La diga. Blackwater II è un romanzo gotico scritto da Michael McDowell, pubblicato nel 1983 in America, mentre in Italia il 31 gennaio 2023, da BEAT (Neri Pozza), tradotto da Elena Cantoni. Il secondo volume della saga Blackwater, che narra della piccola città, Perdido, Alabama, della famiglia Caskey e di Elinor Dammert.
La città, ancora in preda alla devastazione causata dall’alluvione del primo libro, sembra avere come unica speranza la costruzione di una diga per proteggersi dalle acque impetuose.
“Non mi piacciono gli argini, Oscar. E a questa città non servono. Non ci saranno altre alluvioni”
Trama del libro “La diga. Blackwater II”
1922. Mentre Perdido si sta riprendendo dalla devastante inondazione, la costruzione di una diga è l’unico baluardo possibile contro la furia dell’acqua. Ma il cantiere riversa sulla cittadina il suo carico di imprevisti: la rivolta degli operai, il capriccio delle correnti, il mistero di alcune sparizioni. La matriarca Mary-Love si scontra con Elinor, ora parte della famiglia Caskey. Macchinazioni, alleanze innaturali, sacrifici: a Perdido i mutamenti saranno profondi, le conseguenze irreversibili. La lotta è appena cominciata.
“Gli abitanti di Perdido iniziavano a rendersi conto di quanto la diga avrebbe alterato l’aspetto della loro città. Sul breve termine avrebbe significato un afflusso di lavoratori da fuori e un esborso di soldi dalle loro tasche, e già questo era abbastanza negativo. Ma adesso le persone cominciavano anche a chiedersi come sarebbe stato trascorrere il resto della loro vita circondate da una barriera di terra; affacciarsi alla finestra e, invece di vedere il fiume che scorreva, trovarsi davanti un muro di argilla piú alto delle loro case, cupo, ingombrante e sgraziato. Alcuni ricordarono che a suo tempo Elinor Caskey si era opposta alla costruzione degli argini, avanzando proprio quell’obiezione, e che aveva manifestato la sua contrarietà malgrado il suo stesso marito fosse una delle forze trainanti dell’intera faccenda.”
Antefatto
La cittadina di Perdido, in Alabama, deve il suo nome a uno dei due fiumi che la lambiscono; l’altro si chiama Blackwater. È bene non immergersi alla confluenza dei due fiumi: le acque non hanno mai restituito i corpi di coloro che hanno intrappolato. Il giorno di Pasqua del 1919, Elinor Dammert, rimasta prigioniera dell’eccezionale inondazione che ha sommerso la cittadina, racconta al suo salvatore, Oscar Caskey, di non aver inteso l’ordine di evacuazione emanato quasi una settimana prima e di essersi trovata sola in una camera d’albergo, senza acqua né cibo.
Dopo che la piena ha allentato la sua morsa, Perdido cerca faticosamente una nuova normalità. Elinor viene accolta da James, zio di Oscar, si cerca un impiego e si guadagna giorno dopo giorno le simpatie dell’intera comunità, ma si trova ad affrontare l’irrazionale ostilità di Mary-Love Caskey, madre del suo salvatore nonché matriarca del clan. Ciò che fa infuriare Mary-Love è l’intrusione di quell’estranea sfuggente nella sua famiglia, in particolare la sua relazione con l’adorato figlio.
La matriarca, tuttavia, ha pronto il suo piano: se non potrà avere Oscar tutto per sé, neanche Elinor lo avrà. Un dono di nozze, una grande magione da costruire per i giovani sposi, diventa il pretesto per trattenerli sotto il suo tetto. E sotto il suo giogo. Ma Elinor è pronta a tutto per ritrovare la propria libertà, anche a pagare il prezzo del sangue.
“«Zaddie, stammi bene a sentire. Quella diga, ammesso che venga costruita, non porterà nulla di buono a questa città».
«Perché no?»
«Perché, fintanto che resto in vita e abito in questa casa, con o senza la diga, a Perdido non ci saranno alluvioni. L’acqua dei fiumi non si alzerà…»
«Ma signorina, mica potete…»
Elinor non la lasciò proseguire. «Ma quando sarò morta, Zaddie… Con o senza la diga, l’acqua cancellerà questa città e tutti i suoi abitanti dalla faccia della Terra».”
