Giovedì 6 luglio durante la serata finale dell’edizione 2017 del Premio Strega che si è svolta al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la giuria (composta dai 400 Amici della domenica, di 40 lettori forti selezionati da librerie indipendenti italiane associate all’ALI e di 20 voti collettivi provenienti da Biblioteche di Roma, scuole e università. Da quest’anno si sono aggiunti 200 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti Italiani di cultura all’estero, per un totale di 660 aventi diritto) ha decretato il vincitore:
Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi) (208 voti), vincitore anche del Premio Strega Giovani 2017 .
Un libro sui rapporti che possono essere accidentati ma granitici, sulla possibilità di imparare e sulla ricerca del nostro posto nel mondo.
Pietro è un ragazzino di città. La madre lavora in un consultorio di periferia, farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un solitario, e torna a casa ogni sera carico di rabbia. Ma sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Graines sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quella Val d’Ayas “chiusa a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso” ma attraversata da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lì, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma si occupa del pascolo delle vacche. Sono estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, “la cosa più simile a un’educazione che io abbia ricevuto da lui”. La montagna è un sapere, un modo di respirare, il suo vero lascito: “Eccola lì, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino”.
Paolo Cognetti è nato a Milano, 27 gennaio 1978, con la passione per l’alpinismo e la matematica, lavora nel cinema indipendente milanese come autore di documentari, sceneggiatore e montatore di cortometraggi, cuoco. Insieme a Giorgio Carella è fondatore della casa di produzione cameracar. Ha deciso di fare lo scrittore in un cinema parrocchiale, dopo la proiezione del film L’attimo fuggente, nel 1992.
Gli altri finalisti del Premio Strega 2017 erano:
La più amata di Teresa Ciabatti (Mondadori) (119 voti)
La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco (Neri Pozza) (87 voti)
È giusto obbedire alla notte di Matte Nucci (Ponte alle Grazie) (79 voti)
Un’educazione milanese di Alberto Rollo (Manni) (52 voti)
Potete trovare in dettaglio i libri nel post Premio Strega 2017: i 5 finalisti
Il 5 luglio, invece, è stato decretato il vincitore della quarta edizione del Premio Strega Europeo 2017:
Voci del verbo andare di Jenny Erpenbeck (Sellerio), tradotto da Ada Vigliani.
Autunno 2013. Un gruppo di africani sbarcati a Lampedusa riesce ad arrivare a Berlino. Sono quattrocento uomini, si accampano in Oranienplatz, chiedono lavoro. La polizia ricovera il gruppo nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, la prima conquista, e corsi di tedesco. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che arrivano in Europa in cerca di un rifugio, si annuncia un’attesa di anni. E’ qui, nel nuovo campo profughi, che giunge Richard, un filologo classico in pensione con molto tempo a disposizione. E’ un uomo solo, vedovo e senza figli, e si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le diverse storie di chi viene dal Ghana, dal Niger, dal Ciad, dalla Nigeria: storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con i rifugiati Richard coglie una saggezza illuminata dalla solidarietà. La sua cultura classica – Omero soprattutto – funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti, antichità e modernità, universalismo e convenienza, ideali e sopravvivenza. Jenny Erpenbeck, tra le più interessanti e innovative scrittrici tedesche contemporanee, non teme l’ambizione dell’analisi politica, della denuncia sociale, e riflette con una storia completamente immersa nel presente, quasi al limite della cronaca, del reportage letterario, sui contrasti paradossali della nostra epoca, l’opposizione tra ricchezza e indigenza, libertà e asservimento, tra la cancellazione delle culture e il disegno di una nuova identità.
Gli i finalisti del Premio Strega Europeo 2017 erano:
Bussola di Mathias Enard (e/o), tradotto da Yasmina Melaouah
Tutto quello che non ricordo di Jonas Hassen Khemiri (Iperborea), tradotto da Alessandro Bassini
Satantango di László Krasznahorkai (Bompiani), tradotto da Dora Várnai
L’una e l’altra di Ali Smith (Sur), tradotto da Federica Aceto