L’anno 2020 si è (fortunatamente) concluso e posso stilare un bilancio sulle mie letture iniziate e terminate durante l’anno, variano molto sia nel genere che nella forma, tra cartaceo, ebook e qualche audiolibro. Non sono una lettrice vorace, anzi sono molto lenta, per me non è un problema, ci sono libri che richiedono più attenzione, altri che passano senza lasciare traccia, alcuni dopo averli finiti continuano a restare con te e si prendono più tempo per essere metabolizzati, può capitare anche di leggere più libri contemporaneamente e poi c’è quel periodo in cui non hai proprio voglia di leggere, non sai perché arriva e ti prendi una breve pausa, evidentemente necessaria. Amo leggere e se ogni italiano riuscisse a leggere almeno 1-2 libri al mese già sarebbe un buon traguardo. Spero che questa lista possa dare qualche spunto di lettura.
Ho terminato questa lettura iniziata a dicembre 2019, si tratta di Il dio del fiume di Wilbur Smith, primo di una serie di avventura ambientato in Egitto ai tempi dei faraoni.
Solenne e grandiosa come il fiume Nilo, la civiltà egizia è una gemma splendente, incastonata per volere degli dei in una terra ostile, dominata da aridi deserti. Secoli di pace laboriosa, in armonia con il respiro del fiume, hanno reso l’Egitto nobile e magnifico: ora però lo splendore della gemma si sta accendendo di cupi bagliori e un nuovo fiume prende a scorrere nel Paese. È un fiume di sangue e di morte, le cui sorgenti sono sia nel falso Faraone, il Pretendente Rosso, che minaccia l’unità del regno e la maestà del vero sovrano, Mamose VIII, sia in un’orda di popoli selvaggi che, con l’ausilio di misteriose creature veloci come il vento, saccheggia ed è ormai prossima a impadronirsi della superba Tebe. Cinto d’assedio da nemici spietati e minato all’interno da oscuri intrighi, l’Egitto dovrà affidare il suo destino a quanti si sentono figli del dio del fiume, del grande Nilo: Tanus, il guerriero dai capelli di rame e dal braccio potente; Lostris, affascinante e saggia ma costretta ad accettare lo scettro di un regno cui volentieri rinuncerebbe per amore di Tanus; Taita, umile schiavo dotato di curiosità e di ingegno multiforme. Sarà proprio il dio del fiume a segnare la strada per il viaggio verso la pace, un viaggio in cui tutti, uomini e donne, servi e nobili, saranno chiamati a provare con lacrime e sangue la loro devozione per l’Egitto.
Trovate la recensione qui.
Ho finito di legge il mio regalo di Natale, iniziato la notte stessa, si tratta di Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria di Tiziano Terzani.
“Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?” si chiede Tiziano Terzani in questa opera, che racconta con la consueta potenza riflessiva l’esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, padre, marito. Scopriamo così che l’espulsione dalla Cina per “crimini controrivoluzionari”, l’esperienza deludente della società giapponese, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all’origine delle grandi opere che tutti ricordiamo. Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare “la belva oscura” della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi, Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall’autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c’è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.
A fine Gennaio ho deciso di continuare con Storia di chi fugge e di chi resta, il terzo libro della serie di L’amica geniale, scritta da Elena Ferrante.
Elena e Lila sono diventate donne, lo sono diventate molto presto; Lila ha un figlio e un matrimonio alle spalle, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione.
Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese. Con la maturità, anche la trama della loro amicizia si complica.
Ne parlo nel post Elena Ferrante – L’amica geniale: la tetralogia.
Febbraio è iniziato con un giallo, Blue tango, il romanzo d’esordio di Paolo Roversi. In questo romanzo facciamo per la prima volta conoscenza con Enrico Radeschi, giornalista freelance e hacker, che apre le porte ad una serie che lo vede protagonista.
In una Milano autunnale, allagata dai temporali, il giovane cronista di nera Enrico Radeschi, freelance e hacker, si ritrova nel mezzo di una doppia inchiesta riguardante un serial killer che uccide giovani prostitute nei loro appartamenti e un misterioso suicidio-omicidio nella metropolitana, su cui incombe l’ombra del terrorismo e di un traffico internazionale di droga. Grazie all’amicizia che lo lega al vicequestore Loris Sebastiani, Radeschi comincerà a seguire entrambe le vicende per conto di un importante quotidiano milanese. Le sue conoscenze informatiche, insieme al fiuto giornalistico e a molta spregiudicatezza, saranno messe al servizio della polizia per arrivare alla risoluzione dei due casi.
