Opzione finale è un romanzo d’avventura scritto da Clive Cussler insieme a Boyd Morrison, pubblicato in Italia il 14 giugno 2022, da Longanesi, tradotto da Annamaria Raffo.
E’ il quattordicesimo volume della serie “The Oregon Files”, con protagonista il Capitano Juan Cabrillo che deve affrontare un’altra missione mozzafiato. Al largo della costa brasiliana c’è un altro capitano con una gamba sola, con una nave proprio come l’Oregon.
Stesse armi, stessa tecnologia, stessa capacità di eludere la cattura. Quando questo lupo travestito da agnello inizia ad affondare navi innocenti la verità diventa chiara: qualcuno vuole incastrare Cabrillo e il suo equipaggio.
Quando fosse stata ritenuta colpevole di tutti quegli incidenti, l’Oregon sarebbe finita sulla lista nera degli Stati Uniti, e così pure il suo comandante. Nessuno alla CIA sapeva che l’Oregon aveva un doppelgänger, un gemello identico e maligno, una copia perfetta fino ai sistemi d’arma e agli avanzatissimi motori magnetoidrodinamici.
Trama di “Opzione finale”
Quando la Cia si rende conto che tre delle sue migliori spie sono state smascherate durante una missione in Brasile, chiama in aiuto Juan Cabrillo e l’equipaggio della Oregon per salvare gli agenti. Quella che si presenta a tutti gli effetti come un’operazione di routine, si rivela presto per ciò che realmente è: una trappola orchestrata dal peggior nemico di Cabrillo, un uomo mosso dall’odio e assetato di vendetta.
E che malauguratamente ha a disposizione una nave tanto armata, tecnologica e all’avanguardia quanto la Oregon. Con una sola differenza: a bordo non ha lo stesso equipaggio, e non può quindi contare sull’astuzia e sull’esperienza di Cabrillo e dei suoi compagni. Basterà questo a fronteggiare la minaccia e a fare la differenza?
Fra rischi di attacchi di sottomarini nucleari, fra scoperte di armi micidiali risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e nascoste nel cuore del Brasile, Cabrillo e i suoi avranno le ore contate per scongiurare il più terribile degli scenari.
“Tempo prima Juan era stato egli stesso un agente della CIA. Dopo essersi distinto in varie missioni clandestine, si era stancato della burocrazia e aveva abbandonato la carriera per fondare la Corporation, un’organizzazione sconosciuta ai più e pensata per compiere operazioni segrete in modo tale da permettere al governo americano di negare ogni coinvolgimento. Per intraprendere quelle missioni, operavano dall’Oregon, che era stata appositamente costruita per quello scopo. Il loro lavoro consisteva principalmente nel salvare personalità rapite, infiltrare reti terroristiche, recuperare informazioni cruciali da nazioni in guerra, e indagare sulle minacce contro gli Stati Uniti.
Chi è il il Capitano Juan Cabrillo
Il Capitano Juan Cabrillo è un ex militare della Marina degli Stati Uniti che ha fondato la Corporation, una società privata di intelligence e sicurezza che opera al di fuori della giurisdizione governativa. E’ un eroe di avventura moderno, che affronta sfide pericolose e adrenaliniche in tutto il mondo, grazie alla sua intelligenza, alla sua astuzia e alla sua abilità nel combattimento.
Nella serie di romanzi, Cabrillo e la sua squadra affrontano missioni pericolose in tutto il mondo, spesso in conflitto con organizzazioni criminali internazionali, governi corrotti e gruppi terroristici. La sua nave principale è il Oregon, un vascello militare altamente avanzato che è stato convertito in una nave mercantile per la sua missione di copertura.
Cabrillo è descritto come un uomo astuto, intelligente e risoluto, con una vasta esperienza in operazioni speciali. Ha una personalità carismatica e una grande abilità nel manipolare gli altri, spesso utilizzando l’ironia e l’umorismo per distendere situazioni difficili.
Qualcuno poteva considerarli dei mercenari, ma la regola numero uno di Juan era quella di agire sempre e solo nell’interesse dell’America. Prestare i propri servigi a potenze straniere ostili era semplicemente impensabile. Era un lavoro pericoloso e nel corso degli anni avevano perso diversi membri dell’equipaggio. Ma era anche redditizio. Ogni membro dell’equipaggio era socio a tutti gli effetti della Corporation e poteva aspettarsi di godere di un meritato benessere quando fosse andato in pensione.”
Le recensioni sono molto positive, anzi, sia i fan che gli amanti hanno trovato un romanzo dinamico e coinvolgente, che tiene i lettori incollati alle pagine dall’inizio alla fine, anche se prevedibile.
