Il monaco che amava i gatti è un libro scritto da Corrado Debiasi, è stato pubblicato nel 2020, da Sperling & Kupfe. La storia di un viaggio che tocca con poesia e semplicità i valori e i temi più profondi dell’esistenza. Una storia capace di parlare al cuore e all’anima di ognuno di noi.
“Osserva come i gatti attraversano l’esistenza in silenzio, camminando sulle nuvole senza far rumore. La tranquillità è nel loro essere”
Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti?
Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire, attraverso un vortice di emozioni, l’immensa bellezza della tua anima, ci crederesti?
Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l’amore dovrai scoprire l’amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un’altra prospettiva, ci crederesti?
“Ogni cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla. Sta a te trasformarla in un’opportunità per la tua crescita o in un ostacolo per la tua evoluzione.”
Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l’India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l’equilibrio che la sua vita ha smarrito. Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Nel ventre vitale e sacro di quella antica città si imbatterà in persone straordinarie nella loro apparente semplicità, umili nella loro natura ma abissali nella loro saggezza.
Che si tratti di un maestro di arti marziali o di un pittore, di un’anziana che nutre i poveri o di una curatrice di giardini, ognuno di loro saprà lasciare a Kripala insegnamenti indelebili, parole che resteranno incise per sempre nella sua anima. Sopra tutti, a intrecciare destini come un abile tessitore, Tatanji: l’anziano monaco ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Sarà lui a scuotere la polvere dagli occhi di Kripala, fino a indicargli che quella felicità di cui è in cerca l’ha già dentro di sé: deve solo imparare a riconoscerla.
“Capii che ogni essere è collegato all’altro e che ogni incontro era stato in realtà un incontro con me stesso. Compresi che l’Infinita Coscienza è fuori e dentro ogni cosa.
Tutto è Uno.”
Recensione
Ho scoperto questo libro casualmente su Audible, mi ha talmente affascinata che mentre lo ascoltavo sentivo l’esigenza di averlo tra le mani, di sfogliarlo e sottolineare tutte le parti che mi colpivano. Così l’ho acquistato e sono ben felice di unirlo ai miei libri preferiti che stanno sul mio comodino, pronti ad aiutarmi, a coccolarmi, come degli amici.
Le frasi del libro che ho condiviso con voi non rendono giustizia a questo libro, possono sembrare frasi già sentite, specialmente che chi legge questo genere di libri, ma vi posso assicurare che questo libro è un viaggio affascinante tra i profumi intensi dell’India, si scoprono luoghi, storie, persone, si viaggia dentro e fuori di noi. I gatti sono creature meravigliose, si dimostrano autentici saggi dell’esistenza, capaci di apprezzare ciò che possiedono senza essere ossessionati dal futuro o condizionati dal passato.
Lo stile di scrittura è semplice e armonico come una carezza. Piano piano svela, come un fiore che boccia, i sette argomenti su cui riflettere: Il potere delle parole; Essere presenza; Gratitudine; La rinascita dalla proprie ferite; Il silenzio; Il cambiamento nel fluire; L’amore incondizionato.
Kripala, questo il nome indiano attribuito al protagonista, sarà accompagnato dal maestro e monaco Tatanji e dei numerosi gatti che condividono la sua vita nell’Ashram. Inizierà il suo percorso imparando, innanzitutto, a essere pienamente presente, concentrandosi su se stesso e vivendo l’attimo presente in modo completo. Successivamente, avrà l’opportunità di sperimentare profondamente il sentimento di gratitudine. Scoprirà quanto le parole possano a volte rivestire un’importanza cruciale, ma comprenderà anche che ascoltare il silenzio può diventare una forma di comunicazione significativa, soprattutto quando si è in uno stato di pace interiore. Si renderà consapevole del flusso costante della vita e accetterà il cambiamento inevitabile come una parte naturale dell’esistenza. Infine, come accade in ogni buon romanzo spirituale, l’amore non mancherà. L’amore è il massimo dei misteri e delle benedizioni, rimanendo costantemente identico eppure sempre diverso. Contiene in sé un po’ di tutti i segreti dell’universo, rappresentando simultaneamente una dimensione concreta e spirituale.
