Il vincitore del Premio Nobel alla Letteratura 2022 è Annie Ernaux. L’Accademia Reale Svedese l’ha scelta “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti ei vincoli collettivi della memoria personale ”. Proviamo a conoscerla meglio, anche se la cosa migliore per farlo sarebbe leggere le sue opere.
“Ci sono esseri che sono sommersi dalla realtà degli altri, dal loro modo di parlare, accavallare le gambe, accendere una sigaretta. Invischiati nella presenza degli altri. Un giorno, o piuttosto una notte, sono trascinati nel desiderio e nella volontà di un unico Altro. Ciò che credevano di essere scompare. Si dissolvono, e guardano il proprio riflesso agire, obbedire, trascinati nel corso sconosciuto delle cose. Sono sempre in ritardo sull’Altro, sulla sua volontà costantemente avanti di una mossa. Una volontà che non raggiungono mai.”
da Memoria di ragazza
Annie Ernaux è nata il 1º settembre 1940 a Lillebonne, in Normandia, da una famiglia di modeste condizioni sociali. Trascorre l’infanzia e la giovinezza a Yvetot, dove i genitori, prima operai e poi piccoli commercianti, gestiscono un bar-drogheria. Dopo gli studi all’Université de Rouen, ottiene l’abilitazione all’insegnamento e inizia la sua carriera di insegnante di lettere moderne in un liceo. Nel 1964 si sposa, ma il matrimonio, da cui nasceranno due figli, sarà destinato a durare pochi anni. Negli anni Settanta milita nel movimento femminista e scrive articoli a sfondo politico su Le Monde.
Nel 1974 pubblica il suo primo romanzo “Gli armadi vuoti“, prosegue nel 1977 con “Ce qu’ils disent ou rien” e nel “La donna gelata“, che costituiscono una trilogia di romanzi autobiografici, come monologo interiore retrospettivo, su temi come l’aborto, la solitudine, la disillusione amorosa e la monotonia del matrimonio vissuto nello stereotipo della perfetta casalinga degli anni Sessanta. Vince il Premio Renaudot nel 1984 con il quarto romanzo “Il posto“, dove narra la vita del padre, dalla giovinezza alla morte. Nel 2000 si ritira dall’insegnamento e si dedica alla scrittura de “Gli anni“, pubblicato nel 2008 con il quale vince, nel 2008, il Premio Marguerite Duras, il Premio François-Mauriac de la région Aquitaine e il Prix de la langue française alla carriera e nel 2016 il Premio Strega Europeo. Nel 1988 pubblica “Una donna” il cui tema principale è costituito dalla perdita della madre, con il quale ha vinto 2019 il Premio Gregor von Rezzori. Nel 1992 pubblica “Passione semplice“, una storia d’amore con un amante russo. Con i romanzi “La vergogna” (1997) e “Memorie di una ragazza” (2016) ha dato voce all’intimità di una donna che si è evoluta insieme agli eventi che la società francese ha subito dal dopoguerra. Dal romanzo “L’evento“, pubblicato nel 2000, in cui racconta la dolorosa esperienza di un aborto clandestino quando era studentessa, è stato tratto il film L’Événement che ha vinto il Leone d’oro al miglior film alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nel 2005 pubblica L’Usage de la photo, con Marc Marie, dove parla anche del suo tumore. Nel 2011 pubblica “L’altra figlia“, una lettera indirizzata alla sorella mai conosciuta, morta prima della sua nascita e “L’Atelier noir“, che riunisce vari taccuini composti da note e riflessioni sulla scrittura. Nel 2014 le è stata conferita la Laurea honoris causa dall’università di Cergy-Pontoise. Nel 2017 ha ricevuto Premio Marguerite Yourcenar alla carriera, nel 2018 il Premio Hemingway per la letteratura, nel 2019 il Premio Formentor de las letras alla carriera, nel 2021 il Prix Prince-Pierre-de-Monaco alla carriera e nel 2022 il Premio Mondello come autore straniero.
Secondo Ernaux la scrittura è un atto politico attraverso cui si il lettore può essere sensibilizzato, per esempio, sulla questione del “privilegio di nascita”, e sull’esperienza di genere in una società patriarcale.
I libri di Annie Ernaux
1974 – Gli armadi vuoti
1977 – Ce qu’ils disent ou rien
1981 – La donna gelata
1983 – Il posto
1987 – Una donna
1992 – Passione semplice
1993 – Diario dalla periferia
1997 – Non sono più uscita dalla mia notte
1997 – La vergogna
2000 – L’evento
2000 – La Vie extérieure
2001 – Se perdre
2022 – L’Occupation
2005 – L’Usage de la photo, con Marc Marie
2008 – Gli anni
2011 – L’altra figlia
2011 – L’Atelier noir
2013 – Retour à Yvetot
2014 – Guarda le luci, amore mio
2016 – Memoria di ragazza
2020 – Hôtel Casanova
2022 – Le jeune homme
La donna gelata di Annie Ernaux.
