Lo Stiehl letale. La caduta di Shannara. Vol. 3 di Terry Brooks, pubblicato in Italia il 26 ottobre 2021, da
Mondadori e tradotto da Lia Desotgiu. Terzo e penultimo capito dell’epica saga fantasy “La caduta di Shannara”, composta dai precedenti La pietra nera della magia e L’invasione degli Skaar.
“Eppure c’era ancora speranza.
La speranza non muore mai.
I suoi lineamenti duri e affilati si tesero mentre sentiva la delusione trasformarsi in rabbia e gli occhi accendersi dell’oscura magia che avrebbe voluto scatenare contro l’uomo che le aveva opposto resistenza.”
Shannara è una serie di romanzi fantasy scritti da Terry Brooks tra il 1977 e il 2020, composta da opere suddivise in miniserie. L’ambientazione principale della saga è rappresentata dalle Quattro Terre, originatesi in seguito ad una devastante serie di conflitti nucleari mondiali, noti come Grandi Guerre, che hanno modificato la morfologia del pianeta, cancellando quasi del tutto la razza umana, originando nuove razze quali Troll, Nani e Gnomi, facendo riaffiorare la magia nella natura, a scapito della scomparsa della tecnologia, e precipitando la società in una sorta di nuova epoca pre-industriale, il mondo di Shannara.
“Nel Vecchio Mondo, prima delle Grandi Guerre, c’erano macchine che potevano influire sul tempo: modificare il movimento dei venti e delle nuvole, provocare o impedire la pioggia, far nevicare o…» Non completò la frase. «Tutta quella tecnologia andò perduta. Scomparve insieme alle persone che la capivano, o fu semplicemente messa da parte per paura delle conseguenze da coloro che sopravvissero. Nessuno voleva più avere a che fare con i veleni, le armi, le pestilenze e tutti gli altri “progressi” degli ultimi tempi. Ci si rivolse alla magia, e soltanto negli ultimi cent’anni o giù di lì si è ricominciato a cercare risposte nella scienza. Soprattutto nelle zone controllate dalla Federazione, dove la magia è considerata indegna di fiducia e vengono studiati nuovi modi per far progredire la civiltà… o, più precisamente, per far progredire gli interessi di chi è al potere. Gli Elfi, i Nani, i Druidi preferiscono mantenere le cose come stanno. Gli Elfi hanno sempre usato la magia; è la colonna portante della loro cultura. Agli altri, semplicemente, non piacciono i cambiamenti. Ma anche la magia è pericolosa. Forse anche più della scienza.»
Gli Skaar sono arrivati nelle Quattro Terre, decisi a conquistarle. Hanno un disperato bisogno di una nuova patria, ma non hanno mai afferrato il concetto di “convivenza pacifica”. Truppe al comando della volubile principessa Ajin hanno già stabilito un punto d’appoggio, ma ora l’intero esercito Skaar è in marcia e guai a chiunque si trovi sulla sua strada. Forse però la vittoria degli Skaar non è scontata come tutti presumono. Il druido Drisker Arc ha liberato se stesso e Paranor dal loro esilio involontario. La studentessa di Drisker, Tarsha Kaynin, si è riunita con Dar, il principale difensore di ciò che resta dell’Ordine dei Druidi, e sta imparando a controllare la sua potente magia. Se trovassero un modo per sopravvivere al fratello di Tarsha, Tavo, e al druido che ha tradito Drisker Arc, potrebbero anche sconfiggere gli Skaar. Ma le probabilità di riuscita non sono alte, perché Tavo ora possiede lo Stiehl, una delle armi più potenti di tutte le Quattro Terre, ed è deciso a vendicarsi di tutti quelli che, secondo lui, gli hanno fatto del male.
“Ma non è sempre così. Qualche volta anche la scienza si rivela imprevedibile, giusto? E malgrado sia al servizio di una buona causa, può capitare che in seguito permetta di perseguire scopi malvagi. O viceversa. Le macchine non sono diverse dalla magia. Dipende dalle intenzioni di chi se ne serve.”
Ancora poche recensioni, ma tutte molto positive per questo terzo volume.
1
Uno scenario invernale, brullo e affascinante.
