La First Lady è scomparsa è un romanzo di James Patterson, scritto insieme a Brendan Dubois, pubblicato nel maggio 2020 da Longanesi. Un thriller politico ambientato questa volta direttamente alla Casa Bianca ed ha come protagonista addirittura la First Lady. Le elezioni sono alle porte e un segreto è capace di far crollare una nazione. Uno scandalo si trasforma in un incubo.
“Grace Fuller Tucker attraversa con calma olimpica gli uffici della East Wing, l’ala est della Casa Bianca tradizionalmente dedicata alla First Lady, e dà il buongiorno a tutti i giovani membri del suo staff. Gli agenti del Secret Service che compongono la sua scorta personale sono due donne e un uomo e la seguono a qualche metro di distanza mentre lei passa in rassegna i suoi pupilli, ribattezzati dai media «i figli della First Lady». Sorride sempre a quella battuta, non fa mai trapelare quanto quella breve espressione la ferisca ricordandole costantemente che lei e Harrison non avranno mai dei figli.”
Il presidente degli Stati Uniti, Harrison Tucker, è al centro di una tempesta mediatica. La sua relazione extraconiugale è stata svelata ed è diventata di pubblico dominio. Per non alimentare lo scandalo e non gettare al vento gli sforzi impiegati per la campagna di rielezione, Tucker ha bisogno di sua moglie e del suo appoggio. Ma Grace Tucker è stanca dei trucchi del marito. Dopo anni di compromessi, promesse non mantenute, inganni e tradimenti, Grace non vuole arrendersi e decide di fuggire dalla città e dai suoi agenti, di sparire dai radar. Di scappare. Sally Grissom è uno degli agenti segreti che vegliano sulla sicurezza del presidente. Quando viene convocata per una riunione riservata nello Studio Ovale, capisce subito che qualcosa è andato storto. È lei che, nel più totale silenzio, dovrà aprire le indagini per ritrovare Grace Tucker. È lei che dovrà capire quale segreto oscuro si cela in realtà dietro la sparizione. E dovrà farlo prima che per tutti sia troppo tardi.
“Dopo la doccia, Harrison Tucker si è rimesso il completo grigio di Brooks Brothers che Tammy Doyle gli aveva tolto qualche ora prima. Esce dalla camera insieme a lei, con un minuto di anticipo sul programma. Nel corridoio, in piedi sulla moquette a fantasia orientale, il serafico agente Jackson Thiel, capo della scorta personale assegnatagli dalla Presidential Protective Division, fa un cenno con la testa. «Buongiorno, signor presidente.»
«Buongiorno, Jackson», risponde Harrison.
Poi l’agente del Secret Service – un afroamericano alto e robusto con i capelli corti e il classico cavetto Motorola a spirale che gli esce dall’orecchio – rivolge a Tammy un «Buongiorno, signora», che migliora l’umore del presidente. Sa di aver messo il Secret Service in una posizione scomoda, ma lui ama quella donna e si rifiuta di considerarla un banale tradimento.”
Ventun minuti prima dell’agguato, Harrison Tucker – ex senatore, ex governatore dell’Ohio, presidente degli Stati Uniti e capo del mondo libero, a un mese dalla certa rielezione trionfale per un secondo mandato – è sdraiato a pancia in giù sull’enorme letto matrimoniale di una camera d’albergo di Atlanta, i piedi verso la testiera e il mento sul cuscino, e sta guardando un documentario sulla serie House of Cards in compagnia dell’amore della sua vita.
In un angolo della stanza, piccola ma ben arredata, c’è un carrello delle vivande con i resti della colazione. Harrison sospira di piacere mentre Tammy Doyle, a cavalcioni sulla sua schiena, gli fa un lungo e metodico massaggio postcoitale.
«Guarda», dice lui osservando l’attore nel ruolo del presidente che guadagna il centro dell’inquadratura. «Gli sceneggiatori hanno dovuto rendere avvincenti la politica e il mondo degli affari, come in Tutti gli uomini del presidente o Madam Secretary, ma in realtà uno come Frank Underwood non diventerebbe mai presidente, e lo sai perché?»
Tammy abbassa la testa e gli fa le fusa all’orecchio. Fino a poche ore prima erano entrambi vestiti, lui stava tenendo un discorso a un evento di raccolta fondi e Tammy lo stava guardando da un tavolo in fondo alla sala costato diecimila dollari alla società di lobbying per cui lei lavora. Adesso invece sono entrambi nudi in una camera d’albergo che sa di sudore, caffè e sesso.
«Dici che è per via del toupet?» sussurra lei. «O perché è caduto in disgrazia ed è stato licenziato?»
«Assolutamente no», risponde Harrison. «È perché ha strangolato quel cane nel primo episodio, te lo ricordi? Quasi tutti gli elettori hanno in casa cani o gatti, e hanno un fiuto speciale per chi non ama gli animali. Lo sgamerebbero subito, Frank. Nessuno lo voterebbe. Fidati.»
Lei gli dà un bacio sull’orecchio destro. «Non mi sono sempre fidata di te?»
«Be’, se non ti sei fidata, te lo sei tenuto per te… il che sarebbe una novità.»
Tammy scoppia a ridere …