Un libro che ci lascia un po’ più ricchi quando arriviamo alla fine, infatti dopo aver terminato il libro sono subito passata al secondo libro scritto da questo autore, Il villaggio dei monaci senza tempo, che ripercorre lo stesso viaggio dopo anni, Un’altra perla di cui vi parlerò in un altro momento.
“La verità siede sempre ai piedi della semplicità, nascosta dalla polvere dell’ignoranza”.
Incipit di “Il monaco che amava i gatti”
Introduzione
«OGNI cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla.»
Il momento giusto era arrivato, o meglio: è arrivato. Mi ritrovo a scrivere di alcune esperienze accadutemi tempo fa in India. Esperienze che hanno raggiunto le più intime profondità della mia anima. Avvenimenti di cui la mia esistenza ha beneficiato. È strano tutto quello che mi è capitato. Ne scrivo quasi fosse la cosa più importante della mia vita. Quasi fosse l’unica cosa buona che mi sia successa. E lo è. Ora è tempo di diffondere e condividere, come è desiderio del mio maestro, in modo tale che chi vuole possa apprendere e migliorarsi. Dopo una lunga riflessione ho deciso, infatti, di raccogliere qui, in forma di dialoghi, i brevi ma intensi incontri che ho avuto il piacere di fare con «persone straordinarie». Esseri umani all’apparenza semplici, umili nella loro natura, ma abissali nella loro saggezza.
Ciò che ho appreso lo devo per lo più a un monaco chiamato, semplicemente, Tatanji.
È conosciuto dalle persone del luogo come «il monaco che ama i gatti». La parola «Tatanji» – pronunciata Tatangi – viene dal sanscrito, una lingua indoeuropea molto antica. Si tratta di un nome abbreviato, o forse di un soprannome, il cui significato si avvicina a «colui che si espande attraverso l’indescrivibile». Narrerò di Tatanji al passato, ma in realtà è ancora in vita e sta continuando il suo servizio disinteressato al mondo. Appare giovanile, pur avendo un’ottantina d’anni. Di certo so che ha vissuto la maggior parte della sua vita in un’isolata comunità di monaci alle pendici dell’Himalaya.
Ricordo quello che mi disse durante uno dei nostri primi incontri: per lui era determinante trasmettere parte degli insegnamenti al mondo. Ed è per questo che, un giorno di molti anni fa, decise di andarsene dal villaggio per vivere in città. Il motivo? Non era d’accordo nel tenere nascoste queste conoscenze utili per il progresso del genere umano.
«Siamo in un periodo di grandi cambiamenti di coscienza che influiscono sia a livello sociale sia spirituale. Gli esseri umani sono pronti per divenire», mi disse il giorno in cui lo conobbi.
La comunità in cui ha vissuto è molto antica ed è sempre stata nascosta da tutto e da tutti. «Nascosti da ciò che è visibile», per usare le sue parole.
Il villaggio è rimasto celato per millenni in una zona inaccessibile dell’India del Nord. Il suo nome però è noto, le leggende locali lo tramandano di generazione in generazione: «il villaggio dei monaci senza tempo». Una comunità isolata di esseri elevati che, senza farsi notare, innalzano la vibrazione di tutta la popolazione del pianeta. Monaci che hanno fatto il voto di non entrare in contatto con nessuno e che, grazie alle loro meditazioni e vibrazioni, influiscono sull’essenza sottile della specie umana e non.
In questo libro ho cercato di essere il più fedele possibile nel ricordare le conversazioni avvenute tra me e i vari saggi con cui sono venuto in contatto e che hanno condiviso parte del loro sapere con me.
Non è una storia di avventura o azione, ma soprattutto di dialoghi. Nascoste tra le righe, le rivelazioni più profonde. Alcuni passaggi potranno sembrare ermetici, talvolta, e verranno appresi solamente da chi è pronto a riconoscerli. Altre narrazioni, invece, sono «semplici nel cuore», perché «nel cuore vi è la salvezza», come diceva Tatanji. «La verità siede sempre ai piedi della semplicità, nascosta dalla polvere dell’ignoranza», mi rammentava spesso.
