Miss Marple e i tredici problemi è una raccolta di racconti di Agatha Christie che vede protagonista la brillante Miss Jane Marple, l’anziana signora di St. Mary Mead, la cui apparente semplicità cela una mente straordinariamente acuta e un’abilità osservativa fuori dal comune. Pubblicato per la prima volta nel 1932, questo volume si distingue come un notevole esempio del talento narrativo di Agatha Christie.
La struttura del libro è singolare e affascinante: tredici racconti, tutti nati da un divertente gioco tra amici all’interno del “Club del Martedì Sera”, un gruppo di estimatori del mistero che si riunisce regolarmente per discutere enigmi irrisolti. Ogni storia è un’occasione per Miss Marple di mettere in campo le sue capacità deduttive, rivelando come, dietro la facciata della vita quotidiana, si nascondano complessità intriganti e sorprendenti verità.
“La vita di per sé è un mistero non risolto”
La trama del libro “Miss Marple e i tredici problemi”
Un gruppo di sei persone, tra cui Miss Marple e suo nipote Raymond West, si riunisce e decide di formare un club chiamato “Il Club del Martedì Sera”. L’idea è che ogni settimana un membro del gruppo presenterà un mistero di cui è a conoscenza e che gli altri membri cercheranno di risolvere.
La storia inizia con la presentazione del Club del Martedì Sera, i membri del club sono Miss Jane Marple, la padrona di casa; Sir Henry Clithering, un ex commissario di Scotland Yard; Raymond West, un famoso scrittore e nipote di Miss Marple; Joyce Lemprière, una giovane artista; Dr. Pender, un sacerdote in pensione ed infine Mr. Petherick, un avvocato.
Una sera, per passare il tempo, Joyce Lemprière suggerisce che ciascun ospite dovrebbe raccontare un mistero reale a cui ha assistito e gli altri dovrebbero cercare di risolverlo. E’ così nasce il Club del Martedì Sera.
“«Scommetto che potrei battervi tutti a questo gioco. Io sono non soltanto
una donna – e dite quello che volete, ma le donne hanno doti d’intuizione
che sono negate agli uomini – ma sono anche un’artista. Vedo cose
che voi non vedete. E inoltre, come artista mi sono imbattuta in ogni genere
e tipo di persone. Conosco la vita come non potrebbe mai conoscerla la
nostra cara Miss Marple qui presente.»
«Questo non lo saprei proprio, mia cara» ribatté Miss Marple. «A volte
nei villaggi succedono cose molto dolorose e penose.»”
Dopo ogni racconto i membri del club, compresa Miss Marple, offrono le loro opinioni e teorie sul caso. Miss Marple sorprende tutti con la sua intuizione e la sua capacità di analizzare i comportamenti umani, dimostrando la sua incredibile abilità come detective dilettante.
“«Vi siete dimenticata di me, mia cara» disse Miss Marple con un sorriso
luminoso.
Joyce rimase un po’ sorpresa, ma lo celò subito.
«Sarebbe delizioso, Miss Marple» disse. «Non pensavo che vi sarebbe
interessato giocare con noi.»
«Penso potrebbe essere molto interessante» disse Miss Marple, «soprattutto
data la presenza di tanti signori intelligenti. Io purtroppo non lo sono,
ma quando una persona vive per tutti questi anni a St. Mary Mead finisce
per avere una certa capacità di introspezione nell’animo umano.»”
Recensione
Questo libro si distingue da altre raccolte di racconti, poiché le sue storie sono intrecciate da un sottile filo conduttore. Il ritmo incalzante degli eventi rende la lettura fluida e piacevole, mentre ogni racconto si presenta come un piccolo enigma, pronto a sfidare anche il lettore più astuto.
La mia ammirazione per Miss Marple è immensa; il suo delizioso villaggio inglese, con i suoi paesaggi incantevoli, esercita su di me un fascino irresistibile, proprio come l’epoca in cui le sue avventure si svolgono. In più occasioni, l’autrice sottolinea come la straordinaria abilità di Miss Marple nel risolvere i crimini scaturisca dalla sua profonda comprensione delle complesse sfumature della natura umana. È un’idea che condivido pienamente: la convinzione che nessuno sia completamente buono o cattivo è alla base di molte delle sue intuizioni.
