Postmortem è il primo romanzo di Patricia Cornwell, pubblicato nel 1990, nel quale fa la sua prima apparizione l’eroina Kay Scarpetta, non è una detective, ma un medico legale, direttrice dell’istituto di medicina legale della Virginia, oltre ad essere direttrice del National Forensic Academy di Hollywood in Florida, capace di ricostruire il modus operandi di un serial killer dalle tracce impercettibili che lascia dietro di sé.
“Chi ha paura dei lupi mannari teme anche la luna piena. Io avevo cominciato a temere le ore tra la mezzanotte e le tre, quando il venerdì diventa sabato e la città sembra sprofondare nell’incoscienza.”
Un serial killer è in azione nella città di Richmond: già tre donne sono morte, violentate e strangolate nelle loro camere da letto. Nulla le accomuna, l’omicida sembra colpire a caso. La sola costante è che i delitti avvengono sempre di sabato, prima dell’alba. E’ per questo che quando una telefonata della polizia la sveglia nel cuore della notte, Kay Scarpetta – capo dell’ufficio di medicina legale della Virginia – intuisce immediatamente che l’inafferrabile assassino ha agito di nuovo. La minaccia incombe, il sanguinario killer può tornare a colpire in qualunque momento e da qualunque parte. Kay non può escludere nessuna ipotesi, nemmeno quella di essere il suo prossimo obiettivo. E sa di avere anche altri nemici: qualcuno che sta cercando di intralciare la sua azione, qualcuno che nell’ombra cerca di insidiarne il ruolo, compromettendo irrimediabilmente la caccia all’assassino.
“Mentiamo ai bambini anche se noi stessi non abbiamo creduto alle menzogne che ci sono state dette quando avevamo la loro età. Non so perché lo facciamo. Non sapevo perché l’avevo fatto con Lucy, che era sveglia come un adulto.”
Il romanzo è stato il precursore di un genere, il medical thriller, che oggi è molto sfruttato sia in letteratura che nel cinema e TV, certo negli anni ’90 le tecniche scientifiche per investigare erano agli albori, aprendo la strada all’uso del computer, dei laboratori scientifi, alla ricerca del DNA e all’indagine scrupolosa del luogo del delitto.
Le recensioni parlano di un libro dalla scrittura scorrevole, ma manca la tensione del thriller puro, però quello che potrebbe essere un difetto per alcuni si trasforma in pregio per chi vuole leggere un thriller più leggero per una lettura rilassante e piacevole.
Venerdì 6 giugno a Richmond pioveva. L’acquazzone incessante, cominciato all’alba, aveva infierito sui gigli riducendoli a nudi steli e sparso foglie sull’asfalto e sui marciapiedi. Rivoli d’acqua correvano per le strade; nei campi da gioco e nei prati si allargavano grandi pozze. Andai a dormire con il sottofondo della pioggia che scrosciava sulle lastre di ardesia del tetto e, mentre la notte sfumava nella nebbia dell’aurora del sabato, feci un sogno orribile.
Al di là dei vetri della finestra striati di pioggia apparve un volto livido, dai tratti informi e inumani come quelli delle bambole fatte con le calze di nailon. La finestra era buia quando la sagoma apparve, simile a uno spirito maligno, intenta a scrutare all’interno. Mi svegliai e fissai l’oscurità. Soltanto quando il telefono squillò di nuovo capii cosa mi aveva destato. Trovai la cornetta senza annaspare.
«La dottoressa Scarpetta?»
«Sì.» Allungai una mano verso l’interruttore dell’abat-jour e lo accesi.
«Qui Pete Marino. Ne abbiamo trovata un altra al 5602 di Berkley Avenue. Mi sa che è meglio che venga.»
Il nome della vittima, prosegui, era Lori Petersen, sesso femminile, razza bianca, trent’anni. Il marito aveva trovato il cadavere circa mezz’ora prima.
Non servivano altri particolari. Avevo capito nell’istante in cui avevo sollevato il ricevitore e riconosciuto la voce del sergente Marino. Forse l’avevo realizzato già al primo squillo. Chi ha paura dei lupi mannari teme anche la luna piena. Io avevo cominciato a temere le ore tra la mezzanotte e le tre, quando il venerdì diventa sabato e la città sembra sprofondare nell’incoscienza.
In circostanze normali, è il medico legale di turno a recarsi sul luogo di un omicidio. Questo però non era un omicidio come tanti altri. Avevo ribadito, dopo il secondo caso, che se ci fosse stato un altro delitto, a qualsiasi ora, avrebbero dovuto chiamare me. A Marino l’idea non era piaciuta. Fin da quando, meno di due anni prima, ero stata nominata direttrice del Centro di medicina legale del Commonwealth della Virginia, mi aveva creato delle difficoltà. Non sapevo bene se non gli piacevano le donne, oppure se ero semplicemente io a non piacergli.