Trovate la recensione qui.
Continuo il mese di febbraio con Il primo giorno di Marc Levy, un romanzo pieno di meraviglia, capace di illuminare gli impenetrabili segreti dell’universo, di accendere la voglia di avventura e accarezzare delicatamente il cuore.
Keira scruta l’orizzonte: il sole sta per sorgere sul sito archeologico della valle dell’Omo, Etiopia. Nelle stesse ore Adrian alza gli occhi alle stelle: attorno a lui la notte cilena avvolge i telescopi del più imponente progetto di astronomia mai realizzato. Ma questa non è una notte qualunque. È l’inizio di un lunghissimo viaggio. Adrian e Keira, astronomo lui, archeologa lei, sono da tempo, in modi diversi, in cerca di una risposta alla domanda che riempie i loro sogni: «Dove comincia l’alba?». Sarà quella notte, complice il destino, a incrociare le loro vite mettendoli sulle tracce di un antico oggetto che potrebbe condurli alla verità che cercano: un misterioso monile a specchio, parte di una mappa perduta in grado di riflettere la volta celeste com’era quattrocento milioni di anni fa.
Trovate la recensione qui.
Inizio l’ultima settimana di febbraio con un classico, Il rosso e il nero di Stendhal.
Ambientato nella Francia della Restaurazione, il capolavoro di Stendhal non solo è un grande romanzo di intreccio e una fine indagine psicologica, ma anche un affresco storico, politico e sociale di un’epoca di intensi mutamenti. Julien Sorel, un giovane popolano della Franca Contea, sogna la gloria militare ma trova nella carriera ecclesiastica l’unica strada per elevarsi socialmente. Ed è così che viene assunto come precettore in casa del signor de Rênal, dove intreccia una relazione con la signora de Rênal… Spregiudicato, passionale, profondo ammiratore del mito napoleonico, Julien si trova a vivere e amare in un tempo che non è il suo, costretto a dissimulare costantemente la sua vera indole e le sue ambizioni. Trovate la recensione qui.
Contemporaneamente alla lettura del classico ho iniziato il romanzo L’attimo prima del mio concittadino Francesco Musolino, che attraverso i colori e i sapori della Sicilia, indaga con una prosa intima l’educazione all’età adulta. Quando restiamo immobili, indecisi se combattere, solo grazie a un autentico atto d’amore possiamo trovare il coraggio di crescere. Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l’attimo prima di diventare realtà? Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all’improvviso, tutto è cambiato. Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un’agenzia di viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull’Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immagina le vite degli altri. Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore di dimenticare chi abbiamo amato non dev’essere una scusa per rinunciare a guardare l’orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire.
Trovate la recensione qui.
Finalmente nella prima settimana di marzo ho terminato la saga di “L’amica geniale” con il quarto volume Storia della bambina perduta di Elena Ferrante. Lila e Elena sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). La storia racconta ancora di questo rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano. Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in sé stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.
Ne parlo nel post Elena Ferrante – L’amica geniale: la tetralogia.
Mi è stata proposta la recensione del libro Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi ed ho deciso di dargli la precedenza. E’ stata una lettura senza lode e senza infamia.
In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.
Trovate la recensione qui.
A fine mese di marzo ho letto casualmente un articolo del libro Il Mediterraneo in barca di Georges Simenon, scoprendo che parlava anche della mia città, Messina, la curiosità mi ha portata ad intraprende questo viaggio. Il libro è una raccolta di scritti prodotti, nel 1934, durante i sei mesi di navigazione nel Mediterraneo su una goletta in affitto, con un equipaggio di sei uomini capitanato da Angelino, un italiano con cui riesce a comunicare a gesti. Gli articoli furono poi pubblicati nel 1939. Trovate la recensione qui.
Ho iniziato il mese di Aprile con un giallo classico, Avversario segreto di Agatha Christie che per la prima volta ci presenta la coppia di investigatori dilettanti Tommy e Tuppence. Una piacevolissima lettura, ho amato i protagonisti. «Due giovani avventurieri offronsi qualsiasi lavoro dovunque, dietro buon compenso.» Questo il singolare annuncio pubblicato dall’ex ufficiale Tommy Beresford e dall’infermiera Prudence “Tuppence” Cowley, smobilitati dopo la fine della Grande Guerra, senza un soldo e bisognosi di un impiego. Entrambi amano l’avventura e il rischio, e non dovranno attendere molto per mettersi alla prova. Grazie a una conversazione ascoltata per caso, la simpatica «coppia di svitati incoscienti» si ritrova sulle tracce di Jane Finn, una giovane americana scomparsa dal Lusitania dopo aver ricevuto alcuni documenti segreti.
