Il mondo è un alveare è un libro scritto da Joanne Harris e illustrato da Charles Vess, pubblicato da Garzanti, il 22 luglio 2021, tradotto da Laura Grandi. Un romanzo a nido d’ape formato da cento celle (i capitoli), ogni cella una storia a sé stante, ed ogni storia è un tassello di un quadro più ampio.
«Tanto tempo fa, molto lontano
tanto lontano, molto tempo fa.
I Mondi sono un alveare, si sa;
i Mondi sono un alveare.»
La trama di «Il mondo è un alveare»
C’è una storia che le api raccontano a cui è impossibile non credere. Una storia che si perde nei secoli. Ha inizio con la nascita di Re Crisopa, un uomo crudele e ingannatore, sovrano del Popolo della Seta, che trova la redenzione compiendo un lungo viaggio dentro sé stesso e nel cuore silenzioso del mondo. È qui che incontra individui straordinari, ognuno dei quali ha qualcosa da insegnare. La creatività è il primo regalo che riceve, da un abile giocattolaio che rincorre l’opera perfetta, perché incapace di sacrificare la purezza dell’arte in nome della cinica materialità. La conoscenza è il secondo dono e giunge da una principessa tenace il cui animo si riscalda con le parole del sapere e si inaridisce di fronte alle rigide regole di corte. Grande esempio di solidarietà è per lui il cane più piccolo che si sia mai visto, il più insospettabile degli esseri mondani che nasconde un coraggio senza pari. Poi è la volta della regina innamorata della luna, che gli trasmette la bellezza come nessun altro sa fare. Incontro dopo incontro, Re Crisopa impara a guardarsi intorno con occhi diversi e scopre che il mondo assomiglia a un grande alveare. Come la casa delle api, è un mosaico di tanti microcosmi abitati da centinaia di migliaia di creature che, industriose, si adoperano perché tutto funzioni alla perfezione. Nessuna creatura può fare a meno dell’altra. Soltanto con uno sforzo collettivo si può tessere un grande racconto che si nutre del nettare magico dell’immaginazione. Faremo la conoscenza della vendicativa Regina Ragno, del letale Arlecchino, dei Cavalieri del Deserto, della Regina sottomarina innamorata della Luna, della cacciatrice con la tigre meccanica, dellla principessa che sogna una biblioteca, attraverseremo i nove mondi perfino il Regno della Morte.
“Mia madre mi diceva: «Le fate non esistono. La gente ignorante vedeva le farfalle e immaginava che fossero fate». Ma la mia vecchia nonna diceva: «Non è vero. La gente vedeva le fate, altroché, ma credeva che fossero farfalle»”
L’autrice racconta che: “Ho iniziato a scrivere queste storie alcuni anni fa, su Twitter. Sotto l’hashtag #Storytime le scrivevo ogni volta che lo spirito mi commuoveva, in momenti strani della giornata. Li ho scritti sui treni; negli aeroporti; in risposta all’attualità; e poiché erano favole, le ho scritte in un linguaggio piuttosto particolare, usando la limitazione caratteriale imposta da Twitter per creare una modalità di narrazione volutamente stilizzata e performativa, più vicina alla tradizione orale che alla forma scritta. E ho sempre iniziato con la seguente frase: C’è una storia che le api raccontavano, che rende difficile non crederci.
Un libro che sembra racchiudere un universo di opposti dove luci e ombre, sogni e incubi, virtù e malvagità convivono e creano un perfetto equilibrio che ammalia fin dalle prime pagine. Un universo dove la parola è una forza in grado di plasmare la realtà che ci circonda e di renderla intelligibile a chi è disposto ad ascoltare la sua voce senza pregiudizi.
“Quello che vi trovò è una storia che solo le api sanno come raccontare. E le api la raccontano ancora oggi: portandola di fiore in fiore, aggiungendovi altre storie, sussurrandola ai venti, trasformandola in nettare. Così è sempre stato con le api, le più sagge del Popolo della Seta: le filatrici di storie, le costruttrici dei Mondi, il cuore pulsante del Favo.”