Una giovane coppia si sposa, condivide una casa, fa due figli. Anche se animata da ideali egualitari e progressisti, la famiglia presto si sbilancia e tutto il peso delle incombenze di ogni giorno ricade esclusivamente sulla moglie. Un’ingiustizia quotidiana, “normale”, che vivono moltissime donne. Con sguardo implacabile “La donna gelata” traccia un percorso di liberazione capace di trasformare l’inconfessabile orrore per la propria vita in coraggiosa e spietata presa di coscienza. Alternando l’impeto di una requisitoria alla precisione di un’indagine, Ernaux ci consegna un’analisi dell’istituzione matrimoniale che non ha uguali nella letteratura contemporanea. ACQUISTA
“Sono finiti senza che me ne accorgessi, i miei anni di apprendistato. Dopo arriva l’abitudine. Una somma di intimi rumori d’interno, macinacaffè, pentole, una professoressa sobria, la moglie di un quadro che per uscire si veste Cacharel o Rodier. Una donna gelata.”
Il posto di Annie Ernaux.
La storia di un uomo – prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna – raccontata con precisione chirurgica, senza compatimenti né miserabilismi, dalla figlia scrittrice. La storia di una donna che si affranca con dolorosa tenerezza dalle proprie origini e scrive dei suoi genitori alla ricerca di un ormai impossibile linguaggio comune. Una scrittura tesissima, priva di cedimenti, di una raffinata semplicità capace di rendere ogni singola parola affilata come un coltello. Il posto è un romanzo autobiografico che riesce, quasi miracolosamente, nell’intento più ambizioso e nobile della letteratura: quello di far assurgere l’esperienza individuale a una dimensione universale, che parla a tutti noi di tutti noi. ACQUISTA
“Per mangiare si serviva soltanto del suo coltellino a serramanico. Tagliava il pane a cubetti, lo teneva a portata di mano sul tavolo per accompagnare un po’ di formaggio, qualche salume, per fare la scarpetta. Vedermi lasciare qualcosa nel piatto lo faceva star male. Il suo lo si sarebbe potuto rimettere a posto senza lavarlo. A fine pasto puliva il coltello sulla tuta… Dormiva sempre con la sua camicia e la canottiera… in cortile, d’inverno, sputava e starnutiva con piacere”.
Gli anni di Annie Ernaux.
Come accade che il tempo che abbiamo vissuto diviene la nostra vita? È questo il nodo affrontato da “Gli anni”, romanzo autobiografico e al contempo cronaca collettiva del nostro mondo dal dopoguerra a oggi, nodo sciolto in un canto indissolubile attraverso la fusione della voce individuale con il coro della Storia. Annie Ernaux convoca la Liberazione, l’Algeria, la maternità, de Gaulle, il ’68, l’emancipazione femminile, Mitterrand; e ancora l’avanzata della merce, le tentazioni del conformismo, l’avvento di internet, l’undici settembre, la riscoperta del desiderio. Scandita dalla descrizione di fotografie e pranzi dei giorni di festa, questa “autobiografia impersonale” immerge anche la nostra esistenza nel flusso di un’inedita pratica della memoria che, spronata da una lingua tersa e affilatissima, riesce nel prodigio di “salvare” la storia di generazioni coniugando vita e morte nella luce abbagliante della bellezza del mondo. ACQUISTA
“Di ciò che il mondo ha impresso in lei e nei suoi contemporanei se ne servirà per ricostruire un tempo comune, quello che è trascorso da un’epoca lontana sino a oggi – per restituire, ritrovando la memoria della memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione vissuta della Storia”.
Una donna di Annie Ernaux.
Pochi giorni dopo la morte della madre, Annie Ernaux traccia su un foglio la frase che diventerà l’incipit di questo libro. Le vicende personali emergono allora dalla memoria incandescente del lutto e si fanno ritratto esemplare di una donna del Novecento. La miseria contadina, il lavoro da operaia, il riscatto come piccola commerciante, lo sprofondare nel buio della malattia, e tutt’attorno la talvolta incomprensibile evoluzione del mondo, degli orizzonti, dei desideri. Scritte nella lingua «più neutra possibile» eppure sostanziate dalle mille sfumature di un lessico personale, famigliare e sociale, queste pagine implacabili si collocano nella luminosa intersezione tra Storia e affetto, indagano con un secco dolore – che sconvolge più di un pianto a dirotto – le contraddizioni e l’opacità dei sentimenti per restituire in maniera universale l’irripetibile realtà di un percorso di vita. ACQUISTA
“Mia madre è morta lunedì 7 aprile nella casa di riposo dell’ospedale di Pontoise, dove l’avevo portata due anni fa. Al telefono l’infermiere ha detto: «Sua madre si è spenta questa mattina, dopo aver fatto colazione». Erano circa le dieci”.
Passione semplice di Annie Ernaux.