Apprezzo inoltre la sua capacità di ribaltare gli stereotipi riguardanti la vecchiaia e la vita di provincia. Attraverso le sue indagini, Agatha Christie ci esorta a guardare oltre le apparenze, a non sottovalutare mai la saggezza dell’esperienza e a riconoscere il potere dell’intuizione e dell’osservazione.
Questo volume rappresenta un classico imperdibile per tutti gli amanti del giallo e per chiunque desideri immergersi nell’affascinante universo di Agatha Christie. Tuttavia, un unico neo affligge questa edizione: i numerosi refusi che si celano tra le pagine, un peccato che potrebbe distogliere l’attenzione dalla meravigliosa narrazione.
“Guardò in direzione del caminetto dove lei sedeva eretta nella grande e vecchia poltrona.
Miss Marple portava un abito di broccato nero molto attillato alla vita. Lungo il corpetto
scendeva una cascata di pizzo di Mechlin. Sulle mani aveva mezzi guanti di pizzo nero e
una cuffietta di pizzo nero era posata sulla massa raccolta di capelli candidi come neve.
Stava lavorando a maglia… qualcosa di bianco, di soffice e di lanuginoso.
Gli sbiaditi occhi azzurri, benevoli e gentili, osservavano con sereno compiacimento il nipote
e gli ospiti di quest’ultimo.”
I tredici problemi
Il primo a raccontare un caso è Sir Henry Clithering, che presenta un mistero che aveva affrontato durante la sua carriera come commissario di polizia, riguardante un uomo di nome Jones sospettato di aver avvelenato sua moglie. Sebbene la polizia sospettasse di Jones, non sono riusciti a trovare prove sufficienti per incriminarlo.
“«Mi domando» chiese Raymond West, «che genere di cervello riesce veramente
meglio a risolvere un caso misterioso? Si ha sempre l’impressione
che un comune investigatore della polizia debba soffrire di mancanza di
fantasia.»”
Il secondo capitolo “Il tempio di Astarte” inizia con il dottor Pender, un vecchio pastore, che descrive un’esperienza inquietante vissuta in gioventù, che lo ha lasciato con un profondo senso di angoscia e la convinzione di aver assistito a eventi soprannaturali. La storia si svolge a Dartmoor, dove un suo amico, Sir Richard Haydon, aveva acquistato una proprietà chiamata “Il Boschetto Silenzioso”. La proprietà comprendeva un antico bosco, che Haydon credeva essere un tempo un luogo sacro dedicato ad Astarte, una dea fenicia. Il racconto di Pender introduce temi di soprannaturale, suggestione e l’oscuro potere dei luoghi antichi.
“«Mi fate accapponare la pelle, Pender» si lamentò sir Henry.
«Figuratevi come si accapponò a me» replicò l’altro. «Da allora non rido
più se qualcuno tenta di descrivere una data atmosfera. Non sono parole
astratte. Esistono luoghi impregnati, saturi di influssi buoni o maligni capaci
d’imporre il proprio potere.»”
Il terzo capitolo “Lingotti d’oro” narra la storia di un tentativo di recupero di un tesoro sommerso e le conseguenze impreviste che ne derivano. Raymond West viene coinvolto nel progetto del suo amico, John Newman, che ha acquistato i diritti di recupero di un tesoro in lingotti d’oro appartenente a un galeone spagnolo affondato al largo della costa della Cornovaglia. Durante la sua permanenza a Pol House, la residenza di Newman, West incontra l’ispettore Badgworth, che indaga sulla scomparsa di un carico di lingotti d’oro dalla nave Otranto, naufragata nello stesso punto sei mesi prima.
“«Non so se è leale raccontarvi la storia che ho in mente» disse Raymond
West, «perché non ne conosco la soluzione. Ma è talmente curiosa e interessante
che ve la proporrei come un problema. Chissà che, fra tutti, non si
riesca a darle una conclusione logica.”
Il quarto capitolo “Sangue sul lastricato” inizia con Joyce che racconta una storia inquietante della sua esperienza a Rathole, un villaggio della Cornovaglia. Mentre dipingeva, Joyce raffigurò delle macchie di sangue sul selciato davanti a una locanda, macchie che poi svanirono misteriosamente. Un pescatore locale le disse che secondo una superstizione locale, vedere macchie di sangue significava che qualcuno sarebbe morto entro 24 ore. La storia di Joyce solleva interrogativi sul ruolo della superstizione e sulla natura della percezione.
“«A questo mondo tutti gli avvenimenti si assomigliano» replicò Miss Marple.”
