Il duca e io è il primo romanzo della serie Bridgerton, scritto da Julia Quinn, fu pubblicato nel 2000, da Mondadori nella collana Harmony, specializzata nel genere della narrativa rosa. La storia ruota attorno a Daphne Bridgerton , una giovane di buona famiglia intelligente e spiritosa, e Simon Basset, il Duca di Hastings, un uomo tormentato dal suo passato e poco incline al matrimonio.
Nel 2020 è stata prodotta la prima stagione della serie televisiva “Bridgerton”, tratta proprio da questo primo romanzo, la serie, Netflix prodotta da Shonda Rhimes, ha riscosso talmente successo che la Mondadori ha ripubblicato tutti i romanzi della serie fuori dalla collana Harmony.
Questo primo volume ci introduce nell’affascinante mondo dell’aristocrazia londinese del primo Ottocento, tra balli sfarzosi, pettegolezzi e strategie matrimoniali. Julia Quinn firma un romanzo che mescola romanticismo, ironia e passione , con uno stile scorrevole che conquista fin dalle prime pagine.
“Imparerai che quando fa la figura dello stupido, un uomo deve sempre incolpare un altro”
Trama del libro “Il duca e io”
Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, duca di Hastings, è l’uomo più ambito della stagione mondana. Ricco, affascinante e irrimediabilmente scapolo , è il sogno proibito di ogni madre dell’alta società, pronta a tutto pur di vederlo all’altare con la propria figlia. Peccato che lui, allergico ai legami e ai sentimentalismi, abbia tutta l’intenzione di sfuggire a ogni tentativo di incastro matrimoniale.
“La nascita di Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, conte di Clyvedon, era stata celebrata con grande pompa. Le campane avevano suonato per ore e, nell’enorme castello che sarebbe stato la dimora del neonato, era stato offerto champagne a fiumi. Tutto il villaggio di Clyvedon aveva interrotto il lavoro per partecipare ai festeggiamenti voluti dal padre del piccolo.
«Non è un bambino come gli altri» aveva detto il fornaio al fabbro. E questo perché Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, il bimbo con più nomi di quanti servissero a qualsiasi comune mortale, era l’erede di uno dei ducati più antichi e ricchi d’Inghilterra. Inoltre suo padre, il duca di Hastings, aveva aspettato per anni la sua nascita.”
Daphne Bridgerton, dal canto suo, è ben lontana dall’essere una di quelle fanciulle pronte a tutto pur di accalappiare un marito. Intelligente, vivace e dotata di un certo spirito ribelle , ha già debuttato in società da un paio d’anni, ma nonostante il suo fascino rischia di rimanere, orrore! Nubile. Sua madre, però, ha altri progetti e non ha alcuna intenzione di arrendersi.
“Gli uomini, pensava con orrore, erano interessati soltanto alle donne capaci di terrorizzarli. Nessuno pareva disposto a corteggiare una come lei. Tutti la adoravano, o così dicevano, perché parlare con lei era facile e perché sembrava sempre capire cosa provassero. Se uno di quelli che secondo lei poteva essere un buon marito le avesse detto: “Diamine, Daff, tu non sei come le altre donne. Tu sei davvero una persona a posto”, le sarebbe bastato come complimento, soprattutto se lui non se ne fosse poi andato subito in cerca dell’ultima bellezza bionda appena comparsa all’orizzonte.”
Così, tra un ricevimento e una passeggiata al chiaro di luna, a Simon e Daphne viene un’idea geniale: fingere un fidanzamento . Lui potrà allontanare le madri invadenti, lei guadagnerà prestigio e attirerà pretendenti più interessanti. Un piano perfetto, almeno sulla carta.
Quello che non hanno considerato è che, serata dopo serata, quella che doveva essere solo una farsa inizia a sembrare terribilmente reale. E quando i loro sguardi si fanno più intensi ei battiti del cuore accelerano, capire dove finisce la finzione e inizia la verità diventa sempre più difficile.
“La Londra mondana era totalmente soggiogata dal giornale di Lady Whistledown. Tre mesi prima il misterioso foglio era arrivato sulla soglia di tutti i membri dell’alta società. Per due settimane, gratuitamente e senza essere richiesto, era stato recapitato il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Il terzo lunedì, i maggiordomi di tutta Londra avevano atteso invano il ragazzo del giornale per poi scoprire che, oltre a esserne stata interrotta la distribuzione gratuita, era stato messo in vendita al prezzo oltraggioso di cinque penny. Che tutti pagarono.”
