Il maestro Bomboletti e altre storie di Andrea Vitali, pubblicato l’8 novembre 2022, da Garzanti, che raccoglie il meglio dei suoi racconti a tema natalizio con quattro inediti assoluti, ispirati dalle parole chiave della festa più magica dell’anno, riaccendono in noi l’incanto originario delle cose che iniziano, portando con sé le speranze che ci fanno amare la vita.
Non c’è un tema altrettanto irresistibile per Andrea Vitali quanto il Natale. È sufficiente buttargli lì una parola qualsiasi addobbata di rosso e di vischio e la sua fantasia parte per la tangente: Stella, Babbo, Renne, Presepe, Befana… non lo fermi più.
Ne scaturiscono storie a non finire. Se pronunci Vigilia, per esempio, sulla pagina compare un personaggio come il maestro Gaspare Bomboletti, Gasparetto, ma solo per gli amici d’infanzia, quelli più intimi. Ormai in pensione e rimasto solo, ha deciso che del Natale non gli interessa un bel niente. Non ha nemmeno fatto il presepe in corridoio. E alla messa di mezzanotte preferisce il letto. In attesa che passi.
Solo che stanotte sembra che il tempo si sia fermato. In cucina appaiono personaggi venuti da dove non si sa, e l’orologio non va più avanti. O addirittura torna indietro, a ripescare storie dimenticate. Chissà perché. È lui, dunque, ad aprire le danze di questa ghiottissima giostra, che pare riportarci addirittura all’origine del mondo, all’innocenza di un tempo lontano, alle attese dell’infanzia, all’eccitazione per il futuro che ci aspetta infiocchettato ai piedi di un albero addobbato.
L’incanto del Natale prende forma con un tocco di umorismo in queste favole divertenti e uniche, capaci di far rivivere la magia delle festività anche per gli adulti. Questi racconti, scritti con leggerezza e creatività, portano serenità e si adattano splendidamente a questa stagione dell’anno.
I racconti di Il maestro Bomboletti e altre storie
La Vigilia di Natale
– La notte del maestro Bomboletti
“La notte della Vigilia di Natale…
No, non è la Vigilia.
La sveglia Willer Vetta col suo ticchettare regolare e confortante segna le tre del mattino, quindi è già Natale.
La camera odora di cera, l’armadio conserva vestiti ordinati, alcuni dismessi. Ogni cosa sembra intrisa di sonno.
La notte di Natale, quindi, alle tre passate da un paio di minuti ormai, il maestro di scuola elementare Gaspare Bomboletti, da tempo in pensione, si sveglia.”
La lettera
– La fattoria di Babbo Natale
“La fattoria di Babbo Natale è un luogo dove prima o poi tutti i genitori dovrebbero portare i loro figli. Non solo per la bellezza del posto o per il gran numero di animali che vi sono ospitati, molti dei quali sconosciuti a coloro che hanno sempre abitato in città.”
– Il segreto del Natale
“Tre amici, quelli che gli erano rimasti, più o meno della sua età.
Lui quanti anni aveva?
Se glielo chiedevano rispondeva sempre: «Venticinque», che era l’età alla quale s’era sposato. Gli anni che erano seguiti gli sembravano un giorno soltanto.”
Il presepe
– Una vittoria di nome e difatto
“Ciò che la mattina del primo dicembre la maestra Venirà disse, anzi, propose, scatenò l’entusiasmo di tutti i suoi alunni, tranne una. Non era un compito, non c’era obbligo, aveva tenuto a precisare la maestra: ma chiunque avesse scritto come in ciascuna famiglia veniva allestito il presepe, avrebbe ricevuto in premio una stella cometa quasi d’oro.”
La stella
– Seguendo la stella
“Hubert Hanke, borgomastro di un piccolo comune montano del Canton Ticino, aveva la bellezza di sei figlie di cui andava orgoglioso: Heidi, Hanna, Helga, Hara, Herbet e Hende. Tutte assieme non avevano più di sessant’anni e il borgomastro amava dire che gli sarebbe piaciuto raggiungere un totale di cento prima che la più grande toccasse la maggiore età.”
Le renne
– I cammelli di Babbo Natale
“I grandi, gli adulti, le mamme e i papà, ma anche i nonni e le nonne, spesso dimenticano di dire la verità.
Era, questo, un pensiero che da un po’ di tempo si aggirava nella testa di Pietro, un bambino di otto anni che, pensate un po’!, nonostante l’età veniva ancora chiamato Pietruccio dalla mamma, dal papà, dai nonni e anche dalla sua sorellina.”
Intermezzo
– Natale ha il muso lungo di un lupo che si tuffa nel primo raggio di sole del mattino
“Natale ha il muso lungo di un lupo che si tuffa nel primo raggio di sole del mattino. Compare tutte le mattine all’alba, sotto i miei occhi, sulla cima della montagna che mi sta di fronte.”
I doni
– Il rumore del Natale
“Quando mio figlio Domenico mi chiese a bruciapelo che rumore avesse il Natale, per prima cosa, prima ancora di articolare una qualunque risposta, per quanto evasiva, lo guardai e gli feci un cenno con la mano come a volergli chiedere, a mia volta, cosa diavolo gli fosse saltato in mente. Natale poteva avere suoni e colori, profumi, suggestioni. Ma che facesse, o avesse, un rumore particolare mi risultava assolutamente nuovo: di più, estraneo.”
Il pranzo
– Il sapore del Natale
“La mattina del 23 dicembre 1952 presso la caserma dei carabinieri di Bellano si presentò tal Americo Rigazzi, coltivatore diretto, residente nella frazione di Ombriaco, per avvisare di aver subito un furto.
«Furto di capponi», specificò al piantone, carabiniere semplice Ausilio, che aveva appena sostituito in quel servizio il collega Bombasini, partito alla volta dell’ufficio postale.”
Il panettone
– Due fantastiche golosone
“Severa Bordigò sapeva che sarebbe accaduto e non sbagliò. Una settimana prima di Natale suo figlio Misterio le telefonò per invitarla a casa sua.
Sino all’anno prima era andata al contrario, ma c’era anche il papà, l’austero Spino, volato via all’inizio di gennaio lasciando sola Severa. Bisognava, secondo Misterio, dare una cornice nuova al Natale, onde evitare troppe tristezze e troppi ricordi.”
Babbo Natale
– Di impossibile non c’è niente
“Il mormorio che proveniva da sotto, dal giardinetto, era ben noto a suor Suprema. Era già accaduto l’anno precedente e l’anno prima ancora. Quando nel cielo di settembre, ripulito dalla foschia che lo velava durante l’estate, le vaghe stelle dell’Orsa ricomparivano in tutto il loro splendore, l’animo poetico di Babbo Natale prendeva il sopravvento.”
La Befana
– La Zia Ciabatta
“Mio papà si chiamava Occhio Che Guarda a Est. Era guercio dalla nascita e l’occhio buono era pure storto. Mia mamma si chiamava Piede Che Sfiora l’Erba e non usava mai né calze né scarpe.
A quel tempo eravamo dodici figli, proprio quelli che i nostri genitori avevano voluto mettere al mondo.
Dodici, come i mesi dell’anno. E ci avevano chiamati come quelli.”