Il 30 maggio, al Circolo dei lettori di Torino, è stato decretato il vincitore della 30esima edizione del Premio Italo Calvino, il principale premio di narrativa per aspiranti scrittori in Italia. La giuria, composta da Rossana Campo, Franca Cavagnoli, Mario Desiati, Marco Missiroli, Mirella Serri, ha assegnato il premio a:
L’animale femmina di Emanuela Canepa, romana, 50 anni, bibliotecaria all’Università di Padova.
“un romanzo compiuto, maturo, di esemplare nitidezza nella struttura e incisivo nella lingua, che mette in campo uno spiazzante gioco di seduzione senza sesso e che, pur attento alla psicologia maschile, dà in particolare voce, con stringente analitica, alla forza carsica del femminile.”
Una storia di liberazione femminile dallo sguardo maschile e insieme dallo sguardo materno. La protagonista sembra venir catturata nel gioco perverso e insidioso di un atrabiliare avvocato, risentito con la vita, ma le cose andranno diversamente…
Congratulazioni anche a tutti gli altri finalisti, scelti tra 670 opere pervenute:
Presunzione di Luca Mercadante.
L’autore, con lingua viva, getta uno sguardo disincantato sulla società del Sud di fine millennio delineando l’attuale e inedito ritratto di un giovane che vive con aspra tensione la propria crescita in uno smarrito paesaggio ideale.
“L’autore, con lingua viva, getta uno sguardo disincantato sulla società del Sud di fine millennio delineando l’attuale e inedito ritratto di un giovane che vive con aspra tensione la propria crescita in uno smarrito paesaggio ideale.”
La fine dell’estate di Serena Patrignanelli.
Romanzo di ampio respiro e di grande potenziale, l’autrice crea − sul filo della memoria e di un alluso sfondo di borgata e di guerra − un proprio originale universo narrativo, in bilico tra realtà e fantasia, dominato dai ragazzini.
“Romanzo di ampio respiro e di grande potenziale, l’autrice crea − sul filo della memoria e di un alluso sfondo di borgata e di guerra − un proprio originale universo narrativo, in bilico tra realtà e fantasia, dominato dai ragazzini.”
Jimmy Lamericano di Roberto Todisco.
Racconta una storia di amore per il cinema che nello stesso tempo è la storia di un triangolo amoroso alla Jules et Jim, sullo sfondo degli ultimi anni del fascismo e della guerra, dove fa miracolosamente capolino una Greta Garbo reduce da Ninotchka.
“Un testo dall’efficace montaggio, l’autore con tocco lieve e ironico, racconta una godibile storia segnata da un appassionato amore per il cinema che insieme inscena una singolare forma di resistenza al fascismo dell’autarchia.”
Le lettere dal carcere di 32 B di Nicolò Cavallaro.
a dominare è la claustrofobia, com’è inevitabile, e dove il vero carcere è l’anima, la psiche. Qui non c’è fine del mondo, ma, forse ancor peggio, l’eterna ripetizione di un presente senza speranza e l’angosciosa richiesta di un ascolto impossibile: del protagonista, potremmo dire, proseguendo nelle suggestioni bibliche, che è una vox clamantis in deserto.
Città assediata di Andrea Esposito.
Allucinato e impietoso quadro di una fine del mondo incombente, secondo uno schema che pare ispirarsi all’Apocalisse giovannea, ma, nel caso, i peccati non sono quelli della tradizione evangelica, bensì un’incontenibile pulsione all’autodistruzione.
Alla cassa di Igor Esposito.
Micro-epica di un gruppo di scommettitori sulle partite di calcio, il cui tempio è lo Snai e il cui tempo si consuma in dissennate discussioni che non temono il confronto con la realtà: come si sa sogno e illusione non hanno prezzo e sono il sale della vita. In tutt’altri territori passiamo con una serie di testi in cui a prevalere è una visione del mondo cupa che lascia poco spazio alla luce.
Le Tigri del Goceano di Vanni Lai.
una Sardegna ben reale dell’inverno 1955-56 è lo scenario della sua narrazione presenta tratti spiazzanti, quasi distopici. Qui, ancora una volta, la tradizione sarda ci presenta un frutto della sua inesausta vitalità. Il passato che non passa si concretizza nella densa tragedia annunciata con la sua vittima sacrificale, un giovane bandito senza scampo: per lui non c’è più posto nel mondo.
Il Regno di Davide Martirani.
In questo romanzo, con perfetta scrittura, incontriamo un’altra anima prigioniera, del diavolo, di un trauma: è una schiava dei nostri tempi, una badante intrappolata nel più tipico rapporto servo/padrone. Ma una vacillante speranza si apre nel finale, dove la vita sembra cautamente recuperare i propri diritti.
Il Premio Italo Calvino fu fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, come omaggio allo scrittore italiano che nella sua vita fu impegnato nella scoperta di nuovi talenti letterari, infatti il premio svolge un ruolo importante tra di ponte tra gli scrittori inediti e il mondo dell’editoria.
Oggi il premio è conosciuto anche con la sigla “PIC”, nata e diffusa sul web.