Incipit di “Opzione finale”
PROLOGO
TRENTA MIGLIA A NORD-EST
DI CAPO HATTERAS
CAROLINA DEL NORD
30 gennaio 1921Attraverso il periscopio, il Kapitän Hans Schultz osservava compiaciuto il caos a bordo dello schooner Carroll A. Deering. Lo scafo bianco dell’elegante veliero a cinque alberi era facile da distinguere contro il grigio delle nuvole temporalesche che si andavano addensando in lontananza. L’equipaggio della nave da carico correva avanti e indietro per il ponte in preda al panico.
Schultz riferiva quello che vedeva ai marinai nella camera di manovra del suo sommergibile, il Bremen.
«Un uomo si strappa metodicamente i capelli. Un altro sembra urlare in modo incontrollabile mentre corre in tondo. Altri due stanno gettando a caso carte e oggetti in mare.»
«Che genere di oggetti?» chiese lo scienziato Istvan Horváth con un leggero accento straniero. Ungherese di nascita, parlava correntemente il tedesco. Era sempre affascinato dai risultati della sua creatura, un dispositivo ingegnoso che aveva soprannominato Irre Waffe.
Arma della follia.
«Bauli. Indumenti. Libri. Strumenti per la navigazione.»
«Affascinante.»
Gli occhi di Schultz furono attratti da un paio di uomini vicini alle scialuppe di salvataggio. Stavano segando le funi della gruetta con grossi coltelli.
«Stanno sganciando una scialuppa di salvataggio» disse.
«Non ci salgono?» chiese Horváth.
«No. Sembra… Sì, è atterrata in acqua capovolta. Adesso
si accingono a gettare a mare la seconda.» Distolse lo sguardo dal periscopio e si voltò verso Horváth, un ometto con occhiali cerchiati di corno e un’incipiente calvizie che continuava a prendere appunti su un quaderno rilegato in pelle.
«Anche se questa volta ci è voluto più tempo perché gli effetti si manifestassero» osservò Horváth con orgoglio, «il risultato sembra essere lo stesso. Sospetto che la differenza dipenda dal fatto che la nave ha lo scafo di legno.»
«Allora d’ora in avanti prenderemo di mira solo navi con lo scafo d’acciaio» rispose Schultz. «Non mi piace stare così a lungo a quota periscopio vicino a un’area pattugliata dalla Guardia Costiera.»
Avevano a disposizione un ampio assortimento di obiettivi lungo la costa orientale degli Stati Uniti, uno dei tratti di mare più trafficati al mondo, per cui potevano permettersi di scegliere. La Deering era la quarta nave che attaccavano nelle ultime tre settimane. Progettato come sommergibile mercantile per contrabbandare rifornimenti oltre il blocco navale britannico durante la Grande Guerra, in occasione del viaggio inaugurale il Bremen era stato distolto dallo scopo per cui la marina imperiale lo aveva concepito. Lo avevano dichiarato scomparso per poterlo utilizzare come banco di prova segreto per una tecnologia sperimentale, una tecnologia che avrebbe potuto far vincere la guerra alla Germania se fosse stata perfezionata in tempo.
Ma quando gli Imperi centrali si erano arresi, la Irre Waffe non era ancora pronta.
Così Schultz e Horváth avevano stretto un patto per rubare il Bremen e sparire insieme all’equipaggio consenziente e all’arma rivoluzionaria, con il nuovo intento di diventare ricchi. Per tre anni, il piano aveva funzionato addirittura meglio di quanto sperassero, e quella spedizione era stata la più redditizia intrapresa fino a quel momento. Il Bremen poteva trasportare fino a settecento tonnellate di carico, ma quella missione aveva avuto così tanto successo che presto le stive sarebbero state piene. Avrebbero dovuto tornare alla base per scaricare il bottino.
Schultz tornò al periscopio. La seconda scialuppa di salvataggio del Deering cadde in acqua senza occupanti. Un attimo dopo, un uomo dell’equipaggio si buttò in mare. La nave, che procedeva a vele spiegate, se lo lasciò rapidamente alle spalle.
«Ecco il primo» disse Schultz.
«Giubbotto di salvataggio?»
«No.»
Uno dopo l’altro, come spinti da una voce misteriosa, i membri dell’equipaggio si tuffarono nelle gelide acque invernali. Schultz li contò man mano che si lanciavano. L’ultimo ad abbandonare la nave fu un uomo sulla sessantina con barba e capelli bianchi che si gettò oltre il parapetto senza la minima esitazione.