Via della Magnolie 11 è un romanzo di Stefania Bertola, pubblicato il 13 ottobre 2020 da Einaudi. Nato come un romanzo a puntate durante il lockdown, potente antidoto ai limiti della clausura, questo è il primo capitolo della saga dei Boscolo con i suoi strani personaggi e le loro sgangherate avventure, in uno scenario che assomiglia poco alla vita reale, ma che della vita reale ha tutta la sapiente e incontenibile follia.
«Come l’amato di Bella ciao, anche io una mattina mi son svegliata e ho trovato l’invasor. Il maledetto virus, che per molti motivi ho odiato: quelli piú ovvi, certo, ma anche per la retorica insopportabile che ha scatenato intorno a sé. Come sfuggire alla melensaggine che si diffondeva a macchia d’olio, aggravando la pena di tutti? L’unica cosa che mi è venuta in mente è stata di offrire a chi avesse avuto voglia di servirsene una storia negativa al tampone, ma non solo, che del tampone proprio ignorasse l’esistenza. Cosí ogni mattina, dal 16 marzo al 3 maggio, mi sono alzata e come prima azione della giornata ho scritto cinque o sei pagine e le ho postate. Quando ho iniziato la prima puntata avevo un solo dato di partenza: una palazzina in una piccola città immaginaria, Rivabella Lago, in provincia di Verbania, abitata da una famiglia di origine veneta e di natura truffaldina. Tutto il resto è venuto giorno per giorno, semplicemente perché doveva venire. Stella Marina e sua cugina Claudia, il fratello di Stella Marina, che si chiama Alvise, la nonna assassina, l’inquilino bellissimo, l’avvocato romantico ma permaloso, il cugino americano tutto arancione… e la cognata carognetta che si iscrive a un talent di ballo, in una parola: i Boscolo, a cui mi sono affezionata man mano che a loro si affezionavano i miei amici di Facebook, che commentavano, suggerivano, proponevano modifiche, trovavano nella storia oggetti e sentimenti della loro vita quotidiana. Mi auguro che sia lo stesso anche per voi, che state per leggerla tutta riunita dentro questa bella copertina. E non smettete dopo la parola FINE, perché le storie dei Boscolo continuano…» (Stefania Bertola)
I Boscolo sono una famiglia come tante? Non proprio. Abitano quasi tutti nella palazzina di via delle Magnolie 11 e non disdegnano finti omicidi, gare truccate e amori clandestini. In una parola, hanno una morale tutta loro. Altrimenti perché continuerebbero ad affittare l’appartamento del secondo piano a quel donnaiolo di Lorenzo, senza comunicarlo alla legittima proprietaria? E perché dovrebbero avvalersi di un detective privato travestito da palma per impedire a lei, la legittima proprietaria, di scoprirlo?
“Scende la notte su Rivabella, in questa fredda giornata di marzo. La primavera si fa sentire, ma siamo nel nord dell’Italia, vicino alle montagne, e il cambio di stagione è lento. Le magnolie di via delle Magnolie non sono ancora fiorite, neanche quella enorme davanti al numero 11. Stella Marina è alla finestra del quarto piano, e guarda la luna, sia pure senza ululare. Troppi pensieri.”
Le recensioni sono davvero molto poche, però quelle poche sono positive, parlano di spensieratezza, leggerezza e risate pure avendo a che fare con situazioni surreali. Non resta che leggerlo con la speranza di passare qualche ora di svago.
Prima puntata
Eccola. È la terza della coda.
Stella Marina, alla cassa 4 della Coop di via Gemelli del Gol, si prepara psicologicamente. Non è la prima volta che Ludovica Roberti viene a fare la spesa qui, e non è la prima volta che capita alla cassa di Stella Marina. Ammesso che capiti, e non lo faccia apposta per sventolarle sotto il naso il suo essere la fidanzata di Lorenzo. Rivabella è una piccola città, e di Coop c’è solo quella. Ma di casse ce ne sono sei, e volendo si potrebbe evitare.
Solo un cliente adesso la divide da Ludovica, e Stella Marina deve esercitare tutto il suo autocontrollo per fingere di non vederla finché non ce l’avrà proprio davanti. Fissa come ipnotizzata il vecchietto che depone davanti a lei due confezioni di Tavernello, una di stracchino e una rete di patate. Il vecchietto le sorride incerto. Non è possibile, pensa, che questa deliziosa ragazza, che avrà al massimo trent’anni, mi fissi con ardore. Sono scherzi dell’ipertensione. La bella cassiera lo segue con lo sguardo come fanno i gatti con le lucertole, e solo quando il fragile autista in pensione ha pagato, messo gli acquisti nella busta e si è allontanato, Stella Marina prende in considerazione l’esistenza della cliente successiva, e lo fa con un certo stupore: toh guarda, ce n’è un’altra.
– Ciao! Come va! – trilla Ludovica, da sempre un’abusatrice di esclamativi.
– Bene, grazie. E tu?
Ludovica scarica sul nastro una serie di articoli irritanti: una bottiglia di Ferrari, una confezione di code di gambero, brie, speck, una pasta sfoglia surgelata, un tubetto di Veet parti delicate, deodorante. Seratina in vista?
Nello stesso istante Ludovica risponde alla domanda che non è stata fatta.
– Stasera voglio preparare il rotolo speck e brie, e il risotto con le code di gambero. Non è che sia un’occasione speciale ma sai… le creiamo noi le occasioni speciali.
Stella Marina sorride, senza parlare.
– Allora ciao, casomai ci vediamo piú tardi… Alvise e Giulietta vengono per l’aperitivo, se ti va passa anche tu.
– Grazie, ma esco con degli amici.
Lei alza un sopracciglio, paga e se ne va.
Stella Marina resta un attimo imbambolata, finché la cliente successiva non la richiama con dolcezza.
– Le spiacerebbe battere la mia spesa entro l’orario di chiusura?
In questo preciso istante, nella cittadina di Bridgeton, New Jersey, Antonia Capece nata Ballarin sta scuotendo vigorosamente la testa rivolta a sua figlia Nancy, e mentre scuote la testa aggrotta le sopracciglia, e fa segno di no con le mani, a indicare un diniego completo e totale.
– Ma quale albergo, ma quale bed e breakfast! C’è la casa di Rivabella!
Nancy è colpita da un fulmine. La casa di Rivabella. Esiste ancora?
Antonia annuisce con tutta la forza del suo collo taurino.
– Non l’ho mai venduta e nemmanco affittata, che il figlio di mio cugino dice che bisognava fare troppi lavori. È lí apposta, se Jeremy si accontenta.
Entrambe rivolgono lo sguardo verso Jeremy, che sorride felice: – Mi accontento, certo. Ci sarà un pochino di acqua corrente?
Stella Marina ha finito il turno, e stacca la bicicletta dalla rastrelliera. Pedala veloce attraverso le strade alberate di Rivabella, attraversa la piazza col giardino e lancia appena uno sguardo verso il dehors del Pink Flamingo, dove ferve l’happy hour. Per lei nessuna hour è happy, da quando Lorenzo è venuto ad abitare al secondo piano di via delle Magnolie 11. O meglio, erano stati abbastanza happy i primi giorni, quando il nuovo inquilino la salutava per le scale con un certo sguardo intenso a cui lei rispondeva con un ancora piú intenso batticuore. Ma una sera, un’orribile sera di qualche settimana prima, lui, l’ingegner Lorenzo Bonvicini era arrivato al cancello in compagnia di una brunetta coi capelli corti, proprio mentre Stella Marina appoggiava la bici al faggio, e gliel’aveva presentata, quell’insensibile.
– Ciao, Stella Marina. Come va? Lei è Ludovica, la mia ragazza. Ludo, lei è Stella Marina, la figlia del mio padrone di casa.
– Veramente? Ti chiami veramente Stella Marina?
A lei era caduta la bici di mano, dritta sul piede sinistro, un dolore forte e benedetto, che le aveva risparmiato di rispondere. Lorenzo aveva tirato su la bicicletta, e dopo una serie di confusi ringraziamenti erano entrati in casa e si erano separati. Loro a piedi verso il secondo piano. Lei in ascensore verso il quarto.
Di solito affrontava energicamente le scale, ma quella sera non aveva voluto condividere nemmeno una rampa con quell’infausta coppia.
Questa sera qui, invece, sale veloce le scale contraendo gli addominali, come si conviene, ma mentre sta passando di slancio il terzo piano, la porta si apre, e appare sua cugina, che le fa un cenno imperioso col dito.
– Vieni un attimo, ti devo parlare.
– Claudia, possiamo fare domani? Sono stanca morta e vorrei farmi una doccia prima di cena.
– Ma quale doccia, Stemarí. La famiglia è in pericolo!