Aiuto, Poirot! è un giallo classico scritto nel 1923 da Agatha Christie. È il secondo libro che narra delle gesta di Hercule Poirot, famoso investigatore belga. Sembrerebbe tratto da un vero caso, molto famoso, che si svolse in Francia.
Il romanzo è ambientato in una cittadina costiera francese, tra ville dalla sobria eleganza, il narratore è Hastings anche per questo secondo giallo, dove Poirot e le sue”celluline grigie” crescono, ma cresce anche la stupidità del suo caro amico Hastings. Questa crescita da il modo all’autrice di contrapporre a Poirot un famoso investigatore francese di nome Giraud. Edizione tradotta da Lia Volpatti.
“Siete meraviglioso, Poirot” esclamai meravigliato “Assolutamente meraviglioso. Nessun altro al mondo ci sarebbe arrivato!”
Trama di “Aiuto, Poirot!”
Invitato a recarsi in Francia per proteggere un uomo minacciato da un pericoloso sconosciuto, il celebre Poirot al suo arrivo ha una sconsolante sorpresa: il suo cliente, a quanto pare, e già stato assassinato da una coppia di misteriosi stranieri. Pregato di investigare il detective belga, accompagnato dal fedele capitano Hastings, scopre che il crimine e stato compiuto seguendo lo stesso metodo di un assassinio commesso molti anni prima e che la vittima, pur amando teneramente la moglie, era legata a una donna affascinante ed enigmatica. La polizia, rappresentata dall’arrogante e iperattivo ispettore Giraud, “il segugio umano”, ha i suoi sospetti ma, come al solito, sara Poirot a dire l’ultima parola, scoprendo una verita rimasta a lungo sepolta.
«Metodo, capite? Metodo.
Ordinare i fatti. Ordinare le idee. E se qualche piccolo fatto non quadra, non bisogno scartarlo, anzi, bisogna considerarlo con maggiore attenzione.
Anche se il significato sfugge, siate certo che un significato ce l’ha.»
Non sarà il migliore di Agatha Christie, ma per l’intreccio ben costruito, i ricchi colpi di scena, la divertente ironia e quel pizzico di elementi romantici, merita di essere letto.
L’unica pecca che ho trovato consiste nella mancanza di note con la traduzione delle frasi di Poirot quando parla francese e succede spesso, un rimprovero all’editore che avrebbe potuto inserirle.
Incipit di “Aiuto, Poirot!”
Il mattino seguente, alle nove e cinque, entrai nel nostro salotto comune per la prima colazione.
Vedendomi entrare, lui mi accolse con un sorriso raggiante.
«Ha riposato bene? Si è rimesso da quella terribile traversata? È straordinario, ma stamattina è quasi puntuale! Scusi, ha la cravatta di traverso. Lasci che gliel’accomodi.»
Ho già descritto altrove Hercule Poirot. Un ometto straordinario. Statura: un metro e sessanta circa; testa a forma d’uovo, un po’ reclinata da una parte; occhi con riflessi verdastri quando è eccitato; baffetti ispidi alla militare; un’aria di dignità impressionante. Sempre accurato e persino raffinato, aveva una vera passione per l’ordine sotto ogni forma. Vedere un oggetto fuori posto, o una macchia di polvere, qualcosa di disordinato nell’abbigliamento di qualcuno lo tormentava finché non riusciva a calmarsi ponendovi rimedio. “L’Ordine” e “Il Metodo”, ecco i suoi idoli. Manifestava un certo disprezzo per le prove tangibili, come le tracce dei passi o la cenere delle sigarette e sosteneva che esse da sole non avrebbero mai consentito a un poliziotto di risolvere un problema. Poi si batteva quella sua testa a uovo e osservava profondamente soddisfatto: «Il vero lavoro si svolge all’interno! Le piccole cellule grigie! Amico mio, non dimentichi mai le piccole cellule grigie!»
Sedetti al mio posto e, rispondendo alla domanda di Poirot, notai che un’ora di traversata tra Calais e Dover non poteva essere considerata una cosa terribile.
«Niente di interessante nella posta?» chiesi.
Poirot scrollò il capo con aria insoddisfatta:
«Non ho ancora aperto la posta, ma, in questo momento, non ricevo nulla di interessante. I grandi criminali – i criminali metodici – non esistono più.»
Scosse lentamente il capo, mentre io scoppiavo a ridere.
«Avanti, Poirot! Coraggio! Torneranno tempi migliori. Forse un grande “caso” sta per sorgere all’orizzonte.»
Poirot sorrise, e prendendo il piccolo tagliacarte aprì parecchie buste che stavano vicino al suo piatto.
«Un conto. Un altro conto. Ah! divento spendaccione invecchiando. Ah! un biglietto di Japp.»
«Bene!»
Stetti in ascolto, perché l’ispettore di Scotland Yard ci aveva più di una volta presentato dei casi interessanti.
«Mi ringrazia soltanto, a modo suo, per un piccolo particolare sul caso Aberytwyth, che io ho chiarito per lui. Son felice di essergli stato utile.»
Continuò a leggere con calma.
«Mi propongono una conferenza per i boyscout. La contessa di Forfanok mi prega di andarla a trovare. Un altro cagnolino perduto, sicuramente! E adesso l’ultima. Ah…»
Alzai gli occhi, notando il cambiamento di tono. Poirot leggeva, attento.
Un minuto dopo mi gettò la lettera.
«Questa è fuori del comune, mio caro. Legga.»
La lettera era vergata su una carta che si trova solo all’estero, con una calligrafia decisa e caratteristica:Villa Geneviève – Merlinville-sur-Mer – Francia
Egregio Signore,
ho bisogno dell’opera di un investigatore, e, per ragioni che le spiegherò poi, non desidero rivolgermi alla polizia.
Ho sentito parlare di lei da molte persone in un modo tale da esser sicuro non solo della sua capacità ma anche della sua discrezione.
Non voglio trattare i particolari per posta, ma, a causa di un segreto del quale sono a conoscenza, vivo in continuo timore della morte.
Sono convinto che il pericolo è imminente e la prego quindi di imbarcarsi per la Francia senza perder tempo. Le manderò incontro l’automobile a Calais, se vorrà indicarmi telegraficamente l’ora
del suo arrivo. Le sarò grato se vorrà sospendere tutto quanto può occuparla in questo momento e dedicarsi unicamente ai miei interessi.
Sono disposto a pagare un adeguato compenso. Certo avrò bisogno della sua opera per molto tempo e sarà forse necessario che si rechi a Santiago ove ho trascorso molti anni della mia vita.
Fisserà lei stesso il suo onorario. Confermandole ancora una volta che il caso è urgentissimo, la prego di credere ai sensi della mia stima.
P. RenauldSotto la firma erano tracciate affrettatamente alcune parole quasi illeggibili:
“Venga, per amor di Dio!”
Restituii la lettera. Il mio cuore batteva più in fretta.
«Finalmente» esclamai. «Qualcosa d’interessante!»
«Sì, è vero» rispose Poirot con aria assorta.
«Naturalmente ci va, vero?»
Poirot affermò con l’abituale cenno del capo e diede un’occhiata alla pendola. Il suo viso era molto serio. «Il rapido del continente parte alle undici.
Non c’è bisogno d’affrettarsi. Abbiamo tutto il tempo. E possiamo permetterci di perdere dieci minuti per discuterne. Lei mi accompagna, n’est-ce pas?»
Dal romanzo è stato tratto il film nel 1996, diretto da Ross Devenish con David Suchet. Si tratta del terzo episodio della sesta serie “Poirot”.