Nel quinto capitolo “Movente contro occasione” viene presentato un caso dal signor Petherick che lo ha lasciato perplesso, la storia di come Simon Clode, un suo cliente, ha cambiato il suo testamento per lasciare la maggior parte della sua fortuna alla signora Eurydice Spragg, “in segno di gratitudine e ammirazione”, dopo la morte il testamento è stato recuperato, ma era stato sostituito da un foglio bianco. Le due persone che avevano l’occasione di introdurre il foglio bianco non avevano il movente per farlo, e le due persone che avevano il movente non avevano l’occasione.
“«No. no. mia cara signorina. Non abbiate timore. La storia che sto per
narrarvi è semplicissima e può essere seguita da qualsiasi profano.»
«Niente cavilli legali, allora» disse Miss Marple agitando un ferro da
maglia.”
Il sesto capitolo “L’impronta del pollice di San Pietro” inizia con Raymond West che sprona sua zia Miss Marple a raccontare una storia, lei ci racconta di quando Mabel, sua la nipote, viene ostracizzata dalla comunità dopo la morte improvvisa del marito, Miss Marple si reca da lei per aiutarla a scoprire la verità. La signorina Marple descrive Mabel come una “brava ragazza, ma un po’ sciocca”, propensa al dramma e sposata con un uomo collerico proveniente da una famiglia con una storia di malattie mentali.
“Il mondo cittadino sembra un’oasi di pace, in confronto a St. Mary Mead.»
«Be’ mio caro» disse Miss Marple, «la natura umana è uguale dappertutto
e in un villaggio si ha l’occasione di osservarla da vicino».”
Il settimo capitolo “Il geranio azzurro” narra un nuovo caso del colonnello Bantry, questa volta incentrato sulla morte della signora Pritchard, una donna anziana e ricca, ma ipocondriaca, che si era trasferita di recente in una nuova casa con il marito e una nuova infermiera, Zarida, una “Lettrice Psichica del Futuro”. Zarida ha avvertito la signora Pritchard che la casa è piena di cattivi presagi, in particolare i fiori azzurri, che rappresentano un pericolo per lei. Poco dopo sulla tappezzeria della camera da letto della signora Pritchard appare un geranio azzurro e una notte di luna pien, la signora Pritchard muore nel sonno.
“E pensare che la cara Miss Marple è sempre vissuta a St. Mary Mead!»
«Ah, si! Secondo lei, ciò le ha dato la possibilità di studiare la natura
umana… al microscopio.»
«E io credo che ci sia qualcosa di vero in ciò» ammise la signora Bantry.
«Nei piccoli centri è più facile venire a conoscere il lato meschino della
gente, Non mi pare però che nei nostri dintorni ci siano criminali interessanti.”
Nell’ ottavo capitolo “La dama di compagnia” il dottor Lloyd racconta una storia di quando era medico a Gran Canaria. La storia ha inizio con il dottor Lloyd che osserva due donne inglesi in un hotel alle Isole Canarie. Le descrive come due donne inglesi qualunque, poco appariscenti. Il giorno seguente, una delle due donne annega durante una nuotata in mare. La donna sopravvissuta si identifica come la signorina Barton e afferma che la vittima era la sua dama di compagnia, la signorina Durrant.
“«Ah!» fece Jane. «Ma se nei villaggi non succede mai nulla!…». Sospirò
e aggiunse: «Sono sicura che se vivessi fra queste quattro case, diventerei
completamente scema!»”
Il nono capitolo “I quattro indiziati” si apre con una conversazione tra i membri del Club del Martedì Sera sulla prevalenza di crimini irrisolti. Sir Henry Clithering, ex capo di Scotland Yard, osserva che la maggior parte delle persone si concentra sulla colpevolezza dei sospettati, mentre è altrettanto importante considerare la loro innocenza, soprattutto quando le prove sono scarse o circostanziali.
A questo punto, la signora Bantry chiede a Sir Henry di condividere un caso in cui questa prospettiva si è rivelata particolarmente rilevante. Sir Henry accetta e racconta la storia del dottor Rosen, un uomo trovato morto in circostanze misteriose nella sua casa di King’s Gnaton.
“Ma sapete, non conta tanto la colpa quanto l’innocenza. E non tutti se ne rendono conto.”