Recensione
Se c’è una cosa che rende questo romanzo una goduria assoluta, è il botta e risposta brillante e serrato tra i protagonisti. Altro che damigella in attesa del cavaliere: Daphne è sveglia, tosta, pungente quanto basta per tenere testa a chiunque, perfino a Simon, un duca ostinato, complicato e terribilmente affascinante. E lui? Il classico eroe tormentato che piace tanto: un’infanzia difficile, un cuore blindato e quel fascino da uomo che vorrebbe non amare, ma poi ci casca con tutte le scarpe.
L’ambientazione storica è ben costruita ma senza annoiare con inutili dettagli d’epoca: c’è leggerezza, eleganza e un tocco di modernità che rende tutto più frizzante. E poi c’è Lady Whistledown, la regina del gossip londinese, che con i suoi scritti pungenti anticipa di qualche secolo i social network e aggiunge alla storia una deliziosa dose di ironia.
Se si è in cerca di un romance che mescoli passione, umorismo e un pizzico di dramma è una lettura perfetta. Un romanzo che strizza l’occhio a Orgoglio e pregiudizio, ma con un ritmo più vivace e moderno, capace di conquistare anche chi solitamente non si lascia sedurre dai romance storici.
A differenza della serie, il romanzo ci porta nel cuore dei protagonisti , regalandoci un ritratto più intimo e dettagliato delle loro emozioni, senza perdersi nei fasti della vita di corte. Ed è proprio questo il suo punto di forza: una storia autoconclusiva, ben delineata , che permette di assaporare ogni sfumatura del rapporto tra Simon e Daphne. Julia Quinn fa una scelta intelligente: costruire un piccolo mondo per ogni personaggio, dando loro lo spazio di crescere e di evolversi.
Per ora posso parlare solo di questo primo libro, ma posso farlo con entusiasmo, perché la scrittura della Quinn è esattamente così: leggera, brillante, coinvolgente. E’ la lettura ideale per un momento di leggerezza, un romanzo che non pretende di stupire, ma che invita semplicemente a lasciarsi trasportare e amare la storia per quello che è, un romanzo rosa.
I libri della serie Bridgerton
1 – Il duca e io
2 – Il visconte che mi amava
3 – La proposta di un gentiluomo
4 – Un uomo da conquistare
5 – A Sir Phillip, con amore
6 – Amare un libertino
7 – Tutto in un bacio
8 – Il vero amore esiste
9 – Felici per sempre
Il nono romanzo è stato pubblicato in formato digitale.
Le differenze tra il libro Il duca e io e la prima stagione di Bridgerton
Mentre nel romanzo tutti i personaggi appartengono alla nobiltà bianca dell’Inghilterra del XIX secolo, la serie introduce una Londra più inclusiva. La regina Charlotte è nera, così come il duca Simon Basset e altri membri dell’aristocrazia. Questo cambiamento si basa su teorie storiche secondo cui la vera regina Charlotte avrebbe avuto antenati africani.
Nel libro, l’identità di Lady Whistledown (la narratrice in stile Gossip Girl) rimane un mistero fino al quarto romanzo della saga. Nella serie, invece, viene rivelata già alla fine della prima stagione.
Il corteggiamento tra Daphne e Simon nella serie è più lungo e complesso, con numerosi ostacoli, tra cui le interferenze del fratello Anthony. Una delle scene più controverse del libro, in cui Daphne approfitta di Simon mentre lui è ubriaco per cercare di rimanere incinta, viene modificata nella serie per risultare meno problematica, pur mantenendo il tema del consenso ambiguo.
La serie dedica più spazio ai fratelli Bridgerton, in particolare a Anthony e alla sua relazione con la cantante Siena Rosso, che nel libro non esiste. Viene dato maggiore rilievo alla famiglia Featherington, soprattutto alla madre Portia e ai problemi economici del marito, che nel romanzo non hanno un ruolo così importante.
Il personaggio di Marina Thompson, che nella serie è una cugina dei Featherington con una gravidanza segreta, non è presente nel libro. La regina Charlotte non compare nei romanzi di Julia Quinn.
La serie enfatizza il gossip, il potere delle apparenze e le dinamiche sociali dell’alta società londinese molto più del libro, che è maggiormente focalizzato sulla storia d’amore tra Daphne e Simon. Bridgerton arricchisce la trama del romanzo con nuovi intrecci e personaggi, rendendo la storia più moderna e variegata, pur mantenendo il cuore romantico dell’opera originale.