Proseguono le letture del mese con un classico, Le affinità elettive di Johann Wolfgang Goethe. L’affinità elettiva è la proprietà di alcune sostanze di reagire tra loro formando composti nuovi. Edoardo e Carlotta sono una coppia di coniugi non più giovani, dediti a una vita tranquilla e appartata, tra le gioie della lettura, della musica e del giardinaggio. La loro fragile felicità, però, è destinata a essere stravolta dall’arrivo, nel loro castello, del Capitano, un vecchio amico di Edoardo, e della giovane Ottilia. I coniugi assistono quindi impotenti al disfacimento della loro relazione e alla formazione di due nuove coppie accomunate dai rispettivi caratteri: Edoardo con Ottilia e Carlotta con il Capitano, fino ai tragici eventi finali… Il romanzo, pubblicato nel 1809, è incentrato proprio sul conflitto tra passione e dovere, tra felicità personale e rispetto delle convenzioni sociali. Goethe, appassionato di scienze naturali, aveva tratto l’ispirazione per quest’opera da un fenomeno chimico che conduce due elementi congiunti a dissociarsi a causa dell’azione di due elementi esterni, per poi congiungersi a questi altri due, formando due diverse coppie per reciproca attrazione, e dalle teorie di un chimico svedese che illustravano come tale fenomeno influenzasse anche i rapporti umani. Lo scrittore, però, non assume né il ruolo di difensore del matrimonio, né quello di oppositore, perché non spetta a lui decifrare le profonde verità dell’esistenza dell’uomo: ogni soluzione è possibile e il verdetto finale spetta al lettore. Non so se sia stata colpa della traduzione dell’edizione che ho letto, ma la lettura non mi ha coinvolto, pur riconoscendo la grandezza del capolavoro con la sua sorprendente modernità, emotivamente non mi lasciato nulla.
Dopo aver visto la serie Tv Bosch, che si basa sui romanzi scritti da Michael Connelly con protagonista il detective Harry Bosch, ed essendo innamorata di questo personaggio, ho deciso di leggere qualche altro libro della serie che mi mancava, avendola letta in non in ordine cronologico ho scelto di tornare al passato e scegliere il secondo libro: Ghiaccio Nero. Rispetto a quello che avevo letto questo non mi ha fatto impazzire, ma probabilmente perché non ho mai amato l’ambientazione Messicana.
Per Harry Bosch, detective della Polizia di Los Angeles, la notte di Natale è una notte come tante, da trascorrere a casa, da solo, con la speranza che, almeno per una sera, Hollywood decida di non mostrarsi per la fogna che veramente è. Speranza vana. Mentre un incendio divampa sulla collina di Hollywood rischiando di minacciare anche la casa di Bosch, il radioricevitore trasmette un messaggio in codice. Un suicidio in un motel di periferia. Un caso come tanti, se il morto non fosse un poliziotto. Cal Moore si è sparato alla testa con un fucile a doppia canna. Il biglietto d’addio sembra non lasciare spazio ai dubbi. Ma Bosch non è convinto. Quell’uomo si era rivolto a lui: un incontro informale, in un bar, un paio d’ore passate a bere birra e whisky con quello sbirro cinico e cupo, per tanti aspetti simile a lui. Seguendo il filo di un’indagine personale, Bosch scopre che Cal Moore aveva messo insieme un dossier sul traffico di una nuova micidiale droga e su una vera guerra per la conquista del mercato. Ma scopre anche qualcosa di oscuro e misterioso nel passato di Cal, qualcosa che forse lo ha ucciso. Trovate la recensione qui.
E’ arrivato maggio, qui in Sicilia le temperatura sono alte e non potendo lavorare passo molto tempo in giardino a leggere. Inizio questo mese con Prendiluna, una fiaba surreale scritta da Stefano Benni. Surreale è la parola giusta, amo Benni ed in generale il libro mi è piaciuto, ma ho letto di meglio di questo autore.
