La famiglia prima di tutto! è un romanzo rosa scritto da Sophie Kinsella, pubblicato nel 2019. Una commedia romantica piena di humour, che racconta la rinascita della protagonista pronta per il futuro che si merita, affrontando affronta le dinamiche dei legami familiari.
“La lealtà nei confronti della famiglia è una cosa molto importante nella mia vita. Forse la più importante. Ci sono persone che si fanno guidare dalla voce di Gesù; io da quella di mio padre, che prima di morire, con il suo accento dell’East End, ha detto: “L’importante è la famiglia, Fixie. La famiglia è la nostra forza. La famiglia è tutto”.”
Fixie Farr è sempre stata fedele al motto di suo padre: “La famiglia prima di tutto”. E, da quando lui è morto, lasciando nelle mani della moglie e dei tre figli il delizioso negozio di articoli per la casa che ha fondato a West London, Fixie non fa che rimediare ai pasticci che i suoi sfaticati fratelli combinano invece di prendersi cura di sé. D’altra parte, se non se ne occupa lei, chi altro lo farà? Non è certo nella sua natura tirarsi indietro e, soprattutto, non sa trattenersi dal mettere ogni cosa a posto, anche se non la riguarda.
Così quando un giorno in un bar un affascinante sconosciuto le chiede di tenere d’occhio il suo portatile lei non solo accetta ma, a rischio della sua incolumità, salva il prezioso computer da un danno irreparabile.
Sebastian, questo il nome dell’uomo, è un importante manager finanziario e, volendo a tutti i costi sdebitarsi con lei, le scrive su un pezzo di carta: “Ti devo un favore”.
Sul momento Fixie non lo prende sul serio, abituata com’è a trascurare i suoi bisogni, ma si sbaglia di grosso. Riuscirà a trovare il coraggio di cambiare e smettere per una volta di pensare solo agli altri?
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Il punto è che non riesco proprio a lasciar correre. Le cose fuori posto non mi danno pace. Le devo sistemare per forza. Qui e ora. Non per niente mi chiamano Fixie.
Cioè, a volte è un bene. Ad esempio, al matrimonio della mia amica Hannah, appena entrata al ristorante mi sono accorta che soltanto metà dei tavoli aveva i fiori. Mi sono precipitata a metterli su tutti prima che arrivasse il resto degli invitati e durante il suo discorso Hannah mi ha ringraziata per aver risolto il “Flowergate”. Tutto okay, dunque.
Però, c’è stata anche quella volta che ho tirato via un pelucco dalla gamba di una donna seduta vicino a me sul bordo della piscina, alla spa. Volevo essere gentile. Solo che non era un pelucco, era una specie di pelo pubico cresciuto a metà coscia. E poi ho peggiorato le cose esclamando: “Scusi! Credevo che fosse un pelucco” e lei è diventata tutta rossa, e due tipe si sono girate a guardarla…
Non avrei dovuto dire niente, l’ho capito dopo.
Comunque. Questa è la mia mania. Il mio difetto. Se una cosa mi dà fastidio, intervengo. E al momento quello che mi dà fastidio è una lattina di Coca-Cola. L’hanno lasciata sul ripiano più alto dello scaffale giochi e tempo libero del nostro negozio, davanti a una scacchiera in esposizione. E non solo, sulla scacchiera c’è una macchia marrone. Ovviamente qualcuno ha aperto la lattina o l’ha posata sbattendola e ha schizzato ovunque, e nessuno ha pulito. Chi?
Passo in rassegna il negozio con sguardo inquisitorio, e sospetto subito di Greg, il nostro capo commesso. Greg ha sempre qualcosa da bere in mano. Se non è una lattina, è uno di quegli obbrobriosi caffè lunghi in una tazza termica con la fodera mimetica, neanche fosse un militare, e non il commesso di un negozio di casalinghi ad Acton. La lascia sempre in giro, o addirittura la rifila ai clienti dicendo: “Me la tiene un attimo?” mentre tira giù una padella per loro. Gliel’ho detto di non farlo.
Comunque. Adesso non è il momento di indagare. Chiunque abbia lasciato lì quella lattina (Greg, è stato lui di sicuro), il risultato è una brutta macchia. Proprio mentre stanno arrivando delle persone importanti.
E sì, lo so che è su un ripiano alto. Lo so che non balza agli occhi. Lo so che la maggior parte della gente non ci farebbe caso. Direbbe: non è nulla di che. Bisogna saper relativizzare.
Io non ne sono capace.