Trovate la recensione della saga Blackwater nel link sottostante
La saga Blackwater di Michael McDowell
Incipit del libro “La diga. Blackwater II”
L’ingegnere
«O Signore, proteggici dalle inondazioni, dagli incendi, dagli animali con la rabbia e dai fuggiaschi negri».Era questa la preghiera che Mary-Love recitava prima di ogni pasto. L’aveva appresa da sua madre, che aveva nascosto l’argenteria, gli schiavi e le galline sottraendoli alle razzie dei nordisti stremati dalla fame. Ultimamente, però, nella sua mente e in quella di Sister si era aggiunto un silenzioso appello contro un quinto pericolo: O Signore, proteggici da Elinor Dammert Caskey.
Dopotutto Elinor era una donna di cui avere paura. Aveva scosso le vite ben regolate dei Caskey di Perdido, in Alabama, portando guai e sorprese. Dopo la sua misteriosa apparizione all’Osceola Hotel, al culmine della grande piena del 1919, aveva prima stregato il cognato di Mary-Love, James Caskey, e poi suo figlio Oscar, che l’aveva sposata contro la volontà della madre. Aveva i capelli rossi come il fango del fiume Perdido, e non aveva né famiglia né patrimonio. E alla fine aveva strappato Oscar alla madre, portandolo nella casa accanto e lasciando la sua stessa figlia in pegno della propria libertà. Questo, secondo la suocera, dimostrava che per Elinor non esisteva sacrificio troppo grande sul campo di battaglia. Era un’avversaria formidabile per Mary-Love, che fino ad allora non aveva mai affrontato nessuno che potesse mettere in dubbio la sua autorità.
Se già prima lei e Sister erano state possessive nei confronti della piccola Miriam, ora non la perdevano di vista un secondo. Erano passate due settimane dal trasloco di Elinor e Oscar, e ancora Elinor non aveva dato segno di essersi pentita dello scambio. Mary-Love aveva cinquantun anni e nessuna speranza di avere altri figli. Sister ne aveva quasi trenta e non aveva alcuna prospettiva di matrimonio; con ogni probabilità l’unica bambina che avrebbe mai cresciuto sarebbe stata quella cedutale dalla cognata. Le due donne non lasciavano la nipotina incustodita nemmeno per un attimo, per paura che Elinor, in agguato dietro una delle tende appena appese sopra le finestre del salotto sul retro, potesse calarsi come un falco riprendendosi la figlia e vincendo la partita con l’inganno. Nessuna delle due era disposta a rinunciare a Miriam, nemmeno se il mondo intero e la legge l’avessero imposto.
All’inizio si erano preparate a quelle che immaginavano sarebbero state le continue visite di Elinor. Erano certe che avrebbe dato suggerimenti sul modo migliore per fare qualsiasi cosa riguardasse la bambina; che sarebbe scoppiata in lacrime e le avrebbe implorate di lasciarle Miriam almeno un’ora ogni mattina; che sarebbe rimasta a contemplarla all’infinito, china sulla culla, e avrebbe cercato senza sosta l’opportunità di rapirla. Invece Elinor non fece nulla di tutto ciò. In realtà non andò mai a fare visita alla figlia. Se ne stava tranquilla sulla sedia a dondolo sul patio della sua nuova casa e correggeva la pronuncia di Zaddie Sapp, che seduta ai suoi piedi leggeva ad alta voce da un libro di prima media. Rivolgeva un garbato cenno di saluto a Sister e Mary-Love quando le vedeva, o quantomeno quando era impossibile fingere di non averle viste, ma non chiese mai di vedere la bambina. Mary-Love e Sister – che non erano mai state cosí unite su nessun’altra questione – confabulavano tra loro e cercavano di capire se fosse il caso di fidarsi di lei. Per sicurezza, conclusero che l’atteggiamento distaccato di Elinor andava interpretato come una tattica per indurle ad abbassare la guardia. Perciò continuarono a tenerla altissima.
Blackwater – La saga della famiglia Caskey
II. LA DIGA
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