Da questo momento non saprete mai dove vi trovate, se in un mondo onirico farsesco e imprevedibile, in un incubo Matrioska o un Trisogno profetico, se state vivendo nel delirio di un pazzo o nella crudele realtà dei nostri tempi. Incontrerete personaggi magici, comici, crudeli.
Dolcino l’eretico e Michele l’arcangelo, forse creature celesti, forse soltanto due matti scappati da una clinica, che vogliono punire Dio per il dolore che dà al mondo. Un enigmatico killer-diavolo, misteriosamente legato a Michele. Il dio Chiomadoro e la setta degli Annibaliani, con i loro orribili segreti e il loro disegno di potere. E altri vecchi allievi di Prendiluna, Enrico il bello, Clotilde la regina del sex shop, Fiordaliso la geniale matematica. E il dolce fantasma di Margherita, amore di Dolcino, uccisa dalla setta di Chiomadoro. E conosceremo Aiace l’odiatore cibernetico e lo scienziato Cervo Lucano che insegna agli insetti come ereditare la terra. Viaggeremo attraverso il triste rettilario del mondo televisivo, e la gioia dei bambini che sanno giocare al Pallone Invisibile, periferie desolate e tunnel dove si nascondono i dannati della città. Conosceremo Sylvia la gatta poetessa, Jorge il gatto telepatico, Prufrock dalle nove vite, Hamlet il pianista stregone, il commissario Garbuglio che vorrebbe diventare un divo dello schermo e lo psichiatra depresso Felison. Incontreremo l’ultracentenaria suor Scolastica, strega malvagia e insonne in preda ai rimorsi, i Bambini Assassini e i marines seminaristi.
Fino all’università Maxonia, dove il sogno diventerà una tragica mortale battaglia e ognuno incontrerà il suo destino, Prendiluna saprà se la Missione è riuscita, l’arcangelo Michele combatterà il suo misterioso fratello-nemico e Dolcino sfiderà Dio nella sua alta torre, per portargli la rabbia degli uomini. E ci sveglieremo alla fine sulla luna, o in riva al mare, o nella dilaniata realtà del nostro presente. Trovate la recensione qui.
Continuano le letture di maggio con il secondo giallo classico dell’anno, Il segno dei quattro di Arthur Conan Doyle. La signorina Mary Morstan si rivolge a Sherlock Holmes e Watson per rintracciare il padre, misteriosamente scomparso qualche anno prima e, forse, tornato a farsi vivo con l’invio di preziosi regali. Un’intricata storia che affonda le radici nella lontana India coloniale, tra le torbide vicende di un tesoro macchiato di sangue. Rispetto ad altri di Doyle la lettura è stata lenta e non è riuscita a coinvolgermi più di tanto.
Giugno inizia con la ripresa della saga “Le sette sorelle”, Ally nella tempesta di Lucinda Riley, il secondo capitolo per ricostruire l’affascinante enigma delle Sette Sorelle.
Distesa al sole su uno yacht in mezzo all’Egeo, la giovane Ally, velista esperta, sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l’intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa’ Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po’ di serenità: non sa però quello che sta per succederle, né sa che presto dovrà gettarsi nella lettura del volume lasciatole da Pa’ Salt, la burrascosa storia di Anna Landvik, una cantante d’opera norvegese che nella seconda metà dell’Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire cosa la lega a questa donna misteriosa.
Proseguo le letture con Un segreto non è per sempre di Alessia Gazzola, il secondo libro in ordine di pubblicazione con protagonista Alice Allevi, pasticciona aspirante anatomopatologo all’Istituto di Medicina Legale di Roma. Si tratta di miscela tra un medical thriller, un giallo classico ed una commedia dai toni rosa con un pizzico di chick lit. Mi chiamo Alice Allevi e ho un grande amore: la medicina legale. Il più classico degli amori non corrisposti, purtroppo. Ho imparato a fare le autopsie senza combinare troppi guai, però la morte ha ancora tanti segreti per me. Ma nessun segreto dura per sempre. Tuttavia, il segreto che nascondeva il grande scrittore Konrad Azais, anziano ed eccentrico, è davvero impenetrabile. E quella che doveva essere una semplice perizia su di lui si è trasformata in un’indagine su un suicidio sospetto. Soltanto Clara, la nipote quindicenne di Konrad, sa la verità. Ma la ragazza, straordinariamente sensibile e intelligente, ha deciso di fare del silenzio la sua religione. Trovate la recensione qui
Sempre nel mese di giugno mi è stato chiesto di partecipare al blogtour per la presentazione del libro Il seme della speranza di Emiliano Reali e quindi ho affrontato questa nuova lettura con molta curiosità.
