L’attimo prima è il romanzo d’esordio di Francesco Musolino, pubblicato da Rizzoli nel settembre 2019, che attraverso i colori e i sapori della Sicilia, indaga, con una prosa intima, l’educazione all’età adulta. Quando restiamo immobili, indecisi se combattere, solo grazie a un autentico atto d’amore possiamo trovare il coraggio di crescere.
“Evidentemente anche in una città piccola come Messina ci si può perdere di vista. La verità è che i siciliani non viaggiano, sognano di emigrare e basta, portandosi un pezzo d’isola nel cuore. Un amore dilaniante, un dolore pazzo che ti spinge ad andare via senza riuscire davvero a dimenticare questa terra che mescola il fuoco del vulcano e il mare degli dèi. E perché mai dovremmo dimenticarla poi? Come potremmo riuscirci pur volendo? Ben più arduo semmai è sopravvivergli, riuscire a guardarla con amore e un pizzico di malinconia.”
Trama di “L’attimo prima”
Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l’attimo prima di diventare realtà?
Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all’improvviso, tutto è cambiato.
Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un’agenzia di viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull’Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immagina le vite degli altri.
Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore di dimenticare chi abbiamo amato non dev’essere una scusa per rinunciare a guardare l’orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire.
“si è stretta accanto a me, fianco a fianco. Era calato un buio pesto. Il drappo nero della notte su ogni cosa. Lo stesso in cui avrei voluto seppellirmi per sfuggire a tutto. Ma quel buio era diverso, era intimo e complice, colmo dei nostri respiri, di tutte le nostre attese. Parlava una lingua comune quel buio, condivideva la medesima grammatica del dolore.”
Ho letto questo libro con grande curiosità per la città di nascita che mi lega all’autore e nella quale è ambientato il romanzo, mi incuriosiva soprattutto il suo sguardo su di essa. Lorenzo sarebbe potuto essere tranquillamente un mio amico, un vicino di casa, ho riconosciuto i tratti della sua messinità, perlomeno quella a me affine. Ho conosciuto direttamente ed indirettamente il travaglio per l’affermazione, ma soprattutto mi sono riconosciuta nel dolore della perdita e gli strani meccanismi che si vengono a creare. Ha fatto riaffiorare momenti vissuti, situazioni complesse di chi non vuole affrontare qualcosa di doloroso, di quando si resta nel limbo.
“L’odore. Come si definisce a parole “l’odore”? Di cos’è fatto, come fa a scatenare in un momento vividi ricordi, emozioni, gioie, sensazioni e dolori sepolti nel tempo? E quel preciso aroma, solo suo e inconfondibile, di cosa era fatto? Era preciso, familiare eppure impossibile da tradurre semplicemente a parole. Fra gli oltre diecimila odori che siamo in grado di percepire come specie umana, il suo era inconfondibile, l’unione di più elementi che costituivano la sua essenza.”
Il libro è di 272 pagine, però la sua lettura è stata lenta, non perché annoia o lo stile non sia scorrevole, anzi la scrittura è semplice, diretta e piacevole, ma, come ho accennato precedentemente, ha toccato delle corde che tengo solitamente ben nascoste, anche a me stessa, e tra un capitolo e l’altro ho dovuto metabolizzare le mie emozioni.
La narrazione avviene in prima persona, Lorenzo ci racconta il momento in cui un sogno sta per realizzarsi, ma la vita ha altri progetti. Ci trasporta piano piano dentro il lato buio fino alla risalita, alla speranza; un viaggio nel quale molti di noi si riconosceranno. Mi ha fatto anche riflette su quanto la gente con cui interagiamo ogni giorno spesso nasconde turbamenti e dolori e che noi potremmo alleggerire con solo un pizzico di gentilezza. Concludo consigliando decisamente questa lettura.
“La ninfa Cynara era una fanciulla orgogliosa con capelli del colore della cenere e bellissimi occhi verdi con sfumature viola. La sua colpa fu quella di rifiutare i ripetuti tentativi di seduzione di Zeus. E così, per punizione, lui la trasformò proprio in un carciofo, in un vegetale dal sapore terroso, un frutto della terra che nasconde e protegge con le proprie spine un cuore tenerissimo, dal colore viola.”
Incipit di “L’attimo prima”
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Chiudete gli occhi. Lasciate andare la fantasia. Concentratevi sul silenzio e rilassate le spalle. Dimenticate le tensioni, ignorate le scadenze. Chiudete tutto fuori. Ecco. Adesso immaginate un posto. Un resort nella campagna toscana, una spa sulle Alpi, una spiaggia solitaria in Sardegna, una villa privata a Ibiza o magari, uno chalet a Courchevel. Ci siete?
Io sono l’uomo che può portarvi lì, lontano dalla ressa e dal casino, con l’agio di svegliarsi in una camera d’albergo a 6 stelle, fra soffici lenzuola pregiate e il soffuso richiamo della natura. Aprirete gli occhi, per un attimo sarete solo voi stessi. Vi piace l’idea? No, non sono un illusionista né un lobbista. Il mio profilo è molto meno ricercato. Mi chiamo Lorenzo, ho venticinque anni e lavoro in una agenzia di viaggi di Messina. Tutto qui. Eppure, anche se posso spedirvi ovunque desideriate, io non ho mai messo il naso fuori dalla mia terra, da quest’isola, la Sicilia. Curioso, non è vero?
Nonostante il web sia zeppo di siti e app che ci informano in tempo reale sulle offerte last minute, c’è ancora qualcuno che viene qui, richiede il posto corridoio o finestrino, immaginando itinerari, sindacando sul numero di stelle e sulla distanza dal centro dell’albergo prescelto. Evidentemente esiste ancora un lato umano. Cercate una persona seduta dall’altra parte della scrivania a cui confessare i vostri bisogni, mentre costruite la vostra vacanza tanto agognata. Lo facciamo insieme, con cura, selezioniamo le singole opzioni, valutiamo i pacchetti, benefit e sconti, dopo vi auguro buon viaggio e avanti il prossimo. Lo ammetto, anch’io sono sorpreso ogni singola volta che qualcuno si fa avanti, mi porge la mano, magari sorride e attacca con le richieste e un sogno da concretizzare. Sì, un minimo di contatto umano serve ancora.
Ogni giorno di questi ultimi mesi, l’ho trascorso su una poltrona ergonomica, davanti a un monitor da diciassette pollici piazzato sopra una scrivania bianca. Nel tavolo gemello di fronte, c’è Carla, una giovane donna, anche lei impiegata in questa agenzia viaggi, che offre un pacchetto molto particolare e discreto. Alle mie spalle, solo un muro immacolato su cui spicca un quadrato di vetro bordato di rosso. Sopra c’è scritto: IN CASO DI INCENDIO. Imponente, al centro della stanza, svetta un acquario da cinquecento litri con un arcobaleno di grossi pesci che non avevo mai visto prima, vispi e luminescenti Discus che sfilano via silenziosi, disegnando traiettorie sconosciute con sicurezza. Ai quattro angoli dell’ambiente, dei rigogliosi ficus e tutto il locale, compreso l’ufficio a vetri del proprietario in fondo, è illuminato da nudi tubi di neon che corrono lungo il perimetro, spandendo una luce neutra. Brutale.
Inalo aria condizionata e filtrata, espiro anidride carbonica. Come tutti. E proprio come tutti, anche io avevo in mente una vita diversa. L’ho sognata e tirata su un particolare alla volta, immaginandola e rifinendola sul soffitto della mia stanza, steso sul letto, rigorosamente a una piazza.