d’amore sorprendente e bellissima. Il protagonista fa il guidatore di Frecciarossa, un altro personaggio è l’ultimo solitario guardiano di una diga nascosta tra le montagne, un altro ancora è un affascinante professore di fisica negli Stati Uniti… ciascun personaggio è caratterizzato in modo affascinante e contribuisce a fare di questo romanzo un coloratissimo mosaico contemporaneo.
Margherita Oggero è nata a Torino, il 22 marzo 1940, è una scrittrice e insegnante italiana.
Negli anni Settanta aveva scritto alcuni programmi radiofonici, tra cui “Ricerca automatica”, una specie di radio blob. Nel 2002 il romanzo d’esordio, La collega tatuata (Mondadori), da cu viene tratto il film “Se devo essere sincera”, di Davide Ferrario, interpretato da Luciana Littizzetto e Neri Marcorè. Camilla Baudino, la protagonista, sarà protagonista anche dei successivi romanzi, dalle sue avventure viene presto tratta la serie televisiva “Provaci ancora prof!” e interpretata da Veronica Pivetti. Collabora con Tuttolibri de La Stampa.
Gli altri finalisti del Premio Bancarella 2016 erano:
Ally nella tempesta di Lucina Riley (Giunti) 84 voti
La moglie perfetta di Roberto Costantini (Marsilio) 77 voti
L’ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi (Rizzoli) 73 voti
La nave delle anime perdute di Alberto Cavanna (Cairo) 52 voti
La teologia del cinghiale di Gesuino Némus (Elliot), 49 voti.
Potete trovare in dettaglio i libri nel post Premio Bancarella 2016: la sestina finalista.
Accanto allo storico premio “Bancarella” vive da decenni, il non meno storico Premio Bancarellino e l’edizione 2016 è stata vinta da Io sono Zero di Luigi Ballerini (Il Castoro), decretato, il 22 maggio, da una giuria di 1500 ragazzi.
Zero sta per compiere quattordici anni. Non ha mai toccato un altro essere vivente, non ha mai patito il freddo o il caldo, non sa cosa siano il vento o la neve. Zero è vissuto nel Mondo, un ambiente protetto, dove è stato educato, allenato e addestrato a combattere attraverso droni e a raggiungere obiettivi. A suo modo, Zero è felice.
Quando un giorno il Mondo si spegne e diventa tutto buio, Zero pensa si tratti di una nuova grande prova. Cerca delle porte, involontariamente esce. Dal Mondo virtuale in cui è cresciuto entra nel mondo, quello reale, dove nevica e fa freddo, non si comunica attraverso schermi, non c’è nulla che lui sappia riconoscere.
Inizia da qui la seconda storia di Zero che, in una fuga sempre più pericolosa da chi l’ha cresciuto, dovrà capire la ragione della sua esistenza e dovrà trovare un modo per vivere nel mondo reale, quello complicato dove dentro e fuori, sapori e odori, amore e ribellione esplodono.
E poi la scelta. Tornare indietro? O affrontare una nuova vita? A quale mondo appartiene Zero?
Sabato 16 luglio, è stato assegnato anche il Premio Bancarella dello Sport, giunto alla sua 53esima edizione, il vincitore è Non dire gatto di Giovanni Trapattoni e Bruno Longhi (Rizzoli).
Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino è l’allenatore più vincente della storia del calcio italiano. Ma lui, per tutti il Trap, Giuanin per il suo maestro Nereo Rocco, non è tipo da grancassa e alle parole ha sempre preferito la concretezza del fare. Fin da quando, ragazzino, per non dare un dispiacere al padre che vedeva il calcio con il fumo negli occhi (“Sudi e ti prendi la tubercolosi!”), finiti gli allenamenti con il Milan andava a lavorare in cartotecnica. Dopo sedici anni da giocatore in rossonero conditi con due Scudetti, due Coppe Campioni e una Intercontinentale, da allenatore ha reso grande la Juventus in un decennio d’oro, ha guidato l’Inter allo Scudetto dei record, ha vinto il titolo tedesco con il Bayern Monaco in tempi in cui andare ad allenare all’estero era cosa da pionieri, ripetendosi poi anche in Portogallo e in Austria. Ma soprattutto, il Trap si è fatto amare ovunque per il suo entusiasmo e la dialettica inimitabile, sempre accompagnato da questa frase-mantra, “Non dire gatto (se non ce l’hai nel sacco)”: un inno spiccio alla prudenza, un amuleto, un modo semplice e immediato per ricordare con orgoglio le proprie origini popolari. Nella sua autobiografia, scritta con il grande amico Bruno Longhi, Giovanni Trapattoni ripercorre quasi sessant’anni di calcio e di storia italiana, ci svela tanti retroscena e ci racconta come la passione di una vita possa essere vissuta con innata leggerezza, eleganza e straordinaria autoironia.