Il codice dell’anima è un libro scritto da James Hillman, uno psicologo Junghiano, autore americano noto per il suo lavoro nel campo della psicologia analitica e fondatore della Psicologia Archetipica, per comprendere il potere dell’anima e scoprire le nostre vere passioni nella vita. Il libro è stato pubblicato nel 1996, da Adelphi in Italia.
E’ un’opera che sfida le convenzioni della psicologia moderna e invita i lettori a immergersi nelle profondità della propria anima. Attraverso un’analisi incisiva e ricca di spunti, Hillman ci guida in un viaggio esplorativo attraverso gli intricati labirinti della psiche umana, offrendo una prospettiva innovativa e affascinante sulla natura dell’essere umano.
Sinossi del “Il codice dell’anima“
«Per decifrare il codice dell’anima e capire il carattere, la vocazione, il destino, nel suo best seller Hillman si ispira al mito platonico di Er: l’anima di ciascuno di noi sceglie un “compagno segreto” (daimon lo chiamavano i greci, genius i latini, angelo custode i cristiani). Sarà lui a guidarci nel cammino terreno. Eminenti modelli sfilano sotto l’occhio stregonesco di Hillman …
Il suo set è affollatissimo. Judy Garland, Joséphine Baker, Woody Allen, Quentin Tarantino, Hannah Arendt, Manuel Manolete, Henry Kissinger, Richard Nixon, Truman Capote, Gandhi, Yehudi Menuhin, Elias Canetti e tanti altri, con le loro storie d’infanzia e maturità abilmente sezionate dal bisturi analitico, testimoniano apoteosi e disastri. Ma nell’età della psicopatia il ruolo del protagonista spetta a Hitler: il suo demone gli ha cucito addosso la divisa di un prototipo, il criminale dei tempi moderni. Forse di tutti i tempi».
Enzo Golino
Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie, anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli?
Se esiste, è il “daimon‘”, il demone che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come “vocazione”, “chiamata”, “carattere”. Se esiste, è la chiave per leggere il “codice dell’anima”, quella sorta di linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo.
Attraverso storie di personaggi noti, Hillman, è riuscito a farci capire che se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi è proprio perché aveva perso contatto con il ‘daimon’. E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende.
Il codice dell’anima di James Hillman
Hillman propone un’interpretazione della psiche umana che si discosta dalle tradizionali teorie psicologiche, concentrandosi invece sull’importanza dell’anima come elemento centrale dell’esperienza umana. Egli sostiene che l’anima sia il fulcro intorno al quale ruota l’intero essere umano, influenzando pensieri, emozioni, comportamenti e relazioni.
Attraverso un approccio multidisciplinare che integra psicologia, filosofia, mitologia e spiritualità, Hillman, esplora i diversi modi in cui l’anima si manifesta nella vita quotidiana e nella cultura. Egli mette in discussione l’idea di una psiche razionale e lineare, sottolineando invece l’importanza degli aspetti irrazionali, simbolici e profondamente emotivi dell’esperienza umana.
Ciò che rende questo libro così stimolante è la sua capacità di integrare una vasta gamma di discipline, dalle teorie psicologiche alla mitologia, dalla filosofia alla spiritualità. Hillman ci invita a vedere l’anima non come un’entità astratta o idealizzata, ma come una forza dinamica e complessa che permea ogni aspetto della nostra esistenza. Ci spinge a guardare oltre le superfici e ad abbracciare l’ambiguità, il mistero e la complessità che caratterizzano l’esperienza umana.
Inoltre, la scrittura di Hillman è eloquente e coinvolgente, ricca di immagini suggestive e riflessioni profonde che catturano l’immaginazione del lettore. Il libro invita a esplorare i recessi più oscuri e lascia un’impronta duratura nella mente, offrendo una nuova visione della psiche umana e della sua interconnessione con il mondo che ci circonda. È un libro che consiglio vivamente a chiunque sia interessato a esplorare i misteri dell’anima e a scoprire la profondità della propria esistenza.
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Cos’è il daimon per Hillman?
Per James Hillman, il concetto di “daimon” rappresenta una delle idee centrali nel suo pensiero psicologico. Il daimon, secondo Hillman, è una sorta di guida interiore o una forza archetipica che risiede nell’anima di ogni individuo. È una specie di voce interiore che ci spinge verso la realizzazione del nostro destino e il compimento del nostro potenziale unico.
