Una morte onorevole. Un caso alla vecchia maniera per il commissario Botero è un romanzo scritto da Paolo Roversi, pubblicato il 28 maggio 2024, nella storica collana Giallo Mondadori.
Sono pronta per questa seconda avventura dell’Amish, come viene sopranominato il commissario Luca Botero, per la sua avversione alla tecnologia che lo porta ad indagare “alla vecchia maniera”, attraverso la logica e l’intuizione, accompagnato dalla sua macchina da scrivere n. 22, un telefono in bachelite con la rotella e un taccuino nero.
“Botero è uno alla vecchia maniera, sembra uscito dagli anni sessanta. Non per scelta ma per necessità. E se pensi che sia il solo pazzoide che incontrerai da queste parti, ti sbagli di grosso. Te ne accorgerai appena metterai piede nei loro uffici: tutti i membri della combriccola sembrano reduci di un Paese dell’Est sotto il gioco sovietico… Per questo chiamano “Cortina di ferro” il posto dove stanno!”
Dopo aver letto la prima avventura del Commissario Botero, “Alla vecchia Maniera“, ed essermi piacevolmente immersa nella sua lettura lasciandomi trasportare in un giallo dallo stile classico che fa parte della mia zona di comfort, purtroppo oggi è raro trovare, non vedo l’ora immergermi in questo nuovo capitolo e passare dei momenti insieme ai suoi particolari personaggi.
Trama del libro “Una morte onorevole”
È una serata speciale al Savoy, uno degli alberghi più esclusivi di Milano: cinquanta selezionatissimi invitati potranno partecipare al party dell’onorevole Vincenzo Greco per festeggiare la fine dell’EXPO e la realizzazione di un faraonico progetto stradale.
Nel bel mezzo del ricevimento, però, un temporale fa saltare la corrente, e la suite dove si tiene la festa precipita nel buio: quando le luci si riaccendono, l’onorevole è riverso nella piscina, già cadavere. Con le telecamere di sorveglianza disattivate e i telefonini spenti per garantire la privacy ai tanti vip dai molti segreti, la tecnologia può far poco.
Bisogna indagare in un altro modo: con logica, osservazione e intuito. Bisogna indagare alla vecchia maniera. Ecco perché il caso – spinosissimo, considerata la vittima – passa a Luca Botero, detto l’Amish, il commissario afflitto da tecnofobia che vive come se il mondo fosse fermo agli anni Settanta. Per l’Amish è la sfida perfetta: data la dinamica del delitto, l’assassino non può che essere uno degli invitati, ed è proprio su di loro che si concentra insieme alla sua affiatata squadra Alfa.
Fra infiltrazioni mafiose, imprenditori senza scrupoli, intrighi politici e traffico di stupefacenti si comincia a cercare il colpevole. Qualcuno, però, trama nell’ombra: spia il commissario, e presto tutte le persone che gli stanno vicino correranno un grave pericolo…
Trovate la recensione del primo romanzo “Alla vecchia maniera“, della serie del commissario Botero nel link sottostante.
Paolo Roversi – Alla vecchia maniera
Incipit del libro “Una morte onorevole”
1
La hall del Savoy brilla come la Galleria degli specchi di Versailles, il che contrasta in maniera vistosa col buio che avvolge le strade circostanti. Il blackout ha cancellato i contorni delle cose e li ha trascinati via insieme alla pioggia battente. Tranne in piazza della Repubblica, dove si trovano alcuni degli alberghi più lussuosi di Milano: lì la corrente è già tornata. I lampioni scintillano, le insegne al neon sfavillano e una batteria di potenti fari illumina i dieci piani della coreografica facciata tutta colonne e balconi liberty dell’hotel.
È la prima volta che Botero ci mette piede, anche se gli sembra di conoscerlo a fondo per tutto ciò che, nel corso degli anni, ha letto riguardo a quel cinque stelle lusso. Un luogo storico della città, che ha visto soggiornare nelle proprie stanze i potenti della Terra: principi, duchi e reali di varie casate europee. Durante la guerra era diventato il quartiere generale dei nazisti e, dopo la Liberazione, degli americani. Con gli anni Cinquanta era tornato ai suoi antichi splendori e aveva ripreso a ospitare una clientela selezionata e di tutto riguardo.
