Il 26 maggio sono iniziate le premiazioni del Premio Bancarella 2018, il primo assegnato è il Premio Bancarellino, un premio letterario dedicato esclusivamente a libri di narrativa per ragazzi, fu assegnato per la prima volta nel 1958 e viene consegnato ogni anno a maggio nella città di Pontremoli.
Vincitore di questa 61° edizione del premio è il libro
Pusher di Antonio Ferrara (Einaudi, 464 voti)
In certi quartieri di certe città è più difficile essere bambini, è più difficile crescere, è più facile sbagliare. In certi quartieri di Napoli ci sono ragazzi che vivono di notte, che spacciano droga, che non vanno a scuola. Ma, grazie a uomini e donne che immaginano i bambini e i ragazzi per ciò che potranno diventare, la notte non è fatta solo per questo. La notte è fatta anche per mostrare il proprio coraggio, lo spirito di sacrificio, la determinazione. La notte è fatta anche di lavori onesti e coraggiosi…
Antonio Ferrara è nato a Portici nel 1957), è uno scrittore e illustratore italiano. La sua opera più conosciuta, Ero cattivo, gli è valsa il premio Andersen 2012 per la categoria ragazzi sopra i 15 anni. Diplomato in maturità artistica, ha frequentato la facoltà di Architettura mentre lavorava come grafico. Successivamente ha lavorato per alcuni anni presso una comunità alloggio per minori, dove è nato il suo interesse nel diffondere la passione per la lettura nei giovani.
Gli altri finalisti del Premio Bancarellino 2018 erano:
Eppure Sentire di Cristina Bellemo (San Paolo, 168 voti)
È una mattina di gennaio, piove e fa freddo. Silvia, come d’abitudine, prende la corriera per andare a scuola. Pochi minuti dopo, lo schianto: un camion urta la corriera, esattamente nel punto in cui lei è seduta. Le ferite sono leggere, però qualcosa di grave è successo. Silvia è sorda sin da piccolissima e ha imparato a sentire con le protesi, le sue amate e odiate giraffe. Ora vive una vita normale, frequenta il liceo classico, suona il pianoforte, esce con gli amici. Ma quell’incidente ha fatto si che le protesi ormai non bastino più e sia necessario affrontare una nuova drammatica scelta. Soprattutto Silvia deve chiedersi se, così impegnata a combattere la sua sordità, non si sia difesa dal sentire in altri modi, dal sentire altro.
Il cacciatore di sogni di Sara Rattaro (Mondadori, 123 voti)
Luca, che da grande sogna di diventare pianista, ha una mano rotta, un fratello maggiore piuttosto fastidioso, una mamma rompiscatole e un aereo da prendere per tornare da Barcellona in Italia. È il 4 luglio 1984 e, su quell’aereo, la sua vita cambia per sempre. Luca incontra un eroe… No, non si tratta di Maradona, che in aeroporto ha attirato l’attenzione di tutti (e in particolare di suo fratello Filippo), ma di un misterioso signore che somiglia un po’ a Babbo Natale e occupa il sedile accanto al suo. All’improvviso l’uomo gli chiede: «Posso raccontarti una storia?». Comincia così un’avventura straordinaria, fatta di parole e ricordi, con una sorpresa davvero inaspettata… l’avventura di un cacciatore di sogni, lo scienziato Albert Bruce Sabin.
Un like di troppo di Roberto Bratti (Il Rubino, 114 voti)
Sono trascorsi sei mesi dal giorno in cui Chiara si è trasferita in Toscana. Vittima della derisione, degli inganni e delle minacce da parte di Silvia, tradita dalla sua migliore amica Martina, delusa dal suo ragazzo matteo, ha preferito mettere più chilomentri possibile tra se e quella brutta storia di cyberbullismo. ma una richiesta di amicizia su facebook accompagnata da un messaggio attira l’attenzione di Chiara: è Martina, che prova a riavvicinarsi e a spiegare le sue ragioni. Su consiglio del nonno, Chiara decide di perdonare Mertina e tra le due comincia una fitta corrispondenza online fino al fatidico incontro durante le vacanze di natale, quando ritorna nella sua vecchia città. Martina ha preparato una sorpresa ad accogliere Chiara …
Mina sul davanzale di Sara Allegrini (Itaca, 63 voti)
«Mia madre è un’adolescente. Ho una sorella… speciale, che è più normale della maggior parte delle persone che conosco. La mia ex migliore amica mi rivolge la parola solo per chiamarmi “Sorella Castità” perché, sì, ho diciotto anni e non ho mai avuto un ragazzo. Diciamo che fino a oggi ho avuto altre cose a cui pensare. E poi la mia scuola non offre molta scelta. Per l’appunto, sarei voluta andare al liceo e invece…»