11 (Undici) è un romanzo scritto da Giancarlo Marinelli, pubblicato il 2 settembre 2021, da La nave di Teseo. Il racconto dell’11 settembre, a vent’anni dall’attacco terroristico, attraverso degli scatti rubati dall’alba al tramonto.
“Sarà che sto diventando uno di loro, Jasmine, ma ha mai pensato che un fantasma è condannato a rimanere fantasma finché non incontra due occhi che lo guardano come un angelo?
E sa cosa penso, signorina? Che lo stesso potrebbe succedere anche a tutti quelli che là fuori hanno persone care che da qui dentro non usciranno più, voglio dire, magari anche loro vedranno le mie foto su Fotki, e attraverso i miei scatti potranno immaginarsi le ultime cose fatte dai vivi prima di diventare morti.”
10 settembre 2001. Konstantin Petrov è un giovane, volenteroso, esule estone che ha deciso di rifugiarsi a New York, dove vive ospite d’un vecchio cieco, David, che non gli fa pagare l’affitto a patto che il ragazzo se lo porti sempre dietro “per fargli vedere le cose al posto suo”.
Konstantin lavora come elettricista al centoseiesimo piano della Torre Nord del World Trade Center. Qui, sfruttando il turno di notte, racconta con la sua macchina fotografica il cuore dell’economia mondiale da un punto di vista inedito, concentra la sua attenzione su oggetti piccoli, minuscoli, d’una disarmante quotidianità: i pulsanti dell’ascensore, i fogli sulle scrivanie, le sedie ribaltate sui tavoli dei ristoranti, gli asciugamani nei bagni.
A partire da quegli scatti rubati, la più grande tragedia del nostro tempo prende corpo nelle storie di uomini e donne, celebri o del tutto sconosciuti, che si toccano e si sfiorano. Il presidente George W. Bush alle prese con i fantasmi e i sensi di colpa della moglie Laura; Alia Ghanem, la madre di Osama Bin Laden, in attesa del figlio in mezzo al deserto afghano; padre Mychal Judge, la prima vittima certificata a Ground Zero, prete devoto ai vigili del fuoco fino a seguirli dentro le Torri Gemelle; lo scrittore Harold Pinter che riceve, il giorno prima dell’attentato, la laurea honoris causa dall’Università di Firenze con un discorso violentissimo, e premonitore, contro gli Stati Uniti.
Con un romanzo seduttivo, epico, commovente, Giancarlo Marinelli porta la letteratura nella nostra storia e nel nostro presente, e libera dalla polvere la miseria e la poesia dei sentimenti.
“Lui è passato in quel corridoio? Lei ha toccato quegli asciugamani? È sua la grafia su quel post-it? Era suo quel camice bianco sulla sedia? Ha bevuto da quel bicchiere, ha mangiato con quella forchetta?, e magari succederà anche di più, e cioè che le persone vive là fuori grazie alle mie foto da domani si ricorderanno cosa stavano facendo, dov’erano in queste ore, e penseranno a tutti i corridoi le stanze gli asciugamani i post-it i vestiti le sedie i bicchieri e le forchette della loro vita che hanno condiviso in posti lontanissimi e in giorni lontanissimi con quelli che amano e che rimarranno bloccati qui dentro. E così li ritroveranno. Sì, li ritroveranno. E questo sarebbe bellissimo, questo sarebbe il massimo per me, signorina Jasmine. Jasmine…
Speriamo che sto davvero parlando con lei, perché mi sta venendo un dubbio…”
E voi dove eravate l’ 11 settembre 2001?
Come chiunque altro avesse all’epoca un’età per ricordare, quel giorno è rimasto indelebile nella mia memoria.
Ricordo che ero ancora a letto, erano passate circa due settimane dall’operazione alla schiena ed ancora non riuscivo a camminare che per pochi minuti.
Quel giorno il caso volle che avevo ospiti in casa: dei cugini di mio padre arrivati da Cleveland, figli di un fratello di mio nonno che si trasferì in America da giovanissimo. Non avevano mai visto l’Italia dei loro padri e quell’anno intrapresero un viaggio alla ricerca delle proprie radici, quel giorno la loro tappa era la mia casa, quindi per noi era una bella giornata di festa.
Come dicevo mi trovavo a letto, nella mia stanza, con la TV accesa quando all’improvviso sono comparse sullo schermo le immagini della torre in fumo. Chiamai immediatamente tutti. Trascorremmo le ore successive a fissare lo schermo, carichi di quelle emozioni che, sentendo oggi i racconti delle persone, ci hanno accomunati: incredulità e sgomento.
«È così la vostra vita. Giornate buone e giornate cattive. Giornate sì e giornate no. Giorni tristi. Giorni felici. Ma mai un giorno noioso per chi come voi svolge questo lavoro. Fate quello che Dio vi ha chiamati a fare. Vi presentate. Mettete un piede davanti all’altro. Salite sul camion e uscite per adempiere alla vostra missione, che è un mistero. E una sorpresa».
«Non avete idea di quando salirete sul camion o di quanto sarà grave l’emergenza. Non importa se è piccola. Non avete idea di quello a cui Dio vi sta chiamando».
«Ecco perché parlo di voi come di una sorpresa e di un mistero. Nessuno; nessuno di noi è in grado di accettare che Dio ci ami incondizionatamente. Voi sì. Amate incondizionatamente qualunque cosa. Tutte le cose del Creato. Anche la più inutile, la più distratta, la più misera. Tanto che non accettate che venga alterata; guai alla fiamma che vuole mutarla, guai all’onda che vuole sciuparla. Per questo, l’Incondizionato, e cioè Dio, ha bisogno di voi».