In principio fu Spyria, l’immortale, piena dell’amore necessario a generare ogni essere vivente, che creò l’universo. La divina genitrice diede origine a due mondi paralleli, lontani e diversi tra loro, seppure intimamente legati: quello degli Spiriti e delle Divinità, dove l’armonia e l’incanto regnano sovrani, e il pianeta Terra. Lo sfruttamento degli individui e della natura su quest’ultimo ruppe il fragile equilibrio di connessione tra i due. Non sarà sufficiente la magia a ripristinare ciò che un tempo era stato concepito… Trovate la presentazione del blogtour qui e la la mia tappa qui.
Inizio il mese di luglio con un giallo che da tanto tempo volevo leggere, Il suggeritore, il romanzo d’esordio di Donato Carrisi, vincitore del Premio Bancarella. Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che richiede tutta l’abilità degli agenti della Squadra Speciale guidata dal criminologo Goran Gavila. Il loro è un nemico che sa assumere molte sembianze, che li mette costantemente alla prova in un’indagine in cui ogni male svelato porta con sé un messaggio. Ma, soprattutto, li costringe ad affacciarsi nel buio che ciascuno si porta dentro. È un gioco di incubi abilmente celati, una continua sfida. Sarà con l’arrivo di Mila Vasquez, un’investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, che gli inganni sembreranno cadere uno dopo l’altro, grazie anche al legame speciale che comincia a formarsi fra lei e il dottor Gavila. Ma un disegno oscuro è in atto, e ogni volta che la Squadra sembra riuscire a dare un nome al male, ne scopre un altro ancora più profondo…
Mi piace ascoltare gli audiolibri in spiaggia guardando il mare e per questo mese ho scelto Lettere contro la guerra di Tiziano Terzani. Dopo l’ascolto l’ho acquistato in cartaceo perché c’era tanto da sottolineare, da rileggere con calma, da tenere sempre presente nella mia vita.
Il volume raccoglie una serie di lettere inedite e alcune comparse sul “Corriere della Sera”. Con queste corrispondenze, da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi e dal suo rifugio sull’Himalaya, Tiziano Terzani comincia un pellegrinaggio di pace tra Oriente e Occidente. Secondo l’autore infatti “non basta comprendere il dramma del mondo musulmano nel suo confronto con la modernità, il ruolo dell’Islam come ideologia antiglobalizzazione, la necessità da parte dell’Occidente di evitare una guerra di religione”, bisogna soprattutto capire, convincersi, credere che l’unica via d’uscita possibile dall’odio, dalla discriminazione, dal dolore è la non-violenza.
Agosto inizia con il terzo capitolo della saga “Le sette sorelle” – La ragazza nell’ombra (Star) di Lucinda Riley.
Silenziosa ed enigmatica, appassionata di letteratura e cucina, Star è la terza delle sei figlie adottive del magnate Pa’ Salt e vive da sempre nell’ombra dell’esuberante sorella CeCe. Fin da piccole le due sono inseparabili: hanno un linguaggio segreto che comprendono solo loro e hanno passato gli ultimi anni viaggiando per il mondo, guidate dallo spirito indomito di CeCe, di cui Star è abituata ad assecondare ogni desiderio. Ma adesso, a solo due settimane dalla morte del padre, CeCe decide che per entrambe è arrivato il momento di fissare un punto fermo nelle loro vite e mostra a Star il magnifico appartamento sulle rive del Tamigi che ha intenzione di comprare per loro. Per la prima volta nella sua vita, però, Star sente che qualcosa in lei è cambiato: quel rapporto quasi simbiotico sta rischiando di soffocarla. È ora di trovare finalmente la propria strada, cominciando dagli indizi che Pa’ Salt le ha lasciato per metterla sulle tracce delle sue vere origini: una statuetta che raffigura un gatto nero, il nome di una donna misteriosa vissuta quasi cent’anni prima e il biglietto da visita di un libraio londinese. Ma cosa troverà tra i volumi polverosi di quella vecchia libreria antiquaria? E dove vuole condurla realmente Pa’ Salt?