Una donna e un uomo condividono un’intensa relazione clandestina. Lui, straniero, è sposato e inaccessibile. La avvisa con una telefonata ogni volta che gli si presenta l’occasione di passare del tempo insieme. Gli incontri che seguono sono brevi, con l’amore che si consuma in amplessi tormentati dal presentimento del distacco. Poi lei lo osserva rivestirsi e andare via e allora riprende – lì da dove si era interrotta – quell’attesa ossessiva: di lui, di una chiamata, del prossimo intreccio di corpi e desideri. Quando la storia finisce, l’uomo e la donna smettono del tutto di sentirsi o vedersi. Restano, come marchi impressi nella carne, i segni del sesso, dell’amore, dell’attesa. Indizi di una passione semplice. ACQUISTA
La vergogna di Annie Ernaux.
Yvetot, giugno 1952. L’universo del bar-alimentari dell’infanzia di Ernaux viene sconvolto da un episodio spartiacque, terrificante: durante una lite il padre cerca di uccidere la madre, salvata forse solo dal provvidenziale intervento della figlia dodicenne. Attraverso il quotidiano confronto con le compagne di scuola, tutte borghesi, il rapporto con il mondo di provenienza – violento, contadino, operaio, non istruito – adesso si incrina. Lo «sguardo degli altri» si fa d’un tratto macigno, capace di schiacciare ogni slancio e condizionare ogni gesto. E’ il libro in cui, come non mai, Ernaux affronta di petto l’indicibile: il trauma e la vergogna che hanno acceso in lei il desiderio di ribellarsi e di scrivere. ACQUISTA
“Il linguaggio non è la verità. È il nostro modo di esistere nel mondo.”
L’evento di Annie Ernaux.
Ottobre 1963: una studentessa ventitreenne è costretta a percorrere vie clandestine per poter interrompere una gravidanza. In Francia l’aborto è ancora illegale – la parola stessa è considerata impronunciabile, non ha un suo «posto nel linguaggio». “L’evento” restituisce i giorni e le tappe di un’«esperienza umana totale»: le spaesate ricerche di soluzioni e la disperata apatia, le ambiguità dei medici e la sistematica fascinazione dei maschi, la vicinanza di qualche compagna di corso e l’incontro con la mammana, sino al senso di fierezza per aver saputo attraversare un’abbacinante compresenza di vita e morte. Calandosi «in ogni immagine, fino ad avere la sensazione fisica di “raggiungerla”», Ernaux interroga la memoria come strumento di conoscenza del reale. Dalla cronistoria di un avvenimento individualmente e politicamente trasformativo sorge una voce esattissima, irrefutabile, che apre uno spazio letterario di testimonianza per generazioni di donne escluse dalla Storia. ACQUISTA
“Migliaia di ragazze sono salite lungo la scala, hanno bussato alla porta dietro la quale c’era una donna di cui non sapevano nulla a cui stavano per consegnare il proprio sesso e il proprio ventre”.
Guarda le luci, amore mio di Annie Ernaux.
«Raccontare la vita»: è questo il nome della collana per la quale nel 2012 l’editore francese Seuil chiede un libro ad Annie Ernaux. Senza esitazioni, l’autrice sceglie di portare alla luce uno spazio ignorato dalla letteratura, eppure formidabile specchio della realtà sociale: l’ipermercato. Ne nasce dunque un diario, in cui Ernaux registra per un anno le proprie regolari visite al «suo» Auchan annotando le contraddizioni e le ritualità ma anche le insospettate tenerezze di quel tempio del consumo. Da questa «libera rassegna di osservazioni» condotta tra una corsia e l’altra – con in mano la lista della spesa -, a contatto con le scintillanti montagne di merci della grande distribuzione, prende vita “Guarda le luci, amore mio”, una riflessione narrativa capace di mostrarci da un’angolazione inedita uno dei teatri segreti del nostro vivere collettivo. ACQUISTA
“Che cosa cerco con ostinazione nella realtà? Il senso?
O forse annotare i gesti, gli atteggiamenti, le parole delle persone che incontro mi dà l’illusione di essere vicina a loro. Io non parlo con loro, le guardo e le ascolto soltanto.”
L’altra figlia di Annie Ernaux.
In un’assolata domenica d’estate una bambina ascolta per caso una conversazione della madre, e la sua vita cambia per sempre: i genitori hanno avuto un’altra figlia, morta ancora piccola due anni prima che lei nascesse. È una rivelazione che diviene spartiacque di un’infanzia, segna il destino di una donna e di una scrittrice. ACQUISTA
“E’ forse dallo scrivere che sei rinata, da quello scendere a ogni libro dentro ciò che non conoscevo in anticipo, come qui, ora, dove ho l’impressione di scostare dei veli che si moltiplicano senza sosta lungo un corridoio infinito?”
Il premio Nobel
Il premio Nobel per la letteratura è uno dei cinque premi istituiti dal testamento di Alfred Nobel nel 1895 ed è attribuito all’autore nel campo della letteratura mondiale che “si sia maggiormente distinto per le sue opere in una direzione ideale”. E’ considerato il premio più prestigioso e più mediatico del mondo, il Premio Nobel mette in evidenza un autore e il suo lavoro, assicurandogli una promozione su scala planetaria, una reputazione internazionale e una certa tranquillità finanziaria. Fu assegnato per la prima volta nel 1901, al poeta francese Sully Prudhomme.