Il complice. I casi di Theodore Boone è un legal thriller per ragazzi scritto da John Grisham, pubblicato il 25 febbraio 2020 in Italia, tradotto da Maurizio Bartocci. E’ la settima avventura del tredicenne Theo Boone, che non vede l’ora di diventare un avvocato di grido, e appena può corre al tribunale degli animali a occuparsi di un nuovo caso, dimostrando di avere la stoffa per vincere ogni causa.
“Alle dieci si aprì una porta dietro lo scanno e il giudice Pendergrast apparve nella sua toga nera. Prese posto, scrutò l’aula e disse: «Mi scuso per il ritardo. Stanotte non ho praticamente chiuso occhio, con tutti i cani della via che non la smettevano di abbaiare e ululare». Vide Theo seduto in prima fila e disse: «Ehi, ciao, Theo. È sempre un piacere vederti. Qual buon vento ti porta?».
Senza alzarsi in piedi – nel tribunale dei minori era tutto piuttosto rilassato – Theo rispose: «Il mio amico Woody Lambert è sull’elenco delle cause a ruolo».”
A preoccupare Theodore Boone è Woody Lambert, il suo migliore amico, compagno di classe e scout. Woody non sorride mai: a casa sua mancano sempre i soldi, i genitori lo trascurano e il fratello Tony continua a cacciarsi nei guai. Così, quando Woody e Tony vengono ingiustamente incarcerati con l’accusa di aver partecipato a una rapina a mano armata, Theo decide di usare il suo intuito per aiutarli. A scuola tutti credono alla loro innocenza. Ma Theo riuscirà a convincere anche il giudice Pendergrast prima del verdetto finale?
“Quando suonò la campanella della prima ora, i ragazzi presero gli zaini e si affrettarono a spintoni nel corridoio. Il professor Mount chiese a Theo di trattenersi un istante. Rimasti da soli, in tono serio gli disse: «Senti, Theo, poco fa è passata a scuola la madre di Woody per informare la preside Gladwell che il figlio è stato arrestato ieri sera».
Theo rimase a bocca aperta. «Arrestato?»
«Sì. È in carcere e deve presentarsi davanti al giudice stamattina. La preside vuole che tu faccia una corsa al tribunale dei minori per capire cosa succede. Per questa mattina, sei giustificato.»”
Il ciclo di Theodore Boone
2011 – La prima indagine di Theodore Boone
2011 – La ragazza scomparsa. Theodore Boone
2012 – L’accusato. Theodore Boone
2013 – Dalla parte giusta. Theodore Boone
2015 – Il fuggitivo. Theodore Boone
2016 – Mistero in aula. Theodore Boone
2019 – Il complice. I casi di Theodore Boone
Incipit di “Il complice. I casi di Theodore Boone”
Capitolo 1
Il reparto 1440 dei boy scout fu congedato dal maggiore Ludwig alle cinque in punto di martedì pomeriggio e i ragazzi raggiunsero veloci le loro biciclette. Come al solito, Theodore Boone si trattenne un istante in più, per salutare il Maggiore; dopodiché, uscì anche lui nel freddo della sera, deciso a fare un salto in centro, nello studio legale dei genitori.
Alla rastrelliera per bici vide Woody Lambert, uno dei suoi più cari amici, e notò che, ancora una volta, non sorrideva. In quel periodo non sorrideva mai. Non si sarebbe notato molto, se Woody non avesse compiuto ogni gesto con aria triste e cupa, senza mai accennare un sorriso o almeno una smorfia per mostrare che, nella sua vita, tutto era a posto. Invece sembrava che la vita lo avesse preso a botte e che si fosse fatto carico di problemi e fardelli troppo pesanti per un tredicenne.
Theo e Woody si conoscevano dalla quarta elementare, da quando la famiglia Lambert, che non aveva una residenza stabile, si era trasferita a Strattenburg. La madre di Woody era al secondo o terzo marito, e quello attuale era spesso via per lavoro. Il vero padre si era dileguato anni addietro. Il fratello maggiore, Tony, era stato arrestato una volta, e godeva di pessima reputazione. Theo sospettava che i Lambert avessero problemi seri e che per questo l’amico sembrasse tanto infelice. Così gli disse: «Andiamo a prenderci un frozen yogurt da Guff. Offro io».
Il ragazzo scosse subito la testa, rabbuiandosi. «No, grazie.»
Woody non aveva mai un soldo in tasca ed era troppo orgoglioso per permettere all’amico o a chiunque altro di offrirgli qualcosa. Questo Theo l’aveva sempre saputo e si sentì uno stupido per aver fatto quella proposta.
«Stai bene?» gli domandò.
«Benissimo» rispose Woody montando in sella alla bici. «Ci vediamo.»
«Chiamami se ti serve qualcosa!» rispose Theo, fermo a guardarlo andare via. L’amico non rispose. In quel momento, l’ultimo posto in cui Woody aveva voglia di andare era a casa, per quanto sospettasse che l’avrebbe trovata vuota. Sua madre faceva due lavori part-time, e il martedì era di turno in una tavola calda nei pressi del college. Il patrigno di Woody invece si occupava di edilizia e a volte guadagnava anche bene, ma si trattava pur sempre di lavori saltuari. Al momento si trovava fuori città, in un posto a due ore di auto da lì, e Woody non lo vedeva da un mese. Suo fratello Tony frequentava il secondo anno delle superiori, ma era sul punto di abbandonare gli studi, o farsi espellere a causa dei brutti voti e delle numerose assenze. La sua condotta era talmente pessima che non gli importava granché del modo in cui avrebbe lasciato la scuola.
Woody parcheggiò la bicicletta sotto la tettoia per le auto, entrò in casa dalla porta sul retro, che non era stata chiusa a chiave, chiamò Tony a gran voce senza ottenere risposta e fu felice che non ci fosse nessuno. Passava tanto tempo da solo, ma non era affatto una brutta cosa. Aveva molte alternative. Poteva giocare ai videogiochi, guardare la televisione, fare i compiti, o attaccare la chitarra elettrica ed esercitarsi per un’oretta. Di queste quattro possibilità, ovviamente, i compiti occupavano l’ultimo posto. I suoi voti peggioravano, gli insegnanti cominciavano a porsi delle domande, ma nessuno a casa di Woody sembrava preoccuparsene.
Del resto, era raro che a casa ci fosse qualcuno.