Incipit del libro “Il duca e io”
1
I Bridgerton sono la famiglia più prolifica dell’alta società. Tale peculiarità è encomiabile anche se si può ritenere banale la scelta dei nomi fatta a suo tempo dall’ormai defunto visconte e dalla viscontessa per i loro figli: Anthony, Benedict, Colin, Daphne, Eloise, Francesca, Gregory e Hyacinth. Avere metodo è cosa meritoria, ma si pensa che dei genitori intelligenti riescano a ricordare il nome dei propri figli anche senza metterli in ordine alfabetico.
Quando si incontrano nella stessa stanza, la viscontessa e i suoi otto discendenti, si potrebbe temere di vederci doppio, o triplo, o peggio. Infatti l’Autore di questo articolo non ha mai visto una collezione di fratelli così simili fisicamente. Anche se non ha mai avuto il tempo di prendere nota del colore dei loro occhi, ha constatato che tutti e otto hanno la stessa struttura e gli stessi folti capelli castani. Dato che non ha avuto nemmeno un figlio dai colori più intriganti, bisognerà avere compassione per la viscontessa quando dovrà maritare con unioni vantaggiose la sua prole. Tuttavia vi sono dei pregi nell’avere dei figli così simili tra loro perché così nessuno può dubitare della legittimità della loro nascita.
Ah, gentile Lettore, il vostro devoto Autore si augura che ciò avvenga in tutte le famiglie numerose…da «Le cronache mondane di Lady Whistledown»
26 aprile 1813«Aaah!» Violet Bridgerton appallottolò la pagina del giornale e la gettò dalla parte opposta dell’elegante soggiorno.
Saggiamente, sua figlia Daphne non fece commenti e finse di essere concentrata sul suo ricamo.
«Hai letto quello che ha scritto? L’hai letto?» domandò Violet.
Daphne diede un’occhiata alla palla di carta sotto al tavolo. «Non ne ho avuto l’occasione dopo che voi… avete finito di leggerlo.»
«Allora fallo adesso. Leggi le malignità che ha scritto quella donna su di noi» gemette Violet, con un gesto teatrale della mano.
Daphne, con calma, mise da parte il ricamo e si chinò a prendere il foglio, lo stirò sulle ginocchia, lesse e commentò: «Non è così male, mamma. Infatti si può considerarlo un elogio rispetto a quello che ha scritto la settimana scorsa sui Featherington».
«Come posso sperare di trovarti un marito se quella donna sbeffeggia il tuo nome?»
Daphne si sforzò di mantenere la calma. Dopo quasi due Stagioni a Londra la parola “marito” le faceva venire il mal di testa. Voleva sposarsi, è vero, e non osava sognare un matrimonio d’amore. Ma era troppo sperare di trovare un marito che le ispirasse almeno un po’ di affetto?
Fino a quel momento solo quattro corteggiatori avevano chiesto la sua mano, ma quando Daphne aveva pensato di vivere il resto dei suoi giorni in loro compagnia, aveva capito di non poterlo fare. C’erano parecchi uomini che avrebbero potuto essere dei buoni mariti, ma nessuno di loro era interessato a lei. Per la verità lei piaceva a tutti. Tutti la consideravano divertente, gentile, intelligente e pensavano che fosse attraente, ma nessuno era incantato dalla sua bellezza, nessuno rimaneva senza parole in sua presenza o era ispirato a scrivere poesie in suo onore.
Gli uomini, pensava con orrore, erano interessati soltanto alle donne capaci di terrorizzarli. Nessuno pareva disposto a corteggiare una come lei. Tutti la adoravano, o così dicevano, perché parlare con lei era facile e perché sembrava sempre capire cosa provassero. Se uno di quelli che secondo lei poteva essere un buon marito le avesse detto: “Diamine, Daff, tu non sei come le altre donne. Tu sei davvero una persona a posto”, le sarebbe bastato come complimento, soprattutto se lui non se ne fosse poi andato subito in cerca dell’ultima bellezza bionda appena comparsa all’orizzonte.
Daphne abbassò gli occhi e si accorse di avere le mani strette a pugno. «Sono sicura che l’articoletto di Lady Whistledown non metterà a rischio le mie possibilità di accasarmi.»
«Daphne, sono passati due anni!»
«Lady Whistledown scrive solo da tre mesi, perciò non vedo come possiamo accusarla di qualcosa.»
«Io accuso chi voglio» borbottò Violet.
Daphne strinse di nuovo i pugni per impedirsi di ribattere. Sapeva che sua madre aveva a cuore i suoi interessi, e sapeva anche che le voleva bene. E naturalmente Daphne voleva bene a sua madre. Infatti Violet, fino a che lei non aveva raggiunto l’età da marito, era stata in assoluto la migliore delle madri. E lo era ancora, tranne quando si disperava perché, oltre a dover pensare a Daphne, aveva altre tre figlie da sistemare.