Il daimon non è semplicemente una sorta di coscienza morale o una voce della ragione, ma piuttosto una forza profonda e misteriosa che ci orienta verso la nostra vera natura e il nostro scopo nella vita. È ciò che ci rende unici e ci guida lungo il nostro percorso individuale, influenzando le nostre passioni, i nostri desideri e le nostre aspirazioni più profonde.
Secondo Hillman, è importante ascoltare la voce del daimon e seguire il suo richiamo, anche se ciò può significare confrontarsi con sfide e difficoltà lungo il cammino. Il daimon rappresenta la nostra autenticità e la nostra vera vocazione, e ignorarlo può portare a sentimenti di insoddisfazione e disconnessione dalla propria vita interiore.
Cos’è la teoria della ghianda?
La teoria della ghianda, sviluppata da James Hillman, è un concetto psicologico che enfatizza l’idea che ognuno di noi porti in sé un “germe” o un “seme” che contiene il nostro potenziale unico e il nostro destino individuale. Questa metafora deriva dall’idea che anche una piccola ghianda contiene l’intera essenza di una quercia, e che allo stesso modo ogni individuo contiene in sé il germe del proprio sviluppo e realizzazione.
Secondo questa teoria, il compito principale della psicologia non è tanto quello di “risolvere” i problemi o di eliminare i sintomi, ma piuttosto di nutrire e coltivare questo seme interiore, aiutando così la persona a sviluppare appieno il proprio potenziale unico. Invece di concentrarsi sulle mancanze o sui difetti, la teoria della ghianda invita a concentrarsi sulle qualità innate e sui talenti intrinseci di ciascun individuo.
Questa prospettiva psicologica mette in evidenza l’importanza di comprendere e abbracciare la nostra unicità e il nostro destino individuale, piuttosto che cercare di conformarci a ideali esterni o a norme sociali predefinite. In sostanza, la teoria della ghianda sottolinea l’importanza di coltivare la nostra autenticità e di seguire il richiamo del nostro daimon interiore per realizzare la nostra vera essenza e il nostro scopo nella vita.
Incipit del “Il codice dell’anima”
LA TEORIA DELLA GHIANDA E LA REDENZIONE DELLA PSICOLOGIA
Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa. Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo «qualcosa» lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione: Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono.
Questo libro ha per argomento quell’annuncio.
O forse la chiamata non è stata così vivida, così netta, ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo, mentre ci lasciavamo galleggiare nella corrente pensando ad altro. Retrospettivamente, sentiamo che era la mano del destino.
Citazioni del “Il codice dell’anima”
“Mentre l’umanità affonda nelle sue discariche, conta poco se siamo femminili, maschili o un misto dei due. Scompariremo tutti insieme. Questioni ben più pressanti che non il genere invocano la passione psicologica.”
“Le pietre rotolavano lungo i pendii; saette di fuoco squarciavano il cielo ed erompevano dalla terra; gli uccelli tessevano, pescavano, macinavano, e così pure le scimmie e gli elefanti. È stata la natura a insegnarci le scienze per dominare la natura.”
“La ghianda traccia il confine, e nessuno può obbligarla ad attraversarlo e a passare nel territorio di sua incompetenza. E come se la quercia non potesse piegarsi, non potesse fingere di essere un amabile pioppo. La ghianda, come porla doni, così impone limiti, e soltanto se l’insegnante lascia spazio all’intuizione nei suoi metodi di istruzione, è possibile gettare un ponte verso la sponda della scuola, lasciando emergere il dono dai confini fissati.”
“L’anima si muove in cerchi, dice Plotino. Di conseguenza, le nostre vite non progrediscono in linea retta, bensì indugiano, oscillano, tornano indietro, si rinnovano, sì ripetono. I geni operano per latenze e scatti. La sensazione di essere presenti, in contatto, aperti, con la mente espansa, dì vedere e di sapere va e viene in modo assolutamente imprevedibile e tuttavia secondo configurazioni stabili.