Le recensioni
Le poche recensioni che si trovano sono tutte positive, parlano di atmosfere piene di magia, di fiabe moderne dal sapore antico. Con ogni storia vengono affrontate tematiche importanti. I personaggi, pur essendo creature fantastiche, sono resi umani e intensi. Se siete amanti di fiabe bislacche e di mondi fantastici e surreali allora questo libro fa per voi.
Incipit di “Il mondo è un alveare”
1.
NETTARE
Quando i Nove Mondi erano ancora molto giovani non esistevano storie. Esisteva solo il Sogno, il fiume che scorre attraverso tutti i Mondi, riflettendo i cuori e i desideri del Popolo nel suo viaggio verso il Pandemonio.
Ma accanto a quel fiume cresceva un fiore senza nome. Cresceva solo lì, sulle rive del Sogno, fra le polverose pianure di Morte e le scure rocce di Dannazione. I suoi petali erano pallidi come l’amore giovane, le sue foglie erano come il cielo stellato, le sue radici erano impregnate dei sogni del Popolo e il suo profumo era come il miele e il dolore straziante.
Ma nessuno vedeva il fiore dei sogni, né sentiva il suo profumo nell’aria incantata. Nessuna creatura vivente aveva mai visto il colore dei suoi petali né toccato una delle sue foglie splendenti. Finché, un giorno, uno sciame di api trovò la via per il Mondo Sotterraneo. Si posarono sul fiore e si nutrirono, estrassero il nettare dal suo cuore profumato. E quando alla fine tornarono all’alveare, dal nettare fecero del miele e lo diedero da mangiare alla loro giovane Regina, mentre lei cresceva nella culla del favo.
Il miele era scuro, aromatico e dolce. La Regina, nella sua cittadella dorata, fu ben nutrita dal nettare dei sogni. E crebbe in saggezza e bellezza fino a quando non divenne la Regina del Favo, la capostipite del Popolo della Seta, che alcuni chiamano le Fate, e alcuni i Primi, e altri i Custodi delle Storie.
Tramite questa impollinazione incrociata, la Regina nacque nell’Aspetto della gente dai cui sogni aveva avuto origine. Poteva passare attraverso i loro Mondi, poteva vedere nei loro cuori. Poteva usare ciò che vedeva per tessere malie del tipo più meraviglioso: malie che costruivano mondi nell’aria, che aprivano ogni porta segreta, ogni camera del cuore. E queste furono le primissime storie.
Ma, sull’altra sponda del fiume Sogno, la Regina di Halloween, per metà donna e per metà cadavere, signora del Regno della Morte, osservava la Regina del Favo da lontano. Dall’occhio morto riusciva a vedere nei sogni più cupi del Popolo, dall’occhio vivo riusciva a vedere ogni cosa nei Nuovi Mondi. Il tocco della sua mano viva era un dono che nessun uomo aveva mai conosciuto; il tocco della sua mano avvizzita portava Morte. Il suo regno era deserto da ogni lato. Non cresceva nulla, non cambiava nulla, e le uniche storie che lei avesse mai sentito erano quelle che si concludevano con la morte di tutti i protagonisti. Con il passare del tempo, divenne gelosa della Regina del Favo e delle sue storie e cominciò a fare piani per rubare il bel fiore dei sogni.
Così una notte attraversò il fiume e andò in cerca del fiore dei sogni. Per un po’ si trattenne a guardarlo, respirandone il profumo incantato. Nel suo reame niente era profumato, niente era morbido o bello. Una terribile solitudine scaturì nel suo cuore e una sola lacrima scorse sulla parte viva del viso distrutto. Tese una mano per cogliere il fiore, ma, nella fretta, la Regina scordò di usare la mano viva, e toccò il bel fiore dei sogni con le dita morte e avvizzite.
Il fiore dei sogni appassì e morì immediatamente. Un fiore simile non si è mai più visto. Ma il suo nettare rimase con la Regina del Favo e con le brave api industriose, che passavano di fiore in fiore, riportavano il polline all’alveare e raccontavano le loro storie ovunque andavano – poiché anche loro si erano nutrite del nettare, e ora facevano parte del fiume: il Fiume che scorre attraverso i Nove Mondi, portando con sé i sogni del Popolo e tessendoli in storie.
Alcune di queste storie portano con sé un pungiglione. D’altronde è tipico delle api.