Giura è un’altra favola dolce amara di Stefano Benni, pubblicato nel mese di giugno 2020. Amori felici e impossibili, alberi fatati e delfini, un libro che parla di noi, di chi eravamo e di come siamo diventati.
“Giura che non mi dimenticherai.
Giura su ogni scrigno di noce, e su ogni chicco di uva e grillo nascosto e stella del firmamento.”
Febo ha tredici anni e vive insieme ai nonni in un piccolo borgo sull’Appennino all’ombra dei Castagni Gemelli, popolato da leggende paurose e da un’umanità bizzarra e variopinta: ci sono Bue e suo padre Chicco, Slim e i sette fratelli Carta, Pietrino detto Zanza che di Febo è il più caro amico, Celso l’indio silenzioso con il suo cavallo Strappafiori. E poi c’è Ca’ Strega, dove vive Luna, muta e selvaggia, con la sua stravagante famiglia capeggiata da una nonna dotata di poteri magici.
Il destino di Febo e Luna è segnato da un pomeriggio al luna park, e dalla profezia su una misteriosa mano di ferro. Le loro strade si dividono – lei finisce in un istituto di suore dove il dottor Mangiafuoco le farà recuperare la voce, mentre lui va a studiare in città dove ritrova un padre megalomane, sempre sul punto di concludere “un grande affare” e una madre amareggiata. Pur se lontani non smettono mai di pensarsi e di volersi bene. Lui tutto grandi teorie e proclami, lei concreta e battagliera. Il destino della loro vita è lasciarsi e ritrovarsi, e ogni volta il loro distacco è preceduto dalla separazione, premonitrice e crudele, di un’altra coppia di amanti. Anche quando, sullo sfondo di un’Isola cristallina, si illudono brevemente di poter restare sempre insieme, si perderanno.
Gli anni passano, Febo adesso ha un figlio amato e indipendente, e della passione per la natura e l’ecologia ha fatto un mestiere; Luna aiuta i deboli e insegna la lingua dei segni a chi non ha la voce. Su di loro incombe l’ultima separazione, lei nel gelo del Nord, lui nel cuore di una foresta tropicale.
“Si sta vicino poi si sta lontano
si parte e si torna, tutto qui il cammino.
E speriamo che al di là delle stelle
ci riunisca per sempre il destino.
Canzone di nonna Strega”
Recensioni molto positive per questo libro, la parola più usata è “magico”. Non vedo l’ora di leggerlo.
C’è chi nasce e chi muore e spesso la stessa persona fa tutte e due le cose.
C’è chi racconta e chi ascolta.
C’è chi scopre la penicillina e chi trova i funghi.
C’è chi attraversa l’oceano e chi attraversa un prato.
C’è chi sa sparare col cannone e chi sa guidare la mietitrebbia.
C’è chi scala l’Himalaya e chi un albero di noci.Io quel giorno di estate mi ero arrampicato sul noce che stava vicino a casa mia. Un albero che regalava frutti, ombreggiava il prato e faceva anche da albergo ai passeri. Era davvero un fantastico operaio della natura.
Avevo scelto di non scalare la parete sud, fatta di rami piccoli da gramplare per salire prudentemente. Presi la strada più sicura a nord, con due rami grossi che salivano quasi fino alla cima, e poi si percorreva a cavalcioni un ramo storto orizzontale, e eccomi arrivato a quota venti metri.
Sono un grande scalatore di tutto, infatti mi chiamo Febo ma di soprannome Codino, perché ho una vertebrina sporgente che sembra una piccola coda, prova della mia scoiattolitudine.Il vento faceva cantare le foglie. Io guardavo il panorama, le nuvole ballerine, il fiume lontano, i boschi ridenti, come si dice, anche se non li ho mai sentiti ridere, tutt’al più sorridere nella penombra. E vedevo il maledetto nastro dell’autostrada in costruzione e soprattutto il paese in basso con il campanile, e intorno a me le case dei vicini.
Stavo per mangiarmi la prima noce. L’avevo aperta e ricordavo cosa mi aveva detto il nonno. Che le noci non si mangiano una dopo l’altra, come fossero caramelle cittadine o noccioline da cinema.
Ogni scrigno di legno va aperto, poi va ringraziato l’albero, e soprattutto per ogni noce bisogna raccontare una storia.