A settembre la curiosità mi ha portata a leggere La prima stella della notte di Marc Levy, sequel del libro letto a febbraio “Il primo giorno“. Ritornano Adrian e Keira che ci trasporta in uno straordinario e appassionante viaggio entro e oltre i confini dell’umana conoscenza. Ogni notte Adrian interroga le stelle del cielo sopra Atacama, in Cile, in cerca di risposte alle domande che affollano la sua mente. Non trova pace dalla scomparsa di Keira, la giovane archeologa che ha rapito il suo cuore. Insieme hanno girato il mondo sulle tracce di un antico manufatto in grado di riflettere la volta celeste come appariva milioni di anni fa, un oggetto di grande valore, ma che può trasformarsi in un’arma pericolosa. Così, quando un misterioso informatore lo mette sulle tracce della donna, l’astronomo non esita a partire per l’Himalaya pur di riabbracciarla. Ma ritrovare Keira è solo l’inizio di un’avventura che potrebbe condurre i due scienziati a svelare il mistero sull’origine dell’umanità.
Il mese di ottobre inizia con un giallo leggero, Sindrome da cuore in sospeso di Alessia Gazzola, il terzo libro in ordine di pubblicazione con protagonista Alice Allevi, ma rappresenta il “prequel” della serie, dove sono esposti gli antefatti che hanno portato alla scelta professionale dell’eroina di questa serie, la laureanda in medicina pasticciona, aspirante anatomopatologo all’Istituto di Medicina legale di Roma. Alice Allevi ha un grosso problema. Si è appena resa conto di non voler più diventare un medico, ma non ha il coraggio di confessarlo a nessuno, e non sa cosa fare del suo futuro. Ma siccome la vita è sorprendente, sarà l’omicidio di una persona vicina alla sua famiglia a far scoprire ad Alice la sua vocazione, la medicina legale. Trovate la recensione qui
A fine ottobre affronto la lettura di Disperanza, il nuovo libro di Giulio Cavalli, che a partire dalla propria esperienza personale, affronta a cuore aperto un fenomeno unico del nostro tempo.
I disperanti sono uomini e donne del nostro tempo, giovani che non si aspettano niente, che credono nell’occasione e non nell’opportunità, adulti che hanno reso le armi ma non possono permettersi di abbandonare la lotta, cittadini sempre in transito di una società che ci spinge a essere inevitabilmente ottimisti, positivi e performanti.
È possibile individuare il momento in cui abbiamo perso la speranza? Oggi si possono ancora dichiarare le nostre fragilità contro la retorica del superomismo? Una riflessione sulla nostra società che ci spinge a essere ottimisti e positivi, una cassetta degli attrezzi per continuare a sperare. Una lettura non facile, perché tocca molti tasti emotivi, ma necessaria, come succede sempre con i libri di questo autore.
A novembre decido di leggere un libro che era in lista da una vita, Il buio oltre la siepe di Harper Lee.
In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l’avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l’innocenza, ma l’uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l’episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant’anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto. Non si esagera dicendo che non c’è americano che non l’abbia letto da bambino o da adolescente e che non l’abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell’Ottocento, della white trash, i “bianchi poveri” abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia. Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire “in gonnella” sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all’autrice dal suo amico d’infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente. Lettura sublime.
In questo particolare periodo dell’anno la voglia di leggere è diminuita in rapporto all’aumento dell’ansia e dell’inquietudine che ho provato. Attratta dalle recensioni scelgo di leggere un Gli specchi esseni di Giovanna Garbuio. Secondo la teoria degli specchi esseni, la realtà, che viviamo come qualcosa di altro da noi stessi, reagisce a come siamo. Il mondo che percepiamo all’esterno è solo una proiezione di come siamo al nostro interno e quello che osserviamo in un altro individuo è solo il riflesso di ciò che proviamo per primi nei confronti di noi stessi. Dato che tutto ciò che ci accade nella vita è solo una proiezione della nostra interiorità, risulta molto efficace utilizzare ogni situazione, ogni accadimento esterno come un’indicazione per comprendere meglio noi stessi. La realtà fuori di noi infatti serve semplicemente per indicarci quei lati del nostro carattere, quelle angolazioni della nostra personalità e quegli aspetti del nostro inconscio che ci ostiniamo a non voler vedere, continuando a non riconoscerli come nostri. A parte qualche concetto dell’antica pratica hawaiana Ho’oponopono, il resto non mi ha convito per niente, interpretazioni di testi ritrovati molto forzate e totalmente personalizzate senza nessuna corrispondenza reale. A tal proposito consiglio di leggere l’articolo dei filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici che trovate sul sito Tlon.
