Giovedì 4 luglio durante la serata finale dell’edizione 2019 del Premio Strega che si è svolta al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la giuria (composta dai 400 Amici della domenica, dai 200 votanti all’estero selezionati da 20 Istituti italiani di cultura, dai 40 lettori forti selezionati da 20 librerie associate all’ALI, e dai 20 voti collettivi di biblioteche, università e circoli di lettura, hanno votato 556 su 660) ha decretato il vincitore:
M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati (Bompiani, con 228), proposto da Francesco Piccolo.
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”. Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.
Antonio Scurati, nato a Napoli il 25 giugno del 1969, è docente di Letterature contemporanee presso la IULM di Milano. Dopo il liceo si trasferisce a Milano per proseguire gli studi in Filosofia e succesivamente alla laurea si sposta a Bergamo dove inizia la carriera di docente e ricercatore. Molte opere pubblicate hanno ricevuto riconoscimenti come Il Sopravvisuto che ha vinto il Premio Campiello.
La serata è stata trasmessa alle 23:00 in diretta su Rai Tre per la conduzione di Pino Strabioli.
Gli altri finalisti del Premio Strega 2019 erano:
Il rumore del mondo di Benedetta Cibrario (Mondadori, con 127 voti).
Fedeltà di Marco Missiroli (Einaudi, con 91 voti).
La straniera di Claudia Durastanti (La nave di Teseo, con 63 voti).
Addio fantasmi di Nadia Terranova (Einaudi, con 47voti).
Potete trovare in dettaglio i libri nel post Premio Strega 2019: i 5 finalisti
Il 12 maggio è stato decretato il vincitore della quinta edizione del Premio Strega Europeo 2019:
Fratelli d’anima di David Diop (NeriPozza), trad. Giovanni Bogliolo.
Prima guerra mondiale. Una mattina, al fischio del capitano Armand, Mademba Diop e Alfa Ndiaye, due amici cresciuti in Senegal lontano dai freddi accampamenti del fronte francese, si gettano senza remore nel campo di battaglia contro i soldati nemici. Quando Mademba viene ferito a morte, Alfa, nonostante le suppliche dell’amico, non sopporta il pensiero di finirlo. Porre fine alla vita di colui che è quasi un fratello, un fratello d’anima, è per lui un gesto impensabile, per quanto misericordioso; un gesto inumano. Quando, infine, Mademba muore tra atroci sofferenze, Alfa viene travolto dal dolore e cede alla follia. Da quel momento, a ogni fischio di chiamata del capitano Armand, Alfa si precipita fuori dalla trincea e corre verso i «nemici dagli occhi azzurri», uccidendo senza pietà e, servendosi di un affilato macete, tagliando alle sue vittime una mano come trofeo di guerra. Una, due, tre, quattro… otto mani. Alfa Ndiaye, ormai ingovernabile, comincia a spaventare i suoi compagni d’arme, che iniziano a vedere in lui un demone, uno stregone, un divoratore di anime… Sollevato infine dall’incarico e rimosso dall’inferno dei combattimenti, lontano dal suo villaggio nativo e circondato da una lingua che non comprende, Alfa cura le ferite dell’anima raccontando la sua storia e quella di molti altri soldati africani durante la Prima guerra mondiale e riesce a salvarsi grazie al potere della letteratura. Con un linguaggio magnetico che ricorda Ahmadou Kourouma, Fratelli d’anima fornisce una visione sottile e potente del tumulto della guerra ed esplora il lato oscuro degli uomini e le profondità della follia.
Gli altri finalisti del Premio Strega Europeo 2019 erano:
Come cade la luce di Catherine Dunne (Guanda), trad. Ada Arduini.
La capitale di Robert Menasse (Sellerio), trad. Marina Pugliano-Valentina Tortelli.
La Superba di Ilja Leonard Pfeijffer (Nutrimenti), trad. Claudia Cozzi.
Fuori di sé di Sasha Marianna Salzmann (Marsilio), trad. Fabio Cremonesi.