Sono diverso da tutti gli altri e uguale a tutù gli altri; sono diverso da quello che ero dieci anni fa e uguale a quello che ero dieci anni fa; la mia vita è un caos dotato di stabilità, è caotica e ripetitiva insieme, e io non posso sapere in anticipo quale minuscolo e insignificante bit in input produrrà effetti enormi e significativi in output. Devo rimanere sempre vivamente ricettivo verso le mie condizioni iniziali, cioè verso l’essere che è venuto al mondo con me e ogni giorno mi accompagna nel mondo. Da quell’essere rimango dipendente.”
“Una volta aperto l’occhio ecologico, dove finisce l’ambiente, sia pure quello immediato, non condiviso, privato, individuale?
Anzi, esiste davvero un «ambiente non condiviso»? Davvero io posso abbassare la saracinesca e avere un momento che è tutto mio, solo mio? Perfino il cuscino sul quale affondo il naso mentre fluttuo nel mio privatissimo sogno nel cuore della notte reca tracce di piuma d’oca, di poliestere e cotone, e degli ambienti in cui è stato fabbricato – nonché dell’andirivieni di parassiti che dividono il cuscino con me.”
“La ghianda è ossessiva. È tutta e solo concentrazione, come una goccia di essenza, non si può diluire. I comportamenti infantili elaborano questa alta densità. Il bambino mette in gioco il codice germinale che lo spinge dentro queste attività ossessive. Attraverso la sua concentrazione, il bambino crea spazio vitale, per respirare e muoversi, all’homunculus della sua verità innata e permette a questa verità di articolarsi in stili e forme e strumentazioni in cui egli può esercitarsi soltanto ossessivamente, ripetitivamente, fino a esaurimento. Ci vuole rispetto. Per favore, bussate prima di entrare.”
“A questo punto, diventa straordinariamente facile comprendere la nostra vita: comunque siamo, non potevamo essere altrimenti. Niente rimpianti, niente strade sbagliate, niente veri errori. L’occhio della necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere.”
“Quando il «ciò che non poteva essere altrimenti» accade, la spiegazione più plausibile su come funziona la vita e sul perché le cose accadono nel modo in cui accadono è la teoria della ghianda.”
“La nostra democrazia dovrebbe imparare dalla lezione di Hitler, perché esiste il rischio che si possa eleggere un giorno al potere il vincitore di qualche Superquiz televisivo e che si educhino i nostri i figli a credere che le autostrade dell’informazione siano la via della conoscenza. Se uno degli indizi della psicopatia è la mente banale che si esprime con frasi altisonanti, allora stiamo attenti, perché un’educazione che privilegia i fatti invece del pensiero e «valori», nazionalistici o confessionali, «politicamente corretti» invece del giudizio critico può produrre una nazione di primi della classe che sono anche psicopatici.”
“La vocazione diventa una vocazione alla vita» anziché essere immaginata in conflitto con la vita. Una vocazione all’onestà invece che al successo, al prendersi cura dell’altro e con l’altro, al servire e lottare per amore della vita.”
“La nostra sociologia, la nostra psicologia, la nostra economia (insomma, la nostra civiltà) sembrano incapaci di apprezzare il valore delle persone che non emergono e le relegano nella mediocrità dell’uomo medio di intelligenza media. Perciò il « successo » finisce per assumere tutta quella esagerata importanza: offre l’unica via di fuga dal limbo della media. Stampa e televisione vengono a pescarti soltanto quando piangi dopo una tragedia, quando dai in escandescenze davanti alla platea, o quando ti metti in posa per spiegare che cosa ne pensi; dopo di che, ti butta nuovamente nel calderone della mediocrità indifferenziata. I media sanno adulare, celebrare, esagerare, ma non sanno immaginare, e dunque non sanno vedere.”
“L’invisibile sorgente della coerenza personale, ciò che in queste pagine chiamo «abitudine», è oggi detta dalla psicologia « il carattere ». Il concetto di carattere si riferisce alle strutture profonde della personalità, che sono particolarmente resistenti al cambiamento.”
“L’attribuzione del nome alle specie, ai corpi celesti, alle malattie finisce sempre per intrappolare la cosa denominata in una metafora radicale e per appropriarsi della cosa stessa di fronte al mondo, come è stato con i nomi dei monti e delle isole durante il periodo delle esplorazioni colonialiste.”
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