La piena. Blackwater è un romanzo gotico scritto da Michael McDowell, pubblicato nel 1983 in America, mentre in Italia il 17 gennaio 2023, da BEAT (Neri Pozza), tradotto da Elena Cantoni. Il primo volume della saga Blackwater, che narra della piccola città, Perdido, Alabama, e di Elinor Dammert, la sconosciuta che vi arriva in circostanze misteriose la domenica di Pasqua del 1919.
“«Sapevo che lo avrebbe fatto…»
«Fatto cosa, mamma?»
«Che si sarebbe insinuata tra di noi. Si scaverà una nicchia cosí profonda nel fango di Perdido che non si riuscirà piú a tirarla fuori, nemmeno con una corda legata intorno al collo – ah, come vorrei che ce l’avesse davvero – e un tiro di diciassette uomini!»”
Trama del libro “La piena. Blackwater I”
1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi. Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un’apparizione sconvolgente. Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi nel cuore dei Caskey.
“gli effetti della piena continuarono a farsi sentire ancora a lungo, anche mesi e mesi dopo che le acque si erano ritirate, e persino dopo che il nuovo sistema fognario era entrato in funzione e la nuova stazione di pompaggio aveva iniziato a fornire l’acqua corrente piú fresca e dolce che gli abitanti della città avessero mai assaggiato. Il tanfo dell’alluvione sembrava voler ristagnare per sempre. Anche dopo che le case furono liberate dalla melma e le pareti scrostate; dopo che furono acquistati nuovi tappeti, mobili e tendine e tutto ciò che era stato danneggiato fu portato all’esterno e bruciato; dopo che i giardini furono sgomberati dai rami divelti e dalle carcasse putrescenti degli animali, e che l’erba aveva ripreso a crescere; persino allora, salendo le scale per andare a coricarsi, gli abitanti di Perdido si fermavano con una mano appoggiata alla balaustra, e sotto il profumo del gelsomino e delle rose rampicanti della veranda, sotto l’odore intenso degli avanzi in cucina, addirittura sotto l’amido dei loro colletti, sentivano ancora il fetore dell’alluvione. Aveva impregnato le assi, le travi, gli stessi mattoni di case e edifici. Di tanto in tanto, tornava a ricordare a Perdido la devastazione che aveva subito, e che poteva benissimo abbattersi di nuovo sulla città.”
Nota di Michael McDowell
La città di Perdido esiste davvero, in Alabama, e nel punto esatto in cui l’ho collocata, anche se né oggi né mai ha avuto gli edifici, la geografia o gli abitanti che le ho attribuito nel racconto. I fiumi Perdido e Blackwater, inoltre, non confluiscono l’uno nell’altro. Ciò nonostante, oso dire che i paesaggi e le persone che descrivo non sono del tutto immaginari.
Perdido nella realtà
La maggior parte della trama di Blackwater è ambientata sulle rive del Perdido, un fiume che dà il nome alla città che attraversa. Come dice lo stesso autore la città di Perdido esiste veramente. Perdido è situata nella contea di Baldwin, in Alabama, la città di Perdido ha solo 730 abitanti. Prende il nome dal suo fiume principale. Non lontano dalle paludi di Tensaw, Perdido si trova a nord di Mobile e Bay Minette. Nel sud dello stato, è spesso attraversato dai viaggiatori diretti alla Blackwater River State Forest. La contea di Baldwin, creata 10 anni prima che l’Alabama diventasse uno stato nel 1809, è nota anche per il suo clima tumultuoso, dovuto alla sua vicinanza al Golfo del Messico. I cicloni sono particolarmente numerosi qui.
Recensioni positive ed entusiaste. È un libro con cui rilassarsi, pur essendo un gotico, grazie ad uno stile che si muove lentamente e che spinge a continuare la lettura, la storia crea dipendenza. Faide, suspense e soprannaturale, tutto intrecciato in questo viaggio gotico attraverso la vita di questa famiglia. Purtroppo la scelta di dividere la storia in sei libri è tutta commerciale e la lettura di questo primo libro ne è testimone, un testo introduttivo, che di horror ha ben poco. Non si può non leggere tutti i libri della saga perché sono un’unica storia e andrebbero pubblicanti in un unico volume, ma costerebbe meno che comprare i sei volumi.
La menade ama, e resiste con tutte le sue forze alla molestia dell’amore. Ama, e uccide. Nelle profondità del sesso, nell’oscuro passato ancestrale della guerra tra i sessi, si produce questa spaccatura, questa biforcazione dell’animo femminile in cui la donna trova la compiutezza e l’integrazione primeva della sua coscienza femminile. È cosí che nasce la tragedia: dall’affermazione dell’essenza femminile come diade.
Vjačeslav Ivanov
L’essenza della tragediaScaccerò ogni dolcezza dal mio cuore
e assorbirò l’orrore; ucciderò l’amore, i pensieri di donna,
lasciandone i cadaveri a decomporsi nella mia mente,
sperando che i loro vermi mordano; senza l’aspetto di un uomo
saprò comunque generare molto dall’odio:
sarò padre di un mondo di fantasmi
e avrò la tomba e la carcassa.Thomas Lovell Beddoes
Love’s Arrow Poisoned
Trovate la recensione della saga Blackwater nel link sottostante
La saga Blackwater di Michael McDowell
Incipit del libro “La piena. Blackwater I”
Prologo
All’alba della domenica di Pasqua del 1919 il cielo sopra Perdido, in Alabama, era terso, di un pallido rosa traslucido che non si rifletteva sulle acque nere che la settimana precedente avevano allagato del tutto la città. Il sole, immenso e di un colore rosso-arancio, si era appena levato sopra le cime dei pini nella foresta ai margini di quella che era stata Baptist Bottom. Era la zona piú bassa di Perdido, dove nel 1865 si erano stabiliti in massa gli schiavi neri appena affrancati, e dove ancora vivevano ammassati i loro figli e nipoti. Adesso era ridotta a un torbido vortice di assi, rami divelti e carcasse gonfie di animali. Del centro di Perdido non si scorgeva altro che il palazzo del municipio, con la torre dell’orologio a quattro facce, e il primo piano dell’Osceola Hotel. Dei letti originari in cui i fiumi Perdido e Blackwater scorrevano una settimana prima restava ormai soltanto il ricordo. I milleduecento abitanti si erano tutti rifugiati in collina. La città marciva sotto un vasto strato di acqua scura, putrida e stagnante che solo ora cominciava a ritirarsi. I frontoni, i timpani e i comignoli che non erano stati travolti e trascinati via dalla corrente spuntavano dalla superficie cupa e oleosa della piena come emblemi, pietrosi e lignei, di angosciosa agonia. Tuttavia nessuno rispose al loro muto appello, e i tronchi spezzati, i detriti irriconoscibili, i brandelli di abiti e i mobili delle case finivano per rimanervi impigliati, formando nidi maleodoranti intorno a quelle dita levate.L’acqua nera lambiva languida i muri di mattoni del municipio e dell’Osceola Hotel, ma per il resto era immobile e silenziosa. Chi non ha mai visto un’alluvione potrebbe immaginare banchi di pesci che nuotano, entrando e uscendo dalle finestre sfondate delle case sommerse, ma non è cosí. Per cominciare, le finestre restano intatte perché, per quanto solide siano le fondamenta di una casa, l’acqua filtra dagli impiantiti, riempiendo dall’interno tanto i ripostigli ciechi quanto i salotti affacciati sulla via. E comunque i pesci rimangono nei letti dei fiumi, come se non si accorgessero proprio di avere altri dieci metri di spazio sopra la testa in cui poter nuotare. L’acqua di una piena è putrida, piena di cose putride, e i pesci gatto e i persici, pur non amando quella inconsueta oscurità soprastante, nuotano attorno alle solite vecchie rocce, ai cespugli di alghe, ai familiari piloni dei ponti.
Se qualcuno si fosse trovato nell’angusto locale quadrato proprio alla base della torre del municipio, e avesse sbirciato dalla stretta feritoia affacciata a ovest, forse avrebbe visto avvicinarsi sulla superficie piatta e opaca di quell’acqua fetida, come se emergesse da ciò che restava della notte, un’unica barchetta a remi con due uomini a bordo. Ma in quel vano sotto gli orologi non c’era nessuno, e lo strato di polvere che ricopriva il pavimento di marmo, i nidi di uccelli fra le travi e il sommesso ticchettio dei pochi ingranaggi ancora in funzione rimasero indisturbati. Non c’era nessuno a ricaricare i meccanismi, del resto chi mai sarebbe rimasto a Perdido, dopo che l’acqua era salita a quel modo? La barchetta solitaria avanzava, lenta e solenne, senza testimoni.
Blackwater – La saga della famiglia Caskey
I. LA PIENA
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