Violet si posò delicatamente una mano sul petto. «Getta fango sulla vostra nascita.»
«No» rispose pacata Daphne. Era sempre saggio procedere con cautela quando doveva contraddirla. «In realtà, ciò che ha detto è che non vi sono dubbi sulla nostra legittimità. È più di quanto si possa dire dei figli di molte famiglie aristocratiche.»
«Non avrebbe dovuto neanche menzionarle certe cose» replicò Violet sospirando.
«Mamma, è l’autrice di una rubrica di pettegolezzi. È il suo mestiere scrivere di queste cose.»
«Non è nemmeno una persona reale» riprese Violet con rabbia. «Whistledown. Ah! Non ho mai sentito quel nome. Chiunque sia, dubito che faccia parte dell’aristocrazia. Una persona di rango non scriverebbe mai queste sciocchezze.»
«Certo che è una nobildonna» replicò Daphne con un’espressione divertita negli occhi scuri. «Se non facesse parte del bel mondo, non sarebbe al corrente delle cose di cui scrive. Pensate che sia una specie di spia che sbircia dalle finestre e origlia dietro le porte?»
«Il tuo tono non mi piace, Daphne» commentò la madre accigliata.
La ragazza trattenne un sorriso. Violet diceva sempre: «Il tuo tono non mi piace» quando uno dei suoi figli aveva la meglio in una discussione. Ma lei si divertiva troppo a canzonarla. «Non sarei sorpresa, mamma, se Lady Whistledown fosse una delle vostre amiche.»
«Attenta a come parli, Daphne. Nessuna delle mie amiche scenderebbe tanto in basso.»
«Bene. Allora, probabilmente, non è una delle vostre amiche, ma sono sicura che è una persona che conosciamo. Un estraneo non riuscirebbe a ottenere le informazioni di cui scrive nei suoi articoli.»
Violet incrociò le braccia. «Vorrei farle chiudere il giornale per sempre.»
«Se volete toglierla di mezzo, non dovreste sostenerla acquistandolo» replicò Daphne.
«E a cosa servirebbe?» domandò Violet. «Lo leggono tutti… il mio boicottaggio non servirebbe ad altro che a farmi essere l’unica che non sa niente mentre gli altri sghignazzano dei suoi ultimi pettegolezzi.»
Era vero, riconobbe Daphne fra sé. La Londra mondana era totalmente soggiogata dal giornale di Lady Whistledown. Tre mesi prima il misterioso foglio era arrivato sulla soglia di tutti i membri dell’alta società. Per due settimane, gratuitamente e senza essere richiesto, era stato recapitato il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Il terzo lunedì, i maggiordomi di tutta Londra avevano atteso invano il ragazzo del giornale per poi scoprire che, oltre a esserne stata interrotta la distribuzione gratuita, era stato messo in vendita al prezzo oltraggioso di cinque penny. Che tutti pagarono.
Daphne non poteva che ammirare la scaltrezza di questa misteriosa Lady Whistledown. Nel momento in cui aveva cominciato a far pagare la gente per i suoi pettegolezzi, l’alta società ne era già dipendente. Tutti sborsavano i cinque penny e, da qualche parte, una donna molto astuta si arricchiva.
Mentre Violet camminava avanti e indietro per la stanza lamentandosi dell’oltraggio subito dalla sua famiglia, Daphne alzò lo sguardo per sincerarsi che la madre non stesse badando a lei, e a quel punto sbirciò il giornale per leggere con attenzione il resto. Il «Whistledown», come veniva chiamato, era un insieme di notizie mondane, commenti, battute sarcastiche e occasionali complimenti. Si differenziava dagli altri fogli di pettegolezzi pubblicando per intero i nomi delle persone prese di mira. Non venivano nascosti dietro abbreviazioni tipo Lord S. o Lady G. Quando Lady Whistledown voleva scrivere di qualcuno usava il nome completo. Anche se si mostravano scandalizzati, i lettori e le lettrici ne erano segretamente affascinati.
L’ultima pubblicazione era tipicamente nello stile del «Whistledown». A parte il breve pezzo sui Bridgerton che, alla fine, non era altro che la descrizione della famiglia, venivano raccontati gli eventi del ballo della sera prima. Daphne non vi aveva partecipato, poiché era il compleanno della sorella minore e la famiglia dava molta importanza a queste ricorrenze. Con otto figli, i compleanni da celebrare erano molti.
«Stai leggendo quella spazzatura!» l’accusò Violet.
