La mappa nera è un giallo scritto da Jeffery Deaver, pubblicato il 5 luglio 2022, da Rizzoli, tradotto da Sandro Ristori. Quarto romanzo della serie con protagonista Colter Shaw, un cercatore di persone scomparse, ma questa volta cerca la risposta all’ultimo indovinello postumo di suo padre. Una ricerca che lo porterà a prove che faranno cadere la società segreta di spionaggio, BlackBridge.
“Colter Shaw si trovava in quella casa per via di una scoperta fatta alla Tenuta di famiglia, sulle impervie vette della California orientale.
Lì, sull’alta e brulla Echo Ridge, dov’era morto suo padre, aveva trovata una sua lettera, scritta e nascosta anni prima.
Una lettera destinata a cambiare la vita di Colter.”
Trama di “La mappa nera”
Alvarez Street, una strada popolare di San Francisco. Seduto sulla sua Yamaha, Colter Shaw osserva l’edificio color fiordaliso del civico 618. Se quella casa custodisce davvero ciò che lui immagina, allora davanti a sé ha la chiave per riprendere la missione iniziata dal padre e interrotta dalla sua morte: smascherare la BlackBridge Corporate Solutions, una società che opera nel nebuloso mondo dello spionaggio industriale e ricorre a ex membri dell’intelligence, militari e, all’occorrenza, criminali, per schiacciare senza pietà chiunque si frapponga tra lei e i suoi obiettivi.
L’ispezione della casa rivela un’informazione fondamentale: la prova per inchiodare la compagnia è custodita in una borsa. Per trovarla, Colter ha a disposizione una mappa della città, nascosta molti anni prima dal padre, su cui sono segnati diciotto punti: diciotto luoghi e forse altrettanti indizi che potrebbero condurlo fino a lei. La sfida è ardua, ma arrendersi alle difficoltà, per lui, non è mai stata un’opzione. Mentre sfreccia da un quartiere all’altro di San Francisco braccato dai mastini al soldo dell’azienda, la pericolosa caccia al tesoro in cui è impegnato dissotterra verità che lo coinvolgono in prima persona, per poi assumere una nuova urgenza: la sopravvivenza di un’intera famiglia è appesa a un filo e lui ha solo quarantott’ore di tempo per scongiurare il peggio.
L’unica certezza è che dietro c’è, ancora una volta, lo zampino della BlackBridge. Il conto alla rovescia incalza l’indagine di questo eroe solitario, di fronte al quale si delineano scenari sempre più foschi. Perché la borsa protegge un segreto che, nelle mani sbagliate, potrebbe scatenare una vera e propria catastrofe.
“… in una fredda sera d’ottobre, Colter Shaw aveva scoperto il corpo di suo padre nella desolazione di Echo Ridge. Aveva sedici anni, all’epoca.
Da allora, aveva imparato a conoscere fin troppo bene i soggetti che doveva affrontare:
Ian Helms, fondatore e CEO della BlackBridge. Ormai aveva superato i cinquant’anni ma conservava ancora un fascino da stella del cinema; nel suo passato c’erano collaborazioni con l’intelligence e la Difesa, aveva esperienza con la politica ed era stato lobbista”
Chi è Colter Shaw
Colter Shaw non è un poliziotto né un investigatore privato, incarna lo spirito del cacciatore di taglie. È un tracker, un localizzatore, uno che per vivere cerca persone scomparse, una volta portata a termine la sua missione, incassa la ricompensa da parte dei familiari di chi è scomparso nel nulla. Non lavora per criminali, è poco incline alla violenza ed è allergico alla burocrazia.
A bordo di un furgone, viaggia da una parte all’altra degli States per aiutare la polizia a risolvere i crimini e i privati cittadini e attraverso gli insegnamenti di suo padre e il suo carattere coriaceo non si arrende davanti alle ingiustizie, spingendolo a lottare fino ad adottare soluzioni estreme. Allenato dal padre fin da bambino a contare solo su se stesso quando lì fuori si mette male, Shaw è un vero talento nel seguire gli indizi, anche i più indecifrabili. Sa come sopravvivere in ogni situazione, anche la più estrema, perché sa quali regole rispettare.
Colter Shaw è un uomo pacato, silenzioso, che sorride di rado, eppure quando lavora su un caso tende a straparlare. La bussola che guidava Colter Shaw era lo stile di vita che si era scelto: non fermarsi mai nello stesso posto, dare la caccia a criminali e persone scomparse, scalare pareti di roccia, sentire il vento in faccia sulla sua moto in corsa. Spingersi al limite. Aveva sedici anni quando, in una fredda sera d’ottobre, aveva scoperto il corpo di suo padre nella desolazione di Echo Ridge.