Ricordo che, durante uno dei nostri primissimi incontri, si premurò di sottolineare che «poche parole di saggezza sono sufficienti per trasmettere una profonda conoscenza, elevando la nostra anima». Ma – aggiungo io – sempre se pronunciate da un maestro «presente a se stesso» e comprese da un allievo degno di realizzarle nella pratica. Se non fosse così, resterebbero mera conoscenza intellettuale.
Tatanji mi rammentava spesso che certe frasi possono migliorare le sorti di un’esistenza, poiché «il nettare della conoscenza è nascosto nell’essenziale. Il resto è sabbia al vento, ovvero non serve a nulla. Ciò che è veramente importante può essere trasmesso in pochi concetti».
Vi domanderete come sia finito in India. Il motivo è semplice e nasce da una concomitanza di fattori che mi hanno spinto alla partenza: la chiusura dell’azienda in cui lavoravo da alcuni anni e la conclusione di una relazione d’amore nello stesso periodo.
Tuttavia, al di là di questi avvenimenti, si nascondeva in me un desiderio più profondo: imparare lo yoga e la meditazione da insegnanti indiani. Alcune strane situazioni, che avrò modo di raccontare, mi hanno portato a intraprendere questo viaggio e condividere per un breve periodo la compagnia giornaliera di Tatanji. Inoltre il destino, se così vogliamo chiamarlo, mi ha fatto un grande dono – si svelerà nel corso di queste pagine.
Durante il viaggio, ho provveduto a trascrivere dettagliatamente la sera stessa le varie conversazioni con queste persone speciali, vista l’importanza e la preziosità dei contenuti. Per non lasciar passare troppo tempo e creare vuoti di memoria.
Ancora oggi, anche se sono trascorsi alcuni anni, porto nella mente le numerose conversazioni avute con Tatanji. Parole incise nella mia anima come tatuaggi indelebili e il cui significato merita di essere custodito come si conservano le pergamene sacre nelle stanze di culto: con rispetto e venerazione.
Un doveroso grazie a tutte queste anime immense, umili e straordinarie a cui devo la mia seconda rinascita. Grazie a loro, il mio destino è cambiato. Cambiato in meglio.
Citazioni tratte dal libro “Il monaco che amava i gatti”
«Ascoltare è già molto. Molti ascoltano ma non sentono. Da migliaia di fiori le api estraggono e secernono poche gocce di nettare reale, così da migliaia di parole la vera saggezza può essere concentrata in pochi versi. Il potere di alcuni insegnamenti, se compresi e messi in pratica, ha l’effetto di migliorare la nostra vita. Le parole hanno la capacità di modificare le vibrazioni attorno a te, se ne conosci la loro forza e il loro potere. Più le parole sono pregne di energia spirituale infusa da chi le pronuncia, più avranno un effetto trasformativo su chi le riceve.»
«Prima di compiere un’azione, ringrazia; quando hai concluso un’azione, ringrazia. Fai uno sforzo costante specialmente nei primi tempi. Inizia dalle piccole cose per poi allargarti sempre di più. Crea ovunque un atteggiamento di gratitudine. Benedici tutto e tutti, incondizionatamente. Se lo fai anche con chi ti crea disturbo, noterai subito una trasformazione dentro di te. Gli altri sono i nostri migliori insegnanti, ci fanno notare i nostri limiti e cosa dobbiamo comprendere di noi stessi.»
«Di sfide ne troverai sempre. È importante capire che, cambiando il tuo modo di vedere, cambia la tua realtà. Cambia il modo in cui affronti ogni cosa. Questo è necessario per poterle superare e proseguire il tuo cammino. E questo vale anche per la gratitudine. Abituati a ringraziare come sei abituato a mangiare.»
«E come posso cambiare il mio modo di vedere le sfide?»
