Proprio come te è un romanzo di Nick Hornby, pubblicato il 17 settembre 2020, da Guarda.
Racconta, con ironia carica di profondità, che c’è un modo per vivere nelle differenze, per superare i pregiudizi, in amore come in politica. E che per fare un pezzo di strada insieme forse non è necessario, e nemmeno desiderabile, trovare qualcuno che sia proprio come te.
“«È questo il punto. Basta essere legato a qualcun altro, e sei nei guai.»
«Siamo tutti legati a qualcun altro, da quando nasciamo.»”
Lucy è un’insegnante di lettere, quarantaduenne, con due figli e un ex marito che con molta difficoltà cerca di essere almeno un padre decente. L’amica Emma le invidia la sua condizione di single, che, immagina, le consentirà ben presto di fare sesso con una persona con cui non l’ha mai fatto prima, e si impegna instancabilmente nel darle consigli non richiesti. Ma Lucy non è pronta per una nuova storia, o forse non ha nessuna voglia di cominciarne una con un uomo che, sulla carta, sarebbe perfetto per lei: divorziato, bianco, colto, di mezza età. Passa senza convinzione da un deprimente appuntamento al buio a una cena con uno scrittore un po’ troppo pieno di sé. Finché nella sua vita entra Joseph. È il ragazzo che lavora al banco della macelleria, ma fa anche il babysitter e l’allenatore di calcio. Però il suo sogno è diventare deejay. È troppo giovane per Lucy. È di colore. Ah, e forse voterà a favore della Brexit. Insomma, Joseph e Lucy non potrebbero essere più diversi, quindi tra loro non funzionerà mai. O invece sì? Sullo sfondo di una storia d’amore piena di colpi di scena, arricchita da personaggi irresistibili perché incredibilmente veri, c’è la Londra divisa dalla scelta sull’Europa, che sembra spaccare il mondo in due: in famiglia, sul lavoro e in tutte le relazioni.
“Ma la cosa strana alla sua età è che si passa metà del tempo a sognare quello che potrebbe succedere, e l’altra metà a tentare di non pensarci, e in entrambi i casi ci si trova bloccati a vivere una vita che non sembra avere grande importanza, a metà strada tra l’infanzia e qualcosa di più stabile portato dalla maturità, qualunque cosa sia.
E proprio per questo Lucy era speciale: lei lo tirava dentro il presente. Lui passava la vita a inseguire, correndo da un lavoro a un altro a un altro ancora, per guadagnare i soldi che forse un giorno gli avrebbero permesso di andare a vivere da solo. E se quel giorno fosse mai arrivato, avrebbe dovuto aggiungere un altro paio di lavori alla lista, e non avrebbe mai smesso di correre.”
Le poche recensioni che si trovano sono quasi tutte positive, soprattutto da parte degli amanti di questo autore. Si parla di una trama semplice, con personaggi, se pur stravaganti, credibili. Amo questo autore e spero di leggere presto questo suo ultimo lavoro e dare una mia opinione.
PRIMA PARTE
Primavera 2016
1Come si fa a dire con certezza che cosa si odia di più al mondo? Dipende sicuramente da quanto è vicina al momento la cosa odiata, che si tratti di farla, ascoltarla o mangiarla. Lei odiava fare lezione su Agatha Christie per l’esame di maturità, odiava tutti i ministri dell’Istruzione conservatori, odiava ascoltare il figlio minore esercitarsi alla tromba, odiava il fegato di qualunque tipo, la vista del sangue, i reality in tv, la musica grime, e i soliti concetti astratti: la povertà globale, la guerra, le pandemie, l’imminente morte del pianeta e così via. Ma non si trattava di cose che stavano succedendo a lei, a parte l’imminente morte del pianeta, e anche quella era soltanto imminente. Per la maggior parte del tempo poteva permettersi di non pensarci. Al momento, alle ore 11.15 di una fredda mattina di sabato, la cosa che odiava di più al mondo era stare in fila dal macellaio e sentire Emma Baker che non la smetteva di parlare di sesso.
Stava cercando già da un po’ di uscire dall’orbita di Emma, ma il movimento era impercettibile e avrebbe impiegato, calcolò sconfortata, almeno altri quattro o cinque anni. Si erano conosciute quando i loro figli erano piccoli e frequentavano lo stesso asilo. C’erano stati inviti a cena, ricambiati e poi ancora replicati. I bambini erano più o meno uguali, all’epoca. Non avevano ancora sviluppato una personalità, e i genitori non avevano ancora deciso che genere di persone sarebbero diventati. Emma e il marito avevano scelto per i loro figli una scuola elementare privata, e come immediata conseguenza i ragazzi di Lucy li avevano giudicati insopportabili. L’interazione sociale alla fine si era interrotta, ma non c’era rimedio al fatto di vivere nello stesso quartiere e servirsi negli stessi negozi.
C’era uno specifico momento della fila che lei odiava: il momento in cui uno stava proprio fuori della porta, che in inverno veniva tenuta chiusa, e doveva decidere se ci fosse abbastanza spazio all’interno del negozio. Se entri troppo presto, ti ritrovi spiaccicata contro qualcuno, col rischio di essere guardata con nervosismo, come una che non rispetta la fila. Se entri troppo tardi, qualcuno dietro ti suona il clacson, metaforicamente, per la tua timidezza. Magari ti rivolgono un suggerimento gentile, tipo «Le dispiace…», oppure «Credo ci sia posto, adesso.» Ecco che cosa sembrava: era come affrontare un incrocio che richiedeva aggressività. A lei non dava fastidio che le suonassero; quando guidava, però. Il vetro e il metallo la tenevano separata dagli altri automobilisti, che sparivano in un baleno e non sarebbero più ricomparsi. Queste persone invece erano suoi vicini. Doveva convivere con le loro gomitate e la loro disapprovazione ogni sabato. Sarebbe potuta andare al supermercato, naturalmente, ma avrebbe significato «tradire i commercianti di zona».
E poi quella macelleria era davvero buona, quindi era pronta a pagare un extra. I suoi figli non mangiavano né pesce né verdure, e alla fine lei aveva deciso controvoglia che tutto sommato preferiva che non ingerissero gli antibiotici, gli ormoni e le altre schifezze contenute nella carne del supermercato, che magari un giorno li avrebbero trasformati in sollevatrici di pesi dell’Europa dell’Est. (Se comunque loro avessero deciso un giorno di diventare sollevatrici di pesi dell’Europa dell’Est, lei avrebbe accettato e appoggiato pienamente la loro decisione. Era solo che non voleva imporre loro un destino del genere.) Paul sosteneva l’abitudine dei ragazzi alla carne. Non era avaro, coi soldi. Si sentiva in colpa per tutto. Teneva per sé al massimo quel che bastava per sopravvivere, ma il resto lo dava a lei.L’insidioso momento dentro-o-fuori non sarebbe comunque arrivato prima di dieci minuti. Il rapporto qualità-prezzo era molto invitante per i residenti di quel quartiere di Londra, quindi le code erano lunghe, e i clienti se la prendevano comoda, una volta che erano riusciti a conquistarsi un posto all’interno. L’ossessione di Emma Baker per il sesso si stava esprimendo proprio lì, proprio in quel momento, ed era intollerabile.