Daphne alzò gli occhi senza sentirsi in colpa. «L’articolo di oggi è piuttosto interessante. Pare che ieri sera Cecil Tumbley abbia buttato giù una torre di bicchieri di champagne sbattendoci contro.»
«Davvero?» chiese Violet, cercando di non mostrarsi interessata.
«Sì» rispose Daphne. «Lady Whistledown fornisce un resoconto piuttosto accurato del ballo dei Middlethorpe. Chi ha parlato con chi, chi indossava cosa…»
«E immagino abbia sentito la necessità di farci sapere la sua opinione sull’argomento» la interruppe Violet.
Daphne accennò un sorriso. «Oh, suvvia, mamma. Sapete bene che Mrs Featherington ha sempre portato malissimo il porpora.»
Violet cercò di non sorridere. Daphne riuscì a vedere gli angoli della sua bocca tirarsi nel tentativo di mantenere il contegno adatto, secondo i suoi canoni, a una viscontessa e a una madre. Ma nel giro di un attimo si sedette sul divano accanto alla figlia con un largo sorriso in volto. «Fammi vedere» disse sfilandole il foglio di mano. «Cos’altro è successo? Ci siamo perse qualcosa di importante?»
«Credetemi, mamma, con le cronache di Lady Whistledown è inutile partecipare agli eventi mondani. È come essere presenti. Probabilmente anche di più. E sono sicura che abbiamo mangiato meglio noi a casa nostra che non gli invitati al ballo. Sentite questa…»
Violet si sporse un po’ verso Daphne che lesse: «Quella simpatica canaglia, conosciuta come conte di Clyvedon, ha finalmente onorato Londra della sua presenza. Malgrado non si sia degnato di presentarsi ad alcuna riunione mondana rispettabile, è stato visto diverse volte da White’s e una volta da Tattersall». Daphne fece una pausa per riprendere fiato. «Il conte ha vissuto all’estero per sei anni. È forse una coincidenza che sia tornato proprio adesso, dopo la morte del vecchio duca?»
Daphne distolse lo sguardo dal giornale. «Santo cielo, si può proprio dire che questa donna è una sfrontata. Clyvedon non è un amico di Anthony?»
«Adesso è il duca di Hastings» la corresse Violet. «Sì, credo che lui e Anthony a Oxford fossero amici. Anche a Eton, mi pare» concluse con espressione pensierosa. «Se non ricordo male era una specie di diavolo. Sempre in lite con suo padre. Molto intelligente. Sono sicura di aver sentito che si era laureato con ottimi voti, e che eccelleva soprattutto in matematica. Non posso dire la stessa cosa dei miei figli» concluse alzando gli occhi al cielo.
«Sono sicura che anch’io potrei laurearmi con il massimo dei voti se soltanto le donne fossero ammesse a Oxford» scherzò Daphne.
Violet replicò: «Ti ricordo che ho corretto i tuoi compiti di matematica quando la tua istitutrice era ammalata».
«Be’, allora in storia» rise Daphne e tornando al giornale che aveva in mano, mormorò: «Sembra un tipo interessante».
Violet la guardò severamente. «Non è assolutamente adatto a una signorina della tua età.»
«È buffo come io venga considerata troppo giovane per incontrare gli amici di Anthony e troppo vecchia quando non sperate più di trovarmi un buon marito» rise la figlia.
«Daphne Bridgerton, il tuo…»
«… tono non mi piace, lo so» la interruppe allegramente Daphne; poi aggiunse: «Però so che mi volete bene».
Violet passò un braccio attorno alle spalle della ragazza. «Dio solo sa quanto!»
Daphne le sfiorò la guancia con un piccolo bacio. «È la maledizione delle madri. Siete costrette ad amarci anche quando vi contrariamo.»
Violet sospirò. «Spero che un giorno o l’altro avrai…»
«… dei figli come me, lo so» terminò Daphne, e appoggiò la testa sulla spalla della madre. Violet poteva essere curiosa fino all’eccesso mentre il padre si era sempre preoccupato di segugi e battute di caccia, più che di faccende mondane, eppure il loro matrimonio era stato felice, pieno di amore, risate e figli. «Potrebbe andarmi incredibilmente peggio rispetto a voi, mamma» mormorò.
«Ma no, Daphne, perché?» ribatté Violet, e con gli occhi lucidi dalla commozione. «Che cosa carina da dire.»
Daphne si arricciò una ciocca di capelli intorno al dito e, con un sorrisetto sulle labbra, continuò: «Sarei felice di seguire le vostre orme quanto a matrimonio e figli, purché non debba averne otto».
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