Un tempo Colter Shaw aveva pensato di fare l’avvocato. Quando la famiglia aveva abbandonato la Baia di San Francisco per ragioni di sicurezza e si era trasferita nella California orientale, suo padre si era portato dietro centinaia di libri, tra cui parecchi tomi giuridici. Da ragazzino, Colter li divorava. Gli piacevano in particolare i casi concreti. Gli esempi pratici. Tutti i verdetti emanati dai tribunali. Li leggeva come se fossero romanzi.
Colter Shaw era cresciuto senza Internet, senza televisione. Il cinema più vicino alla Tenuta era a trenta chilometri di distanza. Trenta chilometri di terreno difficile e ostile, tra l’altro. L’ascolto della radio era tollerato, ma non incoraggiato. Usare il ricetrasmettitore invece era proibito, tranne che per le emergenze: Ashton temeva che i segugi delle onde radio potessero mettersi sulle loro tracce. Un monito che turbava molto i suoi figli, e non tanto per la minaccia in sé: lo vedevano come l’ennesimo segno del progressivo declino mentale del genitore. Tuttavia, nel corso dei viaggi per andare a trovare la famiglia a Seattle o a Austin, Shaw aveva scoperto i film. Suo zio gli aveva fatto conoscere il noir, che presto era diventato il suo genere preferito.
Nel corso della sua carriera era stato arrestato più di una volta. Anche se non era mai stato condannato, la natura stessa del suo lavoro implicava degli occasionali scontri con la polizia, e poteva capitare che gli agenti, a seconda dell’umore e delle circostanze del momento, lo trascinassero in centrale.
Incipit di “La mappa nera”
L’ACCIAIERIA
Colter Shaw estrae la pistola. Scende le scale in silenzio, giù nelle viscere del vecchio edificio, fino all’enorme scantinato che puzza di muffa e combustibile.
Lo scantinato, pensa. Ricordando l’ultima volta che ne ha visto uno. E quello che gli è successo laggiù.
Sopra di lui la musica picchia, i piedi tengono il ritmo. Il basso è il battito cardiaco di un runner. Ma il sopra e il sotto sono due universi distinti.
Arrivato in fondo alle scale studia l’ambiente che lo circonda. Orientarsi… Sempre orientarsi. Lo scantinato è una specie di cantiere aperto, lasciato a metà. A destra delle scale c’è un grosso spazio vuoto, a sinistra un lungo corridoio, più o meno una quindicina di metri. Intravede delle porte, delle stanze.
Scandaglia lo spazio vuoto a destra, non vede alcuna minaccia, ma niente che possa aiutarlo. Si volta a sinistra e avanza nel corridoio, superando caldaie e provviste accatastate: grossi pacchi di carta igienica, scatole di chili Hormel, bottiglie di plastica, tovaglioli usa e getta, piatti di carta Dixie, utensili di plastica. Una scatola di proiettili da nove millimetri.
Prosegue, cauto. La prima stanza sulla destra ha la porta aperta: una luce fredda piove dall’alto, un’altra più calda sfarfalla. Si affaccia, rimanendo nell’ombra. Un ufficio. Schedari, computer, una stampante.
Due uomini massicci, seduti a un tavolo, stanno guardando una partita di baseball su un monitor. Uno si sporge all’indietro e prende l’ultima birra dalla confezione da sei poggiata su una terza sedia. Shaw sa che sono armati perché sa che lavoro fanno. Quelli come loro sono sempre armati.
È consapevole di non essere del tutto invisibile ma il corridoio è buio, non ci sono luci e indossa una giacca nera, jeans e – dato che è venuto in moto – stivali. Non sono silenziosi come le Ecco che indossa di solito ma il battito pulsante che filtra dalla pista da ballo sopra di loro attutisce i passi. Attutirebbe persino i colpi d’arma da fuoco, suppone.
Gli uomini guardano la partita, chiacchierano e scherzano. Ci sono cinque bottiglie vuote. Alcol consumato. Tempi di reazione dilatati. Minor precisione. Potrebbe essere un vantaggio.
Se si arriverà a tanto.
Meglio disarmarli adesso? si chiede.
No. Troppi rischi. Possibilità di successo: settantacinque per cento, al massimo.
Sente la voce di suo padre: Mai usare le maniere forti quando basta l’astuzia.