Tantalo è un protagonista della mitologia greca. Era il re di Lidia, ma a causa dei suoi molti peccati, gli dei lo hanno punito gettandolo nel Tartaro. La sua punizione è diventata un modo di dire retorico per indicare una persona che brama qualcosa che non può ottenere.
Almeno una volta l’anno, quando soffiamo sulle candeline della nostra torta di compleanno esprimiamo un desiderio. Io ne ho espressi almeno un’ottantina. Quanti di loro si sono avverati? E quanti non si sono realizzati? Tantissimi, ma non parlo di quelli fantascientifici come: “Vorrei una barca di soldi” oppure “Sogno di incontrare il principe azzurro”. Faccio riferimento alle volte in cui eravamo vicini al traguardo ma non siamo riusciti ad arrivare al termine. A quando ci sembrava di essere sul punto di farcela, di conquistare ad esempio quell’uomo o quella donna che ci faceva battere il cuore e invece nada! A quando abbiamo sfiorato con le dita un lavoro tanto agognato ma poi è arrivato il genio di turno che ce l’ ha soffiato da sotto il naso.
Che sensazione abbiamo provato quando l’oggetto del nostro desiderio ci sfuggiva di mano sul photo finish? Non credo ci sia un aggettivo adatto per descrivere lo stato d’animo di chi brama ma non ottiene. Se capita una volta è una brutta sensazione, due volte è deludente, tre volte è avvilente, quattro volte è devastante …e se accadesse in eterno? A questo proposito vi racconto la storia di Tantalo il cui supplizio persiste fino ai giorni nostri.
Tanto tempo fa veniva concesso ai regnanti di poter banchettare con gli dei. Tantalo, primo re della Lidia, era un sovrano che godeva di questa grande opportunità. Era ben voluto ma non si accontentò di essere “amico” degli dei e commise vari peccati tra cui il furto dell’ambrosia, nettare che rende immortali (o che solo gli immortali hanno il privilegio di bere).
Si macchiò anche di omicidio: uccise dei giovani (probabilmente i suoi figli) cucinò le loro carni ed invitò le divinità alla sua mensa. Gli dei intuirono subito il losco scopo e punirono la sua immensa crudeltà uccidendolo.
Scagliato nell’Ade, Tantalo si ritrova immerso in un laghetto e circondato da alberi da frutto, insomma alloggia in un luogo paradisiaco, altro che inferno! Sembra più una ricompensa che una punizione! La tortura però non tarda ad arrivare. Sente il bisogno costante di mangiare e di bere ma non può né nutrirsi né dissetarsi perché ogni volta in cui prova a bere, l’acqua si ritrae e non appena tenta di afferrare un frutto, i rami si allontanano.
Come potete ben capire, il supplizio di Tantalo è tremendo, angosciante e frustrante. Eppure ho scoperto, con grande stupore, che non tutti la pensano così . C’è chi afferma che anelare qualcosa ci fa sentire vivi e ci spinge a combattere per ottenerla. Aristotele sostiene che è nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto, e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo. Quindi, secondo Aristotele, Tantalo, anche senza l’aiuto dell’ambrosia, avrebbe ottenuto l’immortalità poiché ( anche se si trova all’inferno) rimane vivo grazie al desiderio.
Rispolverando questo mito penso agli auguri di compleanno che una volta feci ad un mio amico, il messaggio era questo: “Ti auguro di ottenere tutto ciò che il tuo cuore desidera”. La risposta fu:” Mi vuoi male? Speriamo di no”.
Esistono due tipi di tragedie nella vita. Una è perdere ciò che più si desidera, l’altra è ottenerlo. Quest’ultima è la peggiore, la vera tragedia. (George Bernard Shaw)
Monia Cannistraci