L’avvocato degli innocenti, un Legal Thriller di John Grisham, pubblicato nel novembre 2019 da Mondadori. Un avvocato assassinato. Un innocente condannato. Gli spietati assassini decisero di tenere chiuso il caso. Corruzione, abuso di potere ed errore giudiziario sono gli elementi portanti di questo romanzo.
“Ho visto morire uno dei miei clienti. Credo ancora che fosse innocente. Non sono riuscito a dimostrarlo in tempo. Uno è abbastanza.”
Sono passati più di ventidue anni da quando Quincy Miller, un giovane di colore, è stato arrestato dalla polizia della cittadina di Seabrook, in Florida, con l’accusa di aver ucciso l’avvocato Keith Russo, di cui era stato cliente.
Quincy viene frettolosamente processato sulla base di testimonianze e prove poco attendibili e di un movente poco credibile. Ciononostante viene condannato all’ergastolo.
Per tutto il tempo l’uomo si professa innocente senza venire mai ascoltato da nessuno, fino al giorno in cui, disperato, scrive una lettera alla Guardian Ministries, i “padri guardiani”, una fondazione no profit che si occupa di dimostrare l’innocenza dei suoi assistiti salvandoli dalla pena di morte.
Cullen Post è a capo di questa piccola e agguerrita organizzazione, ha all’attivo otto casi risolti e una storia personale sui generis: quando era un giovane avvocato alle prime armi e pieno di ideali, era rimasto fortemente deluso dal sistema giudiziario e dopo una profonda crisi aveva deciso di diventare pastore episcopale, per dedicarsi poi anima e corpo a combattere le condanne ingiuste e assistere gratuitamente solo clienti dimenticati dal sistema.
Accettando di dimostrare l’innocenza di Quincy Miller, strappandolo all’ergastolo, Cullen deve partire alla ricerca dei vecchi testimoni e smontare le false prove che erano state prodotte, mettendo a rischio la sua vita. Perché il suo cliente è stato incastrato da criminali senza scrupoli che non vogliono certo che lui esca vivo dalla prigione. Hanno già ucciso un avvocato ventidue anni prima e possono benissimo eliminarne un altro senza pensarci due volte.
Duke Russell non è colpevole dei crimini indicibili per cui è stato condannato; tuttavia, tra un’ora e quarantaquattro minuti è prevista la sua esecuzione. Come accade sempre durante queste notti terribili, l’orologio sembra ticchettare più in fretta a mano a mano che l’ora finale si avvicina. Mi è capitato di vivere due di questi conti alla rovescia, in altri Stati. Uno si è concluso e il mio uomo ha proferito le sue ultime parole. L’altro è stato annullato per un miracolo in extremis.
Ticchetti quanto vuole: non accadrà, non stanotte. Forse un giorno chi governa l’Alabama riuscirà a servire a Duke l’ultimo pasto prima di infilargli un ago in vena, ma non stanotte. Russell è nel braccio della morte solo da nove anni, e nel suo Stato la media è di quindici. Talvolta anche venti. Da qualche parte, sulle scrivanie dell’Undicesimo tribunale d’appello di Atlanta, sta rimbalzando un ricorso, e quando finirà su quella giusta l’esecuzione sarà sospesa entro un’ora. Duke tornerà agli orrori dell’isolamento in carcere e morirà un altro giorno.
È mio cliente da quattro anni. La squadra che lo segue annovera un gigantesco studio di Chicago che gli ha dedicato migliaia di ore pro bono e un gruppo contro la pena capitale di Birmingham molto oberato di lavoro. Quattro anni fa, quando mi sono convinto che Duke era innocente, ho accettato di essere il loro uomo di punta. Al momento seguo cinque casi: tutti errori giudiziari, almeno per come la vedo io.
Ho guardato uno dei miei clienti morire. Credo ancora che fosse innocente, ma non sono riuscito a dimostrarlo in tempo. Uno è sufficiente.
Per la terza volta nella giornata di oggi entro nel braccio della morte dello Stato dell’Alabama e mi fermo davanti al metal detector dell’ingresso principale, dove due guardie accigliate proteggono il loro territorio. Uno regge un blocco per appunti e mi fissa come se dalla mia ultima visita, due ore fa, avesse dimenticato come mi chiamo.
«Post, Cullen Post» dico allo zuccone. «Sono qui per Duke Russell.»