A neanche un centinaio di iarde dalle porte occidentali nelle mura della Fortezza di Paranor, tra i giganteschi, vecchi alberi, appena visibile attraverso il sipario candido appare una piccola radura. Come la foresta circostante, è coperta da un piede di neve fresca. L’oscurità non avvolge più il mondo, perché la notte sta per finire e i primi bagliori dell’alba sono già visibili in lontananza all’orizzonte.
Nella foresta regna il silenzio, gli uccelli e gli altri animali sono immobili.
Tutto dorme e sembra ibernato; c’è qualcosa di innaturale nell’aria quando Tavo Kaynin, nell’impeto dello slancio, perde l’equilibrio e barcolla in avanti.
Uscito dal suo nascondiglio, si è avvicinato alla sorella da dietro, brandendo il leggendario pugnale chiamato Stiehl, e gliel’ha conficcato nella schiena. Il colpo letale è il culmine del viaggio che ha intrapreso dopo aver deciso che la sorella lo aveva tradito, abbandonato e trascurato, e che quindi doveva morire. La soddisfazione che prova quando la colpisce e l’abbatte è immensa, uno sfogo della frustrazione e della rabbia represse che lo tormentavano da settimane. Ecco, finalmente, la conclusione. Ecco, finalmente, la vendetta che cercava.
Eppure, anche mentre gioisce del suo successo, avverte un’inaspettata sensazione di perdita. La sorella è l’ultimo membro della sua famiglia, l’ultimo collegamento con la sua vecchia vita, e Tavo d’un tratto si ritrova in preda al dubbio e all’incertezza. Uccidendola, ha ottenuto ciò di cui aveva disperatamente bisogno: porre fine alla propria follia. O no? Che cosa ha fatto, in realtà?
Una frazione di secondo dopo le sue emozioni si disperdono nel vento che soffia piano attorno a lui.
Capisce che qualcosa non va.
L’arma e il braccio hanno attraversato il corpo di lei senza incontrare materia solida, solo aria. Ecco il motivo per cui ha perso l’equilibrio e sta vacillando: perché il suo slancio non è stato arrestato dall’impatto con una creatura in carne e ossa. Tarsha non è nemmeno più visibile, è svanita totalmente, e Tavo all’improvviso capisce di essersi sbagliato su tutto.
«Fermo dove sei!» sibila Drisker Arc mentre ruota verso di lui.
Tavo cerca di stabilizzarsi sulle gambe e di scappare, ma il druido gli è già addosso, gli afferra il braccio e lo torce con così tanta violenza che lo Stiehl cade nella neve e scompare. Nel frattempo, il ragazzo vede che sua sorella è in piedi a fianco del druido, illesa e scioccata.
È stato imbrogliato.
Reagisce d’istinto, evocando il Canto Magico per attaccare i due e i loro compagni, il paladino dei Druidi e il principe degli Elfi. Ma la sua voce viene bloccata prima che lui riesca a emettere un suono abbastanza forte. Si ode un flebile gracidio, poi il druido stringe le mani attorno al suo collo ed esercita una pressione sulla trachea. L’aria gli esce dai polmoni con un sibilo, ma è talmente poca che produce solo un rantolo. Nonostante Tavo si agiti e si contorca per sfuggire alla presa, non è capace di liberarsi.
Tutto comincia a diventare nero.
«Dar Leah!» chiama seccamente il druido, e il paladino gli è subito accanto. «Occupatene tu.»
Tavo viene ghermito e spinto giù nella neve, con una lama affilata premuta contro la gola. L’implicazione è chiara: se si muove, morirà. Capisce la situazione e, anche se una nuova ondata di frustrazione e rabbia lo pervade, sa che non è il caso di sfidare quella lama. Si affloscia sotto le forti mani del paladino e spera che Clizia lo salvi.
Drisker si è piazzato davanti a Tarsha e il principe degli Elfi ora si trova al suo fianco. Insieme, formano una barriera difensiva per respingere un eventuale attacco di Clizia Porse. Tavo pensa che con ogni probabilità lei deciderà di non fare nient’altro che scomparire nella notte. Perché non dovrebbe? È così che si comporterebbe lui se fosse al suo posto. L’ha completamente delusa. Ha disobbedito alle istruzioni – uccidere prima il druido e poi Tarsha – e, di conseguenza, è stato sconfitto. La strega è esigente e di sicuro lo reputa un alleato incapace, dunque inutile. Non correrà ulteriori rischi. China la testa, disperato.