Forse per questo la mossa del commissario di togliersi le galosce inzaccherate e di sistemarle con nonchalance accanto alla reception, come se fossero valigie da custodire nel guardaroba, suscita l’immediato sguardo di riprovazione di un uomo elegante comparso dal nulla, proprio dietro di lui.
«Guardi che non può… Non siamo quel genere di hotel dove…»
«Di che genere di hotel parla?»
L’altro stringe gli occhi e squadra il nuovo venuto.
«Lei è un cliente della nostra struttura?»
«Lei risponde sempre a una domanda con una domanda?»
«Siamo il Savoy, ecco il genere di hotel! Uno dei più blasonati e lussuosi del mondo, se lo è dimenticato?»
«Difficilmente ricordo qualcosa che non mi interessa. Comunque la risposta è no: non alloggio qui.»
«In questo caso le devo chiedere di andarsene. E non dimentichi di prendere le sue…» l’uomo arriccia le labbra mentre indica le galosce «cose. Non penso che potrebbero servire ai nostri ospiti.»
«Non mi preoccupo molto di quello che la gente pensa, visto che non lo fa molto spesso.»
«Ora basta! Se ne vada o chiamo la polizia!»
«In questo caso le risparmio la fatica: commissario Luca Botero. Lei è il direttore, giusto?»
L’altro non muta espressione anche se ha accusato il colpo.
«Sì, sono Alfredo Colonna. Come ha fatto a capire che…»
«Rigidità, postura, preoccupazione. E un paio di scarpe che nessun impiegato potrebbe permettersi. Si è alzato da poco, come si nota dal suo sguardo appannato, ma nonostante l’agitazione e la fretta che imponeva la circostanza si è comunque rasato con cura perché non vuole apparire trascurato agli occhi di quanti – poliziotti, giornalisti e chissà chi altro – arriveranno. Le basta o vuole mostrarmi il suo biglietto da visita per convincermi che ho ragione?»
Colonna si schiarisce la voce, imbarazzato. Anche lui ha osservato con attenzione il commissario e non gli sono sfuggite né le Church’s modello Oxford a punta rotonda in pelle lucida né i pantaloni sartoriali.
Decide pertanto di optare per una mediazione.
«Vuole lasciare il cappotto nel nostro guardaroba?»
«Non è un cappotto ma un trench. Forse lo ignora, ma il nome deriva dal fatto che veniva usato dai soldati nelle trincee durante la Prima guerra mondiale. È resistente e impermeabile. E non me ne separo mai. Grazie comunque per l’offerta.»
«Lei è sempre così, ehm, poco cerimonioso?»
«Le menti semplici hanno sempre confuso l’onestà con la maleducazione.»
«La sua arroganza non ha davvero limiti!»
Botero scuote la testa. «Vede, Colonna, l’arroganza è qualcosa che ci si deve guadagnare. Non è da tutti. A questo va aggiunto che non mi piace sprecare tempo, e con lei ne sto perdendo parecchio! Perciò le chiedo: mi può indicare, per cortesia, dove si trova la suite presidenziale? La conversazione è piacevole ma non quanto pensa lei.»
Gli occhi del direttore sputano saette. «Il suo collega è già di sopra. Gli ascensori sono da quella parte, la suite si trova al decimo piano.»
«E le scale?»
«Non vorrà mica farsela a piedi, spero.»
«Ha paura che mi venga un infarto?»
«Non sembra più così giovane, in effetti. E poi non mi regali false speranze.» Non contento della frecciata, Colonna si affretta ad aggiungere: «E cosa dovremmo farci con questi cosi?».
«Sono galosce, direttore. E, visto che me l’ha chiesto, potrebbe dargli una bella pulita.»
L’altro scuote la testa, disgustato. Ormai è pronto a uno scontro senza quartiere ma, in quel momento, fanno il loro ingresso nella hall una serie di figure che lo impensieriscono ancor più dell’eccentrico commissario.
«Ossignore, e adesso questi chi sono?»
Vestono tutti in modo rétro, come se vivessero ancora nella Milano di Vallanzasca.
«Sono con me» annuncia Botero prima di presentarli a uno a uno, come a una sfilata di moda.
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