La colonna di fuoco è un romanzo storico di Ken Follett, pubblicato nel 2017. Dopo I pilastri della terra e Mondo senza fine, continua la saga di Kingsbridge con questo romanzo di spionaggio ambientato in uno dei periodi più turbolenti e rivoluzionari di tutti i tempi, il cinquecentesco, passando dall’Inghilterra e la Scozia alla Francia, Spagna e Paesi Bassi. Una storia che attraverso gli intrighi, gli amori e le vendette parla di libertà.
“La sua memoria formava la libreria della casa. Poteva prendere qualsiasi volume e veniva trasportato all’istante in un altro posto e in un altro tempo”
Gennaio 1558, Kingsbridge. Quando il giovane Ned Willard fa ritorno a casa si rende conto che il suo mondo sta per cambiare radicalmente. Solo la vecchia cattedrale sopravvive immutata, testimone di una città lacerata dal conflitto religioso. Tutti i principi di lealtà, amicizia e amore verranno sovvertiti.
Figlio di un ricco mercante protestante, Ned vorrebbe sposare Margery Fitzgerald, figlia del sindaco cattolico della città, ma il loro amore non basta a superare le barriere degli opposti schieramenti religiosi. Costretto a lasciare Kingsbridge, Ned viene ingaggiato da sir William Cecil, il consigliere di Elisabetta Tudor, futura regina di Inghilterra.
Dopo la sua incoronazione, la giovane e determinata Elisabetta I vede tutta l’Europa cattolica rivoltarsi contro di lei, prima tra tutti Maria Stuarda, regina di Scozia. Decide per questo di creare una rete di spionaggio per proteggersi dai numerosi attacchi dei nemici decisi a eliminarla e contrastare i tentativi di ribellione e invasione del suo regno.
Il giovane Ned diventa così uno degli uomini chiave del primo servizio segreto britannico della storia. Per quasi mezzo secolo il suo amore per Margery sembra condannato, mentre gli estremisti religiosi seminano violenza ovunque.
In gioco, allora come oggi, non sono certo le diverse convinzioni religiose, ma gli interessi dei tiranni che vogliono imporre a qualunque costo il loro potere su tutti coloro che credono invece nella tolleranza e nel compromesso.
“Lo impiccammo davanti alla cattedrale di Kingsbridge. È il luogo dove si tengono di solito le esecuzioni. Dopotutto, se non si può uccidere un uomo di fronte a Dio, probabilmente non lo si dovrebbe uccidere affatto.
Lo sceriffo lo portò su dalla prigione sotto il Palazzo delle corporazioni. Aveva le mani legate dietro la schiena. Camminava eretto, con un’espressione di sfida sul volto pallido e impavido.
La folla lo schernì e lo maledisse. Lui parve non vederli. Ma vide me. I nostri occhi si incrociarono, e in quel fugace scambio di sguardi passò una vita intera.
Ero responsabile della sua morte, e lui lo sapeva.
Gli davo la caccia da decenni. Era un cospiratore che avrebbe ucciso metà dei governanti del nostro paese, compresa gran parte della famiglia reale, tutto in un unico atto di sanguinaria ferocia… se io non lo avessi fermato.
Ho trascorso l’esistenza a dare la caccia a potenziali assassini come lui, e molti di loro sono stati giustiziati: non solo impiccati, ma sventrati e squartati, la morte più orribile destinata ai peggiori criminali.
Sì, l’ho fatto molte volte: ho guardato un uomo morire nella consapevolezza che io, più di chiunque altro, lo avevo portato a quella giusta ma terribile punizione. L’ho fatto per il mio paese, che mi è caro, per il mio sovrano, di cui sono servitore, e per qualcos’altro: un principio, la convinzione che una persona ha il diritto di decidere liberamente, quando si tratta di Dio.
È stato l’ultimo dei molti uomini che ho mandato all’inferno, ma mi ha fatto ripensare al primo…”
Secondo le recensioni è un altro capolavoro di ken Follet, anche se non raggiunge “I pilatri della terra”. La lettura è scorrevole ed accattivante. Il romanzo è critica agli estremismi religiosi.
