Il 6 giugno, al Circolo dei lettori di Torino è stato decretato il vincitore della 36esima edizione del Premio Italo Calvino 2023, il principale premio di narrativa per aspiranti scrittori in Italia. La giuria, composta da Carla Benedetti, Giorgio Fontana, Giovanni Greco, Andrea Moro e Nicoletta Vallorani, ha assegnato il premio a:
White people rape dogs! di Jacopo Iannuzzi, nato a Trento dove ha compiuto gli studi tecnici. Vive a Bergamo puntando a inserirsi nel mondo della scrittura. Ha conseguito la laurea triennale a Ca’ Foscari e la magistrale all’Alma Mater di Bologna. Attualmente è in pubblicazione sulla rivista online “ilblast” un suo lavoro narrativo a puntate, Il peso delle mani.
White people rape dogs ci immerge nel presente di un gruppo di ventenni la cui sola spinta esistenziale è data dal consumo di droghe. Si muovono caoticamente come particelle impazzite, pronti a ogni esperienza marginale. Non hanno ideologie, puntano unicamente a sopravvivere con i loro riti quotidiani, attratti, ma senza vera passione, da tutto ciò che è contro. In apparenza una raccolta di racconti, in realtà un progetto fortemente coeso, contraddistinto da un sound febbricitante, in cui i diversi tasselli danno vita a un mosaico organico.
La motivazione della Giuria: “La Giuria, preso atto della varietà e ricchezza delle scritture e delle narrazioni pervenute, decide di assegnare il Premio a White people rape dogs di Jacopo Iannuzzi. Un mosaico organico di diversi tasselli dal sound febbricitante. Sotto i nostri occhi, tra partecipazione e distanza, si dispiega con straordinaria originalità ed efficacia espressiva una generazione di giovani dalla sensibilità viva e bruciante, offuscati e sperduti nei loro miti e nei loro riti, trasgressivi senza radicalità, all’inconsapevole ricerca di un senso. Una moderna e attuale microepica della marginalità di massa”.
Menzioni speciali della giuria
Il vestito più leggero di Marina Guglielmi
“Un memoir sul lutto di una figlia per la madre che costruisce per frammenti, con grande leggerezza ed eleganza stilistica, in un flusso cronologico soggettivo, un’architettura dei sentimenti, intima e al tempo stesso materica, in cui i ricordi si sviluppano sull’ordito di una suite di stanze vissute”.
O’Cane di Luigia Bencivenga
“Ossessiva metafora del degrado campano, ma non solo, dove i personaggi sono insieme maschere e volti, vittime e carnefici. Sola voce umana, un cane. Una visione estrema e grottesca, procedente per implacabile accumulo, a cui la lingua, sintetica e allucinata, conferisce una singolare valenza letteraria”.
Congratulazioni anche a tutti gli altri finalisti del Premio Italo calvino 2023, scelti tra 999 opere pervenute:
Gli incarnati di Alessio Caliandro
Un romanzo analitico, campo di azione di un Es sfrontato e incoercibile e delle sue gesta: un cervello tumorale si sviluppa in un testicolo del protagonista trasformandolo in una pura macchina desiderante. Dopo il superamento di una serie di prove si arriva a un happy ending estremo, ovvero alla liberazione dell’eroe da ogni ceppo sociale (matrimonio, lavoro) e da ogni inibizione sessuale imposti dal Sistema. Singolare è il linguaggio pornografico ondeggiante tra erotismo e misticismo.
Pietà di Antonio Galetta
Mette in scena con distacco, nel filtro di una prosa ironica e sorprendente, gli intricati giochi di potere che si dispiegano in un piccolo centro del Sud Italia in vista delle imminenti elezioni comunali. Tra simbolismo e realismo, ricorrendo anche a mezzi narrativi postmoderni, l’autore anatomizza personaggi e forze in campo, giungendo all’amara conclusione dell’invincibile resilienza dello status quo. Un quadro miniaturizzato dell’Italia contemporanea in cui la voce narrante è un originale “noi” che accomuna gli interessi costituiti.
Internetà di Alberto Liverani
Il titolo allude a un incombente futuro in cui a dominare è Internet con il suo corteo di social. Nelle dense pagine del testo incontriamo otto racconti che si svolgono sul filo conduttore di una vera e propria fusione tra umano e digitale. Chiude l’opera un saggio in stile pseudo-accademico elaborato qualche secolo dopo, a internet ormai estinta. Gli analisti del futuro, per capire, avranno a disposizione solo brevi stralci sopravvissuti delle narrazioni precedenti. Un’idea insolita, una lingua contaminata dal gergo anglicizzante della rete.
Giallo buio di Licia Martella
Il romanzo ci immette in un ambiente borghese di professionisti à la page: un romanzo sottile e inusuale sul legame di coppia, sui vuoti su cui spesso si fonda, finché un evento imprevedibile scardina il costrutto che sembrava perfetto. Alla morte improvvisa del marito Angela scopre che era affetto da un male incurabile e a poco a poco prende atto di tutta una serie di sue omissioni e menzogne. Perché, si domanda? L’incontro con un’altra donna le permetterà di fare luce, soprattutto su se stessa. Una straordinaria costellazione a tre, postuma.
Nataroccia di Silvana Miano
Ambientato in Sicilia, vi sono due temi strettamente embricati: il corpo e la sua accettazione sotto la morsa omologante del giudizio sociale e il grande amore di una figlia per il padre. Fulvia è bulimica e presumibilmente obesa, suo padre è un macellaio melomane, che sul sottofondo di Verdi e Mascagni la abitua affettuosamente a trafficare con le carcasse e ad accettare la materialità della carne: il body shaming, per lui, non esiste. La lingua, dalle misurate contaminazioni regionali, è asciutta e urticante.
La malinconia dei coralli di Giuseppe Quaranta
Il romanzo tesse attorno al morbo immaginario di Ræbenson ‒ che renderebbe incapaci di morire di morte naturale coloro che ne sono colpiti, prolungandone indefinitamente la vita ‒ una tela narrativa ricca e complessa, muovendosi tra bibliografie accademiche, fotografie, episodi clinici, stimoli filosofici, citazioni erudite in equilibrio precario tra verità e finzione: una sorta di coinvolgente detective story psichiatrica. Sul tappeto le pregnanti questioni dell’invecchiamento e della definibilità stessa della malattia mentale.
Storia del Premio Italo Calvino
Il Premio Italo Calvino fu fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, come omaggio allo scrittore italiano che nella sua vita fu impegnato nella scoperta di nuovi talenti letterari, infatti il premio svolge un ruolo importante tra di ponte tra gli scrittori inediti e il mondo dell’editoria.
Oggi il premio è conosciuto anche con la sigla “PIC”, nata e diffusa sul web.