Black money è un thriller scritto da Paolo Roversi, pubblicato nel 2021, da SEM. Il secondo capitolo con la profiler Gaia Virgili, impegnata in una nuova indagine adrenalitica, alle prese con un collettivo hacker intenzionato a rubare dai bancomat delle banche di tutto il mondo. Ambientato tra Milano, Parigi, Londra, Berlino e New York, racconta la rapina del millennio.
“Ritornare a Milano, dopo tanti anni, suscitava in Gaia sentimenti contrastanti. Certo, quella era stata la città che l’aveva in un certo senso consacrata, permettendole di spiccare il volo grazie alla cattura del killer delle donne sole, ma al tempo stesso era anche un luogo in cui aveva sofferto, in cui le sue paure si erano acuite e dove, se non avesse avuto una certa intuizione, avrebbe miseramente fallito, nel qual caso la sua vita avrebbe preso una piega ben diversa.«Sono le occasioni che cambiano il corso degli eventi»”
La trama di «Black money»
Che cosa collega il rapimento di un’antropologa a Parigi con gli omicidi di un banchiere a Milano e di un finanziere saudita a Nizza? Sono tutti eventi in preparazione di quella che diventerà “la rapina del millennio”, progettata da un collettivo hacker internazionale che si fa chiamare FaceLess. L’indagine viene affidata alla profiler Gaia Virgili, da poco a capo di una squadra investigativa dell’Europol, con sede a L’Aia. Ad aiutarla ci saranno Dominic Lamarque, commissario di polizia della brigade criminelle di Parigi con un passato nella legione straniera, il catalano Cesar Cabrera, ex Mossos d’Esquadra, e Gil Fontain, ingegnere ed esperto d’informatica, che sarà l’arma in più contro gli hacker di FaceLess. A loro, inoltre, si affiancherà Jack Durrell, ambiguo agente statunitense della National Security Agency, con un passato nella CIA e tanti segreti da nascondere. La squadra dell’agente speciale Virgili si metterà prima sulle tracce dei responsabili degli omicidi e poi dei rapinatori, in quella che ben presto si trasformerà in una sorta di partita a scacchi internazionale con un avversario astuto e “invisibile” soprannominato Defoe.
“La profiler sospirò preparandosi all’ennesimo viaggio. Si sentiva come una pallina del flipper impazzita: nell’arco di una manciata di ore aveva girato mezza Europa e ora stava imbarcandosi per gli Stati Uniti. Decisamente il lavoro all’Europol non era noioso!”
Le recensioni
Le recensioni sono mediamente positive, alla maggior parte è piaciuto molto, altri dopo metà libro hanno percepito un calo di intensità, alcuni lamentano la mancanza del lato umano ed emozionale, ma nessuno ne parla male. Io sono amate dei libri dell’autore con protagonista Radeschi, spero di ritrovare la stessa piacevole lettura, non resta che leggerlo al più presto.
“Ogni pièce teatrale, anche la più modesta, necessita di una prova generale. E così deve essere anche per il colpo del millennio”
Black Money si ispira alla storia della più grande rapina mai avvenuta a livello mondiale, realmente accaduta nel 2013, che ha fruttato ai banditi oltre 45 milioni di dollari dopo che erano riusciti ad hackerare i sistemi di sicurezza delle banche e a rapinare in contemporanea – con un’audacia e un sincronismo impressionanti – migliaia di sportelli bancomat sparsi in ventisette stati del mondo.
Alla fine del libro Roversi ci racconta della rapina de millennio, quella vera.
“Una rapina come quella vista nel film Ocean’s Eleven è esistita davvero. Più in grande, però, e non si è limitata a colpire il caveau di un casinò, ma è avvenuta su scala mondiale. Il 19 febbraio del 2013, infatti, più di un centinaio di uomini sparsi in ventisette paesi del mondo hanno assaltato simultaneamente i bancomat delle principali città, da New York a Tokyo, ripulendoli fino all’ultimo centesimo.”
Incipit di “Black money”
Candice Monroe spalancò gli occhi e si sentì soffocare. Non capiva cosa le stesse succedendo, avrebbe voluto gridare ma non ci riusciva. Cercò di tirarsi su, ma le risultò impossibile: aveva i polsi legati dietro la schiena e le caviglie bloccate. Era in trappola, rinchiusa in un luogo stretto che puzzava di gasolio. La cosa peggiore, tuttavia, era che non ricordava come fosse finita in quella situazione. Provò inutilmente a liberare le mani.