PRIMA PARTE
15581
Ned Willard tornò a Kingsbridge sotto una bufera di neve.
Risalì lentamente il fiume da Combe Harbour nella cabina di una chiatta carica di tessuti delle Fiandre e di vino di Bordeaux. Quando reputò che l’imbarcazione si stesse finalmente avvicinando a Kingsbridge, si avvolse ancora più stretto nel mantello francese, si tirò il cappuccio sulla testa, uscì sul ponte e guardò avanti.
Sulle prime rimase deluso: non riusciva a vedere altro che la neve che cadeva. Ma il bisogno di cogliere almeno uno scorcio della città era come un dolore sordo, e lui continuò a fissare tra i fiocchi e a sperare. Poco dopo il suo desiderio fu esaudito, e la bufera cominciò a diradarsi. A sorpresa comparve uno squarcio di sereno. Guardando oltre le cime degli alberi che cingevano il fiume, Ned vide la torre della cattedrale, alta quattrocentocinque piedi, come ben sapeva ogni alunno della scuola di Kingsbridge. L’angelo di pietra che vegliava sulla città dalla sommità della guglia quel giorno aveva le ali orlate di neve, e la punta delle piume da grigio chiaro era diventata di un bianco brillante. Mentre l’osservava, un fugace raggio di sole colpì la statua e rimbalzò sulla neve con un luccichio, come una benedizione; poi la bufera calò nuovamente e l’angelo scomparve dalla vista.
Per un po’ Ned non vide altro che alberi, ma la sua immaginazione correva. Stava per ricongiungersi con la madre dopo un’assenza di un anno. Non le avrebbe detto quanto gli era mancata, perché a diciott’anni un uomo dovrebbe essere indipendente e bastare a se stesso.
Ma più che altro gli era mancata Margery. Si era innamorato di lei nel momento più sbagliato, poche settimane prima di lasciare Kingsbridge per passare un anno a Calais, il porto sulla costa settentrionale della Francia che si trovava sotto il dominio inglese. Conosceva fin dall’infanzia la figlia di sir Reginald Fitzgerald, una ragazza birichina e intelligente che gli era sempre stata simpatica. Crescendo, la sua aria da monella aveva acquisito un nuovo fascino, e lui si ritrovava a fissarla, in chiesa, con la bocca asciutta e il respiro corto. Aveva esitato ad andare oltre gli sguardi, perché era più giovane di lui di tre anni, ma lei non aveva di queste inibizioni. Si erano baciati nel cimitero di Kingsbridge, nascosti dietro la grande tomba del priore Philip, il monaco che aveva ordinato la costruzione della cattedrale quattro secoli prima. Non c’era stato niente di infantile in quel bacio lungo e appassionato: poi lei era scoppiata a ridere ed era corsa via.
Ma il giorno successivo lo aveva baciato di nuovo. E poi, la sera prima che lui partisse per la Francia, si erano confessati di amarsi.
Per le prime settimane si erano scambiati lettere d’amore. Non avevano parlato ai rispettivi genitori dei loro sentimenti – sembrava troppo presto – quindi non potevano scriversi apertamente, ma Ned si era confidato con suo fratello maggiore, Barney, che era diventato il loro intermediario. Poi Barney era partito per Siviglia. Anche Margery aveva un fratello maggiore, Rollo, ma non si fidava di lui come Ned si fidava di Barney. E così la corrispondenza si era interrotta.
La mancanza di comunicazione non aveva mutato ciò che provava Ned. Sapeva che cosa diceva la gente dell’amore fra i giovani, e si esaminava continuamente in attesa che i suoi sentimenti cambiassero, ma non era accaduto. Dopo qualche settimana a Calais, sua cugina Thérèse gli aveva fatto intendere chiaramente di essere pazza di lui e di essere disposta a fare qualunque cosa per dimostrarglielo, ma Ned non era stato affatto tentato. Ci aveva riflettuto con una certa sorpresa, perché prima di allora non aveva mai perso l’occasione di baciare una ragazza graziosa con un bel seno.
Ora, però, la sua preoccupazione era un’altra.