Incuriosita dall’argomento continuo con la lettura di La legge di attrazione del pensiero di Uno dei metodi pratici più utilizzati per attivare il potere del pensiero e la Legge di Attrazione universale. A chi è destinato questo libro. A chi vuole trasformare la realtà che lo circonda e ottenere felicità e ricchezza. A chi vuole conoscere e utilizzare praticamente la Legge di Attrazione. A chi vuole sviluppare le potenzialità della sua mente per cambiare la sua vita. A chi vuole creare e vivere condizioni positive. A chi vuole riceve abbondanza dall’universo. Fa riflettere su molti concetti, sulla carta sembra tutto perfetto, credo che la verità, che il modo giusto non esiste, o perlomeno esiste se un percorso intrapreso ci fa stare bene, ci dona serenità e ci aiuta ad affrontare gli ostacoli, anche se per altri è solo illusione, come per le religioni.
Decido di finire l’anno in leggerezza, recupero un libro che posseggo da tantissimi anni, lo estrapolo dalla parte della libreria un po’ nascosta dedicata alla narrativa rosa, si tratta di Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, che racconta la storia di una giovane assistente al servizio della perfida direttrice della più importante rivista di moda al mondo. L’autrice è stata realmente in passato l’assistente personale di Anna Wintour, direttrice di Vogue America.
Vestiti di lusso, feste esclusive, cascate di flash e fiumi di champagne. Chi rifiuterebbe un lavoro nel mondo dorato delle riviste di moda? A ventitre anni, con una laurea in lettere in tasca e in testa il sogno di diventare scrittrice, Andrea Sachs si presenta a un colloquio per un posto da assistente nella redazione di “Runaway”. Nessuno osa dire di no a Miranda Priestley, la regina indiscussa del fashion system globale e Andrea non fa eccezione. Accantonati felpe, blue-jeans e ambizioni letterarie, si ritrova a completa disposizione della mitica, esigentissima Direttrice. Ricordo l’omonimo film del 2006 con Meryl Streep e Anne Hathaway nel ruolo delle protagoniste. Sinceramente mi ha divertito molto e non me l’aspettavo. A parte qualche elenco di marche che avrei tagliato il risultato è gradevole.
Letture in corso:
Poco prima della fine dell’anno ho iniziato la lettura di L’ultimo giorno di Roma, il nuovo libro di Alberto Angela, primo della “Trilogia di Nerone” dedicata al più controverso imperatore di Roma e all’incendio del 64 d.C.
Basandosi su dati archeologici e fonti antiche, e grazie al contributo di storici ed esperti di meteorologia e del fuoco, Alberto Angela ricostruisce per la prima volta un importantissimo episodio che ha cambiato per sempre la geografia di Roma e la nostra Storia: il Grande incendio del 64 d.C.
Ci guida nella vita delle persone realmente esistite al tempo di Nerone (dai più noti Plinio il Vecchio e Tito a quelli sconosciuti come lo scenografo di corte Alcimus e la pescivendola Aurelia Nais) e ci regala un racconto storico dallo stile cinematografico, attraverso i personaggi di Vindex e Saturninus, due vigiles di turno quel giorno, a guidarci per le strade alla scoperta della vita quotidiana di uno dei più grandi centri abitati dell’epoca. Durante la loro ronda, il possente veterano e la giovanissima recluta svolgeranno un lavoro fondamentale per l’ordine e la sicurezza della popolazione: controllare ed eliminare le innumerevoli fonti di pericolo in una città dove il fuoco si usa per tutto e la tragedia è sempre in agguato… Seguendoli nel loro lavoro quotidiano, scopriamo una Roma in gran parte fatta di legno, entriamo nelle botteghe colme di merci infiammabili che si affacciano sulle strade, sentiamo i rumori e gli odori che provengono da ogni parte e assistiamo a scene all’ordine del giorno in una Roma multiculturale che somiglia a quella di oggi molto più di quanto si pensi.
Divertita da Bridgerton, la nuova serie tv firmata Netflix, mi appresto incuriosita a leggere Il duca e io, il primo volume della serie scritta da Julia Quinn, autrice di narrativa rosa che più rosa non si può. Voglia di leggerezza.
Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissima e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “mercato matrimoniale”, Daphne e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno fidanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà.