L’oracolo perduto è un romanzo d’avventura scritto da Clive Cussler insieme a Robin Burcell, pubblicato in Italia il 20 giugno 2023, da Longanesi, tradotto da Federica Garlaschelli.
E’ l’undicesimo volume della serie “Fargo Adventures”, con protagonisti Sam e Remi Fargo, archeologi e cercatori di tesori, che in questa nuova avventura dovranno fare appello a tutte le loro abilità per uscire sani e salvi da un pericoloso scacco, senza perdere uno dei più grandi tesori di sempre.
Trama del libro “L’oracolo perduto”
Un’antica pergamena, una maledizione mortale, un viaggio nell’Africa più misteriosa: arriva la nuova avventura dei coniugi Fargo. È il 533 d.C. L’ultimo sovrano dei Vandali del Nord Africa consulta un oracolo per scoprire come sconfiggere l’esercito bizantino invasore.
L’oracolo rivela la segreta verità: una sacerdotessa ha lanciato una terribile maledizione sul regno in seguito al furto di un rotolo sacro. Il re, per annullare la maledizione, dovrà trovare il rotolo e riportarlo al suo posto. Ma la guerra imperversa, il regno cade prima che il sovrano possa ottenere il perdono degli dèi e la pergamena viene consegnata alla storia soltanto come una leggenda.
Ai nostri giorni, durante alcuni scavi archeologici in Tunisia finanziati dai cacciatori di tesori Sam e Remi Fargo, antichi indizi riguardo all’antica pergamena tornano alla luce, e intanto si verificano strani incidenti. Poco dopo, una spedizione di rifornimenti destinata alla scuola femminile che hanno fondato in Nigeria viene rubata.
I Fargo si recano quindi nel cuore dell’Africa per consegnare di persona un nuovo carico di forniture, ma lì un gruppo di criminali prende in ostaggio Remi e le allieve della scuola. La maledizione della pergamena, rievocata dopo millenni, sembra colpire di nuovo…
Incipit del libro “L’oracolo perduto”
PROLOGO
PARTE I
«La cenere torna in faccia a chi la getta.»
Proverbio africano12 dicembre 533 d.C.
Bulla Regia,
Regno dei vandali, NordafricaLa luna d’inverno illuminava il selciato mentre Gelimero, il re dei vandali, e suo fratello Zazo passavano al galoppo sotto l’antico arco trionfale per poi superare l’anfiteatro, il foro e le eleganti ville avvolte nel silenzio della notte. Giunti nel centro della città, svoltarono a sinistra verso la vecchia strada fiancheggiata di tombe pagane che conduceva fuori da Bulla Regia, verso le colline. Dopo essersi lasciati alle spalle le mute dimore dei defunti, imboccarono un lungo viale fitto delle ombre ricurve gettate dagli ulivi secolari. Quando davanti a loro si stagliò il profilo del tempio di Saturno, il grande dio del raccolto, i cavalli si adombrarono. Nel chiarore argentato della luna, le mura diroccate del tempio ormai abbandonato a se stesso sembravano sorrette soltanto da un groviglio di rampicanti. L’ingresso era sulla collina, nascosto dietro le rovine.
I due uomini tirarono le redini e legarono i cavalli a uno degli alberi.
«Seguimi», disse Gelimero a Zazo. Fece strada verso il tempio per poi salire le scale fino al portico. Lì furono accolti da una bambina di origine mora che sembrava essere comparsa dal nulla.
Li accompagnò dall’altra parte del colonnato e oltre le rovine prima di addentrarsi in una grotta scavata nel fianco della collina. Le ombre proiettate dalle lampade a olio appese al soffitto a intervalli regolari danzavano sulle iscrizioni alle pareti. Quando giunsero nel cuore della grotta, la bambina si fermò davanti a una stanza buia, affiancata da Gelimero e da Zazo. Quest’ultimo si guardò attorno. «Dov’è questo oracolo?»
La bambina alzò una mano coperta di motivi all’henné per intimare loro di fare silenzio. «Contemplate il Segno di Saturno», disse.
Quando i loro occhi si abituarono alla luce fioca, videro un braciere colmo di carboni ardenti su un tripode, sopra il quale parve materializzarsi un quadrato magico.
Le lettere brillarono per un istante e svanirono un attimo dopo, quando dalle braci presero a guizzare lingue di fuoco. Nella luce tremolante apparve una figura femminile, non molto più adulta della bambina che li aveva condotti fin lì. Seduta su un alto sgabello, indossava un turbante e una veste, che nel bagliore prodotto dalle braci scintillava come uno smeraldo venato di sfumature rosso sangue. Quando aprì gli occhi scuri, fissò lo sguardo su Gelimero, ma era come se non lo vedesse.
La sacerdotessa inalò i vapori che si levavano dal braciere. Con una voce sottile come il vento che sussurrava tra gli ulivi, pronunciò la sua profezia. «Saturno governa le ruote. Preserva l’equilibrio tra Rea, ricchezza e abbondanza, e Lua, distruzione e dissoluzione… Presta ascolto, re dei vandali. Le ruote sono sfuggite al controllo. Ora è Lua a regnare.»
Una fitta gelida trafisse il cuore di Gelimero. «Spiegami il significato di queste parole, Sibilla.»
«Ciò che è stato predetto si è avverato. Come Gamma ha inseguito Beta, ora Beta insegue Gamma.»
«Sciocchezze», commentò Zazo. «È soltanto una filastrocca per bambini.»
La sacerdotessa inspirò. «Due sono già caduti al decimo segnamiglio.»
Il decimo segnamiglio era il punto in cui, nel tentativo di respingere l’invasione dell’esercito bizantino e di cacciarlo da Cartagine, il loro fratello e il loro nipote avevano trovato la morte. Zazo non sembrava minimamente colpito. «Potrebbe averlo sentito al mercato. Oppure potrebbe averglielo riferito una delle spie di Belisario», commentò sprezzante. «Parlami della mia morte, Sibilla, così che possa evitarla.»
La sacerdotessa si voltò verso di lui, gli occhi neri come braci spente. «Guardati dal terzo attacco.»
«Questa strega sta vaneggiando», borbottò Zazo. «Cosa può mai significare?»
Lo sguardo vacuo della Sibilla tornò a posarsi su Gelimero. «Sappi, oh re, che i Saturnali sono ormai prossimi. Per spezzare la maledizione, la pergamena sacra deve essere restituita da un discendente della famiglia reale. Chiunque altro perirà.»
«In che modo? Come farò a trovare questa pergamena?» volle sapere Gelimero.
«Il penultimo re la vede dagli Inferi. L’Usurpatore è accecato. Perderà ciò che gli è caro, fino a quando tutto sarà avvolto nell’ombra e non resterà nient’altro che vanità.» Poi, come se la potenza di quelle profezie avesse privato il suo esile corpo di ogni energia, la sacerdotessa si accasciò sullo sgabello e scomparve.