«Attraverso la gratitudine. Solo se riuscirai a trasformarle a tuo vantaggio, affronterai serenamente ogni cambiamento. Il tuo cuore sarà leggero e pieno d’amore. Dipende tutto da te: fa’ in modo che la gratitudine sia parte del tuo essere e del tuo vivere. E come dice Kritajìna: per ciò che arriva, ringrazia. Per ciò che se ne va, ringrazia.
«Quando arrivi al limite massimo, che sia fisico o mentale, comprenderai la sua lezione. Quando la sofferenza ti tocca in profondità, l’unica cosa importante è accoglierla, accettarla per quello che è. Allora non sarà più un ostacolo, ma verrà trasformata in forza per continuare a lottare. Spesso non vediamo la soluzione ma è lì, disponibile a mostrarsi appena saremo pronti a riconoscerla. Nelle fiamme puoi trovare calore o bruciarti; l’equilibrio crea la differenza. Nell’equilibrio vi è la soluzione. Nell’equilibrio l’ostacolo viene superato. Il guerriero sa che ogni esperienza avviene per lui, non contro di lui. Egli considera ogni ostacolo come una sfida e ogni sfida come una benedizione, un dono per la propria anima. Accetta ogni prova come un maestro, riconosci i suoi insegnamenti. Sta a te, trarre ispirazione e beneficio. Gli unici limiti sono creati dalla mente. Abbatti i muri che ti impediscono di trasformarti in ciò che sei…»
«Come l’oceano in superficie è mosso da innumerevoli onde, anche la nostra mente in superficie è mossa da infiniti pensieri. Ma è nelle profondità dell’oceano che troviamo la calma; similmente, nelle profondità del nostro essere troviamo la pace. Se qualcosa disturba la nostra attenzione, dobbiamo accogliere ciò che arriva e con consapevolezza farci ricondurre all’interno. Il rumore non deve essere di stimolo per un conflitto con noi stessi, ma va accolto come parte del tutto.»
«Nulla può restare immutato, ogni cosa è anitya in sanscrito, cioè impermanente. Se fossimo coscienti che tutto cambia in qualcos’altro, avremmo un mondo diverso da ciò che è adesso, e avremmo compreso in parte il significato dell’esistenza umana. Il velo dell’illusione che ci divide dalla realtà è potente. Distinguere il vero dalla finzione è saggezza. Quando lo comprenderemo, daremo a ogni cosa il giusto valore.»
«Spesso molti preferiscono vivere nella loro comoda gabbia dorata piuttosto che essere salvati. Rassicurante è rimanere in ciò che è noto piuttosto che affrontare quello che non si conosce. Tendiamo a programmare il più possibile per sentirci sereni. Abbiamo paura che piccoli cambiamenti possano far crollare le nostre sicurezze; in realtà è l’opposto. Le novità ci permettono di scoprire le nostre potenzialità e nuove dimensioni creative. Per addentrarci in qualcosa di diverso dobbiamo spezzare le catene che ci tengono legati al vecchio, creando spazio per nuove esperienze.»
«… Non pensare che un passo sia insignificante. Dovremmo iniziare col poco. È con il poco che iniziano i grandi cambiamenti. Le vere trasformazioni si hanno nelle piccole evoluzioni.
… Il cambiamento non accade quando sei legato al passato o al futuro. Il cambiamento avviene nell’accettazione del presente. Più avrai coraggio di accogliere, più sarà facile proseguire. Cambiando consapevolezza, trasformiamo la nostra realtà. Ogni altro tentativo di cambiamento, se non parte da noi stessi, è vano. Possiamo evolverci solo se lo vogliamo, se c’è uno sforzo cosciente.»
«L’amore incondizionato non vuole condizioni. L’amore è infinito, come potresti recintarlo in un cuore umano? Il segreto è che più lo sei, più si evolverà in te. La gioia sta nell’esserlo. È facile innamorarsi del profumo di una rosa, più difficile è accettare anche le sue spine e le sue radici. Amare incondizionatamente significa accogliere tutto.»