La poesia “Primavera” di Gianni Rodari è un’opera intensa e commovente che mette in risalto il contrasto tra la vita urbana e la bellezza della natura. Il poeta descrive una città grigia e triste, in cui la primavera non trova spazio per sbocciare, e gli alberi e i fiori sono sostituiti da semafori e strade murate.
Il testo della poesia è carico di metafore che esprimono l’isolamento e la solitudine della città, la cui atmosfera è paragonata a quella di una prigione. Tuttavia, la poesia non si limita a denunciare la situazione, ma esprime anche una speranza. La “poveretta” simboleggia la resistenza e la determinazione di chi, pur vivendo in una città asfittica, cerca di portare un po’ di bellezza e di vita con i suoi gesti semplici e generosi.
La poesia è un invito a riflettere sull’importanza della natura e dell’ambiente, e sulla necessità di preservarli. La città descritta nel testo è un monito contro la distruzione dell’ecosistema e contro l’alienazione dell’uomo dalla natura. In conclusione, la poesia di Rodari è un capolavoro della letteratura italiana che, attraverso immagini e metafore, fa emergere la bellezza e la vitalità della natura e l’importanza di non perdere mai il contatto con essa.
Primavera
Conosco una città
dove la primavera
arriva e se ne va
senza trovare un albero
da rinverdire,
un ramo da far fiorire
di rosa o di lillà:
Per quelle strade murate
come prigioni
la poveretta s’aggira
con le migliori intenzioni:
appende un po’ di verde
ai fili dei tram, ai lampioni,
sparge dei fiori
davanti ai portoni
(e dopo un momentino
se li riprende il netturbino).
Altro da fare
non le rimane,
per settimane e settimane,
che dirigere il traffico
delle rondini, in alto,
dove la gente
non le vede e non le sente.
Di verde in quella città
(e dirvi il suo nome non posso)
ci sono soltanto i semafori
quando non segnano rosso.