Il suo respiro si fece affannoso. Il nastro adesivo che le copriva la bocca quasi non lasciava passare l’aria. Tentò di calmarsi, anzi se lo impose per non morire asfissiata. Rallentare il ritmo cardiaco, respirare col naso. Difficile stando in quel buco, legata con del fil di ferro che le tagliava la pelle dei polsi e delle caviglie.
Chiuse gli occhi e si sforzò di razionalizzare, di ricostruire. L’ultimo ricordo nitido che aveva era quello di lei che saliva su un taxi, subito dopo la conferenza alla Sorbonne. Da lì, buio completo.
Decise di concentrarsi sui rumori. Avvertiva un rollio continuo, ogni tanto sobbalzava e, ben presto, si rese anche conto che la sua prigione si muoveva. Doveva trovarsi su un furgone o nel baule di un’automobile.
L’andatura diminuì e il mezzo s’arrestò. Sentì una portiera sbattere e, un attimo dopo, il portabagagli si spalancò. A quel punto fu investita dalla luce artificiale di una lampada al neon.
Un uomo le sorrise. Un cappello a tesa larga calato sulla fronte e una folta barba a coprirgli il volto.
Dal poco che riusciva a intravedere, sembrava che si trovassero in un garage o in un’autorimessa.
«Si calmi, dottoressa Monroe. Lei è qui per un esperimento scientifico. Se verranno confermate le sue tesi, forse vivrà. In caso contrario…»
L’uomo parlava un inglese perfetto. Da straniero, certo, ma impeccabile.
Candice iniziò a tremare. Conosceva il suo nome, l’aveva chiamata dottoressa. Ma di che esperimento si trattava? E poi cosa significava “Se verranno confermate le sue tesi, forse vivrà”?
Spalancò gli occhi terrorizzata mentre lui le si avvicinava con una siringa in mano. «Non siamo ancora arrivati a destinazione» la informò. «Cambiamo solo mezzo di trasporto.»
La donna cercò di opporsi, ma la tenne ferma infilandole con perizia l’ago nel braccio destro.
«Calma» le sussurrò mentre il liquido le scorreva nelle vene. In meno di un minuto Candice perse i sensi, lui la sollevò senza difficoltà e l’adagiò nel portabagagli di un’altra automobile.2
Milano, piazza AffariL’obiettivo era in ritardo e Klaus Hoffmann cominciava ad inquietarsi. Secondo le informazioni, Harib Al Alawi, vicepresidente esecutivo della Bank Muscat in Oman, avrebbe dovuto avere un incontro con alcuni broker subito dopo la chiusura delle contrattazioni, vale a dire circa mezz’ora prima, solo che ancora non si era fatto vivo.
Milano era soleggiata e umida, e Klaus, che indossava una pesante tuta da motociclista in pelle, sudava copiosamente. A cose fatte, se la sarebbe tolta per gettarla in un cassonetto dei rifiuti insieme ai guanti e alla pistola, ma fino ad allora avrebbe dovuto sopportare quella canicola così atipica per il mese di settembre.
La sera precedente, quando era salito sul treno, a Monaco di Baviera pioveva a dirotto e l’aria era frizzante, lì invece pareva fosse ancora piena estate.
Si era appostato ormai da ore davanti alla sede della Borsa, un imponente palazzo in marmo bianco corredato all’esterno da quattro grandi piedistalli che sorreggevano ciascuno una statua.
Su una targa aveva letto il nome dell’edificio, PALAZZO MEZZANOTTE, dal cognome dell’architetto che l’aveva progettato nel 1932. La cosa che però aveva incuriosito di più il tedesco era la strana scultura che troneggiava al centro della piazza antistante. Alta più di dieci metri, era stata realizzata con il bianchissimo marmo di Carrara e raffigurava un’enorme mano con il dito medio alzato.
Vedendola, Klaus aveva accennato un sorriso: quel gesto e il suo significato erano inequivocabili. Restava da capire a chi fosse rivolto: ai risparmiatori, ai broker, ai cittadini che passavano di lì? Non ebbe molto tempo per rifletterci, perché la berlina nera che aspettava finalmente spuntò da via delle Orsole fermandosi proprio davanti alla scalinata del palazzo, e lui si preparò all’azione.
Serie con la profiler Gaia Virgili
2020 – Psychokiller
2021 – Black Money