Trascorre qualche istante e non accade nulla. “Se n’è già andata.” La radura si è fatta silenziosa, come in attesa, la neve scende sempre più copiosa e la luce dell’alba viene inghiottita da un grigio profondo. Il fiato delle persone che lo circondano si addensa nell’aria formando nuvolette bianche; solo qualche lieve movimento dei corpi testimonia che non tutto è congelato.
«Niente» bisbiglia infine Brecon Elessedil.
Drisker Arc lo contraddice. «Lei è qui.»
Le parole che gli sono appena uscite dalle labbra trovano subito conferma. Dal nulla, un vento rabbioso proveniente dalla foresta spazza la piccola radura e li sferza con una tale veemenza da farli barcollare all’indietro per diversi passi, con le teste chine per proteggersi. Mentre si accucciano a terra, l’oscurità si infittisce e l’ululato del vento raggiunge un crescendo che quasi spacca i timpani.
“Sta venendo a liberarmi” pensa Tavo, esultante.
Ma ha ancora la lama premuta contro il collo e, a dispetto dei suoi sforzi, non riesce a evocare la magia; ogni tentativo di liberarsi fallisce mentre le mani dell’aguzzino lo stringono più forte.
Le ombre si raccolgono e si stringono attorno a lui. Il druido con dei gesti crea linee azzurre difensive, che pulsano e scintillano contro il buio. I membri del piccolo gruppo si accalcano nel morso del vento tenendo gli occhi bene aperti, l’uno vicino all’altro e a Tavo, per non essere colti di sorpresa.
Infine l’elfo tira fuori i suoi talismani, la cui luce guizza tra gli alberi. Drisker si raddrizza, pronto a colpire, ma le Pietre Magiche non rilevano tracce di Clizia nelle vicinanze; il loro bagliore si spegne nel buio a nemmeno una ventina di piedi di distanza. Un attimo dopo il vento si placa, le ombre scompaiono e il mondo, alle prime luci dell’alba, torna a essere ciò che era prima.
«Se n’è andata» annuncia Brecon.
«Per ora sì» conferma il druido. «Si è nascosta per non farsi trovare. Questa è una magia antica, così potente da ostacolare persino le Pietre Magiche. Molto rara.»
Gli altri tre si alzano e il paladino trascina Tavo con sé. Restano lì insieme a guardare la foresta, per accertarsi di non essersi sbagliati. Ma il silenzio è profondo e ininterrotto; Clizia Porse è fuggita.
«Che cos’è successo di preciso?» chiede il paladino.
Tavo Kaynin si sta ponendo la stessa domanda.
«Di qualunque cosa si trattasse, lei ha fallito» risponde l’elfo, battendo i piedi per scuotersi la neve dagli stivali.
Accanto a loro, Tavo si rende conto che Tarsha lo sta guardando ma non riesce a incrociare i suoi occhi. Non è in grado di affrontare quello che vi vedrà. Sebbene sia furioso all’idea di non essere riuscito a ucciderla, inaspettatamente si vergogna di avere anche solo pensato di farlo. In lui sta prendendo corpo una nuova consapevolezza che lo induce a mettere in discussione tutto ciò che credeva vero. Non c’è traccia di Fluken, né si sente la sua voce. Ormai tutti i suoi consigli gli sembrano vuoti e interessati. Se fosse davvero un amico, adesso sarebbe lì ad aiutarlo. Gli sarebbe rimasto accanto, come tante volte aveva dichiarato che avrebbe fatto. Ma Fluken non mantiene le promesse. Quell’infido bugiardo è scappato con la strega.
«No, non ha fallito» dice Drisker, spezzando il silenzio. Con lo stivale sta frugando nella neve davanti a sé. «Ha fatto esattamente quello che voleva.» Si inginocchia e per un momento scava con la mano guantata, poi alza lo sguardo. «Si è ripresa lo Stiehl.»