Il cammino dell’arco è un libro pubblicato in Italia nel 2017 da Paulo Coelho. Un libro, illustrato da Christoph Niemann, che ispira la vita di ciascuno di noi per superare le difficoltà attraverso l’impegno quotidiano, la determinazione e il coraggio di prendere decisioni importanti.
“cerca di imparare che un tiro corretto e preciso è molto diverso da un tiro fatto con la pace nell’anima.”
Tetsuya è il miglior arciere del paese, ma si è ritirato a vivere come un umile falegname in una valle remota. Un giorno, un altro arciere venuto da lontano lo rintraccia e si presenta a lui per confrontarsi col migliore di tutti. Tetsuya raccoglie la sfida, in cui dimostra allo straniero che non basta l’abilità tecnica per avere successo, con l’arco e nella vita. Un giovane del villaggio ha assistito al confronto, e implora Tetsuya di insegnargli il cammino dell’arco di cui ha tanto sentito parlare.
“Cos’è un maestro? Ebbene io ti rispondo: non è chi insegna qualcosa, ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima.”
Il maestro cede all’entusiasmo del giovane e decide di rivelargli i suoi segreti, che non faranno di lui soltanto un bravo arciere, ma soprattutto un grande uomo. Il ragazzo, attraverso una serie di consigli ed esempi, impara così a scegliere con cura gli alleati, a concentrarsi sul giusto obiettivo, a lavorare su di sé con costanza per migliorarsi, trovando la serenità anche nei momenti burrascosi.
“L’arciere impara quando dimentica le regole del cammino dell’arco, e passa ad agire basandosi soltanto sul proprio istinto. Mentre, per dimenticare le regole, occorre saperle rispettare e conoscerle.”
1.
-Tetsuya.
Il ragazzo guardò con stupore lo straniero.
-Nessuno in questa città ha mai visto Tetsuya con un arco in mano – rispose.- Sappiamo tutti che lavora nella falegnameria.
-Può darsi che abbia smesso, che si sia scoraggiato, a me questo non interessa insistette lo straniero. – Ma se ha rinunciato al suo talento non può essere considerato il miglior arciere del paese. E per questo motivo sono stato in viaggio tanti giorni: per sfidarlo e mettere la parola fine a una fama che non merita più.
Il ragazzo capì che non serviva continuare a discutere: era meglio portarlo dal falegname affinché vedesse con i propri occhi che si stava sbagliando.
Tetsuya stava lavorando nella bottega sul retro della sua casa. Si voltò per vedere chi stava arrivando, e il suo sorriso si interruppe a metà. Gli occhi si fissarono sulla lunga borsa a tracolla che lo straniero portava con sé.
-É esattamente quello che stai pensando – disse l’uomo appena arrivato. -Non sono venuto fin qui per umiliare né per provocare l’uomo che è diventato una leggenda. Vorrei soltanto dimostrare che, con tutti i miei anni di esercizio, sono riuscito a raggiungere la perfezione.
Tetusya accennò a tornare al suo lavoro: stava finendo di mettere i piedi ad un tavolo.
-Un uomo che fu di esempio per tutta una generazione, non può sparire come spariste voi – continuò lo straniero. – Seguii i vostri insegnamenti, cercai di rispettare il cammino dell’arco, e merito che voi mi vediate tirare. Se farete ciò, io me ne andrò e non dirò ad alcuno dove si trova il più grande di tutti i maestri.
Lo straniero estrasse dal suo bagaglio un lungo arco, fatto di bambù laccato, con l’impugnatura posta un poco più in basso rispetto al centro. Fece un inchino verso Tetsuya, si diresse fino al giardino, e fece un altro inchino verso un luogo determinato. Poi, estrasse una freccia ornata con piume di aquila, aprì le gambe in modo da formare una base solida per il tiro, con una mano portò l’arco fino all’altezza del viso, con l’altra incoccò la freccia.
Il ragazzo osservava con un misto di allegria e stupore. E Tetsuya aveva interrotto il suo lavoro, guardando lo straniero con curiosità.