La grande truffa è un legal thriller scritto da John Grisham, pubblicato a gennaio 2018. Pur mantenendo il genere e lo stile del grande Grisham, quest’opera affronta un argomento di grande attualità non solo in America, mettendo a nudo gli interessi e i profitti che vengono maturati nel grande business delle scuole private, realizzando un testo di denuncia sociale.
“Siamo in questo casino perché abbiamo visto l’opportunità di inseguire un sogno che non ci saremmo potuti permettere. Nessuno di noi avrebbe dovuto specializzarsi in legge, e adesso siamo col culo per terra. Questo posto non è fatto per noi, ma ci hanno imbrogliato e convinto che ci aspettava una carriera redditizia. È tutta questione di marketing e di promesse. Lavoro, lavoro, lavoro. Posti di lavoro importanti e ben pagati. La realtà è che non esistono.”
Gli studenti Mark, Todd e Zola si sono iscritti alla scuola di legge di Washington con le migliori intenzioni e il sogno di cambiare il mondo una volta ottenuta la sospirata laurea. Dopo essersi coperti di debiti per poter pagare le rette salatissime di una mediocre scuola privata, i tre amici si rendono conto di essere oggetto di una grande truffa. Il loro istituto, infatti, insieme a molti altri, è nelle mani di un potente e losco investitore newyorchese, che è anche socio di una banca specializzata nella concessione di prestiti agli studenti. Dopo anni di sacrifici e false promesse di un lavoro sicuro, Mark, Todd e Zola capiscono che con ogni probabilità non riusciranno mai a passare l’esame di avvocato. Ma forse c’è una via d’uscita: l’obiettivo è farla franca con i grossi debiti accumulati e vendicarsi del torto subito. E per fare tutto ciò i tre devono lasciare subito gli studi, fingere di avere i titoli per praticare la professione di avvocato, eleggendo il Rooster Bar, dove si incontrano abitualmente, a loro quartier generale. È un’idea completamente folle, o no?
“Non lo aveva conquistato, ma era senz’altro un mondo molto diverso. Alcune settimane si trascinano senza che succeda nulla e altre sono così tumultuose che si perde il conto dei giorni.”
Le recensioni sono alcune positive altre, invece, parlano di libro che non convince del tutto, ma tutte concordano sulla scorevolezza del testo. Non resta che leggerlo!
1.
Con la fine dell’anno arrivarono come sempre le feste, anche se a casa Frazier non c’era granché da festeggiare. Con gesti meccanici, Mrs Frazier addobbò un alberello di Natale, incartò qualche regalo da poco e fece dei biscotti che nessuno aveva voglia di mangiare; sullo stereo andava l’immancabile Schiaccianoci, e lei canticchiava allegramente in cucina come se quel periodo fosse davvero felice.
Ma la situazione era tutt’altro che felice. Mr Frazier se n’era andato di casa tre anni prima, anche se, a dir la verità, nessuno ne sentiva la mancanza; anzi, lo disprezzavano. Da un giorno all’altro era andato a vivere con la giovane segretaria, che, per giunta, era già incinta. E per Mrs Frazier, abbandonata, umiliata, in bolletta e depressa, i problemi non erano finiti.
Louie, il figlio minore, era agli arresti domiciliari, una specie di libertà su cauzione, e tra l’accusa di detenzione di stupefacenti e tutto il resto gli si prospettava un anno difficile. Non si era nemmeno preoccupato di prendere un regalo alla madre; la scusa era che non poteva uscire di casa per il braccialetto elettronico. Ma se anche non l’avesse avuto, nessuno si aspettava che si sarebbe disturbato a comprare qualcosa, com’era successo l’anno prima e quello prima ancora, quando aveva le caviglie libere.
Mark, il figlio maggiore, era a casa per le vacanze, in pausa dagli orrori della scuola di legge, e pur essendo più povero del fratello era riuscito a comprare un profumo alla madre. Si sarebbe laureato a maggio, avrebbe sostenuto l’esame di abilitazione a luglio e a settembre avrebbe cominciato a lavorare in uno studio di Washington, proprio quando era stata fissata l’udienza preliminare di Louie. Il caso non sarebbe mai andato a processo, e per due buoni motivi. Primo, gli agenti sotto copertura lo avevano beccato a vendere dieci bustine di crack – c’era persino un video –; secondo, né Louie né sua madre potevano permettersi un avvocato decente. Durante le vacanze, sia Louie che Mrs Frazier avevano buttato lì che Mark avrebbe potuto farsi avanti per difenderlo. Non si poteva prendere tempo finché non fosse diventato avvocato – tanto mancava poco – e poi trovare uno di quei famosi cavilli per far cadere le accuse?
Questa piccola fantasia presentava grosse falle e Mark non aveva nessuna voglia di parlarne. Il primo dell’anno, quando fu chiaro che Louie aveva intenzione di guardare sette partite di football di fila monopolizzando il divano per almeno dieci ore, Mark uscì in silenzio e andò da un amico. Quella sera, rientrando a casa in macchina ubriaco, decise di levare le tende. Sarebbe tornato a Washington e avrebbe ingannato il tempo facendo qualche lavoretto per lo studio in cui presto l’avrebbero assunto. Mancavano ancora due settimane all’inizio delle lezioni, ma dopo dieci giorni a sentire Louie che piagnucolava e si lamentava dei suoi problemi, per non parlare dello Schiaccianoci che andava in continuazione, Mark era stufo marcio e non vedeva l’ora che cominciasse l’ultimo semestre.