Divino Amore è un romanzo di Stefania Bertola, pubblicato il 4 giugno 2019 da Einaudi, col dono della leggerezza ci regala un romanzo romanticissimo ma soprattutto esilarante e spudorato, che gioca con l’amore, quel divino zeffiretto che soffia a volte sulle nostre vite. Perché, si sa, la vita ride di noi, ma ogni tanto ci concede anche qualche magia.
“Un vestito non è una buona ragione per sposarsi.
– E perché no? Non è peggiore di tante altre.”
È una gelida sera di gennaio quando Lucia invita a cena le sue collaboratrici per annunciare che le cose si mettono male: c’è troppa concorrenza, le agenzie di wedding planning spuntano come primule a marzo, e se non si trova un’idea vincente il Palazzo degli Sposi non avrà futuro. Lei un’idea ce l’avrebbe, peccato che sia un reato. Per Gemma, Stella e Carolina, però, questo non sembra essere un problema.
Tra spose in tutú taglia forte e spose arcobaleno, spose pentite e spose vendicative, scrittrici incapaci, fotografi coreani e vivaisti insensibili, tutti, ma proprio tutti, tentano di dare forma all’imprendibile Divino Amore.
Il Palazzo degli Sposi è un edificio dagli stucchi rosa tra centro e periferia che Lucia Lombardi ha avuto in regalo dal suo ex, il calciatore e playboy Tony Cosenza. Per anni è stata un’agenzia di wedding planning di successo, ma ultimamente gli affari si stanno mettendo male e Lucia, occhi da cerbiatta e voluttuosa fumatrice, deve assolutamente trovare cinquantamila euro, o sprofonderà nell’abisso. Come fare? Lei un’idea ce l’avrebbe: sono tutti d’accordo a commettere un reato?
Mentre spose, madri di spose, sorelle, cognate, cugine e amiche di spose vanno e vengono dal Palazzo, Lucia porta avanti il suo piano, circondata dalle sue aiutanti, ragazze per nulla avverse al crimine e alle prese con vite che di lineare hanno ben poco.
Gemma, trent’anni traboccanti di energia, ha intravisto l’amore della sua vita all’aeroporto di Fiumicino, ma di lui sa soltanto che gira con uno zainetto rosso.
Stella crea abiti bianchi fatti con la materia dei sogni in attesa che il Divino Amore si accorga di lei.
Carolina, che scrive improbabili Storie di noi due per le coppie di fidanzati, il Divino Amore l’ha trovato, ma gravi minacce sono dietro l’angolo.
E poi ci sono le sorelle Corbani, Maria Elisabetta, premiata autrice di La vera storia di Vera Storia, e Maria Vittoria, che abbina la passione per le tragedie greche a un fidanzato parecchio elusivo…
Una sera di gennaio
Lucia accende una sigaretta e inspira con passione. Sa che al ristorante non si fuma, e che dovrebbe uscire, ma piove fitto e freddo, quasi nevischia, e si sta meglio dentro. Calcola di avere il tempo di fare qualche tiro prima che il giovane chef, o qualcun altro dello staff, metta fine a quell’incanto della sera. Sí, io fumo, pensa. Ho quarantatre anni, sono bassa, single e amareggiata. La sigaretta mi piace, e mi sta bene. La sigaretta mi dona. Poche cose mi fanno sentire attraente e vincente quanto tirare fuori il pacchetto morbido e ammaccato, prendere una Marlboro, e accenderla con il mio volgare Cartier d’oro.
Una bella boccata e via. E pochi secondi dopo ecco la cameriera con un sorriso: se la signora vuole fumare dovrebbe gentilmente accomodarsi fuori.
Ah, poter essere nello stesso tempo banale e aggressiva, e strillare roca, anche grazie alla sigaretta, che non sono una signora! Sono una che fuma e non si è mai pentitaaaa!
– Non avete una sala fumatori? – dice invece per prendere tempo, perché lo sa benissimo che il Quadre non ha una sala fumatori.
La cameriera sorride, ma non risponde. La Lombardi è una cliente regolare, e la sta prendendo in giro.
– Volete ordinare? – chiede.
Lucia finalmente spegne la sigaretta e apre, svogliata, il menú.
Lucia Lombardi, castana naturale, grandi occhi da cerbiatta che a vent’anni hanno fatto la sua fortuna e a trenta gliel’hanno portata via, coda di cavallo da ragazzina, incongrua ma che passa liscia grazie all’assenza di trucco. Charme chiuso a chiave da qualche parte, chissà dove, chissà quando. Guarda il menú senza vero interesse, ha lo stomaco serrato dall’ansia, e l’unica cosa che ordinerebbe volentieri sarebbe un piatto di piccole prospettive positive impanate e fritte.
Gemma invece è pronta. Lei il menú lo ha già studiato, e ha molta fame perché in tutto il giorno ha mangiato solo mezzo pacchetto di patatine al wasabi e mela verde. Adesso ci vuole un autentico secondo, ad esempio la calma a base di maiale. Splendido nome, la calma, per un secondo a base di maiale. Per Carolina, le girandole, sarde a beccafico con composta di cipolle rosse. Il marito di Carolina preferisce perfidia, ovvero petto d’anatra. E Stella? Per lei l’insalata indo-moscovita. Alla fine Lucia si decide per benvenuti al sud, cioè gli gnocchetti con fave, pecorino e pepe. Ha letto da qualche parte che le fave, almeno se trovate nella ciambella della Befana, portano fortuna. Poi vino, acqua frizzante e naturale, e una birra per Gemma.
– I dolci li ordiniamo dopo, – dice Lucia. E aggiunge, tanto per metterli subito all’erta: – Ne avrete bisogno.
Attende che la ragazza si allontani, riaccende la sigaretta, e guarda una a una le persone raccolte attorno al tavolo.
Gemma Diamanti, la sua principale collaboratrice, trent’anni traboccanti di energia. Stella Martinelli, in arte Stella Martin, stilista specializzata in abiti da sposa, sua cognata Carolina, con gli occhi allegri, la piú recente acquisizione dello staff, e il marito di Carolina, che è lí solo perché ci sono sua moglie e sua sorella.
– Ho bisogno di un consiglio. Cioè, veramente ho bisogno di cinquantamila euro, ma il modo per ottenerli ce l’avrei. Solo che è un crimine. Vorrei il vostro parere.
I suoi commensali non sono avversi al crimine in assoluto e dunque la guardano con interesse.
– Potremmo saperne qualcosa di piú? – chiede Gemma, interpretando il pensiero comune.