Nel decimo capitolo “Una tragedia natalizia” Sir Henry Clithering si lamenta della mancanza di storie raccontate da donne. Incalzata dal gruppo, Miss Marple accetta di condividere un’esperienza personale, sebbene non ambientata nel suo solito St. Mary Mead. Miss Marple racconta di un Natale trascorso in una stazione termale, dove aveva conosciuto una giovane coppia di sposi, i signori Sanders. Incuriosita da un loro scambio di battute che le aveva ricordato un caso di omicidio avvenuto anni prima su un tram, Miss Marple inizia a sospettare che il marito, Jack Sanders, stia pianificando di uccidere la moglie, Gladys, per intascare la sua eredità.
“ma i fatti sono fatti, e se ci si rende conto d’aver sbagliato bisogna ricominciare da principio, con umiltà”
L’ undicesimo capitolo “L’erba della morte” inizia con la signora Bantry che, sollecitata dal gruppo a raccontare una storia intrigante, rievoca un tragico evento avvenuto a Clodderham Court, la tenuta del defunto Sir Ambrose Bercy. La vicenda ruota attorno alla morte di Sylvia, la giovane pupilla di Sir Ambrose, avvelenata accidentalmente dopo aver ingerito delle foglie di digitale, scambiandole per cerfoglio.
“«Il giardino» disse sir Henry. «Non può essere un punto di partenza?
Pensateci, signora Bantry. I bulbi velenosi, le giunchiglie letali, l’erba della morte!»
«L’erba della morte…» ripeté assorta la signora Bantry. «Arthur, ricordi
quella faccenda di Clodderham Court?”
Nel dodicesimo capitolo “Un incidente al bungalow” Jane Helier, desiderosa di contribuire alla conversazione sui misteri irrisolti, decide di raccontare un’esperienza personale. Avverte però il gruppo che, a differenza delle storie precedenti, la sua non ha un finale. Racconta di un episodio insolito accaduto a Riverbury, dove si trovava per recitare in una commedia. La polizia locale l’aveva convocata in seguito a un furto in un bungalow sul fiume, dove era stato arrestato un giovane sospettato, un certo signor Faulkner, che aveva raccontato di essersi recato al bungalow per incontrare Jane, dopo aver ricevuto una lettera in cui lei gli fissava un appuntamento per discutere di una sua commedia.
“«È un episodio capitato a una mia amica» aggiunse guardinga.
Tutti rincoraggiarono con un mormorio leggermente ipocrita. Il colonnello
Bantry, la signora Bantry. sir Henry Clithering, il dottor Lloyd e l’anziana
Miss Marple erano unanimemente convinti che l'”amica” di Jane fosse
Jane in persona. Lei non sarebbe mai riuscita a ricordarsi, o anche solo a
seguire con interesse, una vicenda riguardante qualcun altro.”
Il tredicesimo capitolo “Morte per annegamento” narra di quando Sir Henry Clithering, ex capo della polizia di Scotland Yard, è in visita dai suoi amici, i Bantry, viene a sapere della morte per annegamento di una giovane donna del posto, Rose Emmott. Mentre la polizia, rappresentata dal colonnello Melchett e dall’ispettore Drewitt, si concentra sul probabile colpevole, l’architetto londinese Rex Sandford, Miss Marple sospetta che la verità sia ben diversa.
“«Conosco l’animo umano» disse Miss Marple. «Non si può non conoscerlo dopo aver vissuto per anni in un villaggio.”
Incipit del libro “Miss Marple e i tredici problemi”
Il Club del Martedì Sera
«Misteri non risolti.»
Raymond West fece uscire dalle labbra una nuvola di fumo e ripeté quelle parole con una sorta di compiacimento ponderato e consapevole. «Misteri non risolti.»
Si guardò attorno con espressione soddisfatta. La stanza era antiquata, con larghi travi neri che attraversavano il soffitto, ed era arredata con bei vecchi mobili che le si confacevano. Era questa la ragione dell’occhiata di approvazione di Raymond West. Faceva lo scrittore di professione e gli piaceva che l’atmosfera fosse perfetta. La casa di zia Jane gli era sempre apparsa come l’ambiente adatto alla sua personalità. Guardò in direzione del caminetto dove lei sedeva eretta nella grande e vecchia poltrona. Miss Marple portava un abito di broccato nero molto attillato alla vita. Lungo il corpetto scendeva una cascata di pizzo di Mechlin. Sulle mani aveva mezzi guanti di pizzo nero e una cuffietta di pizzo nero era posata sulla massa raccolta di capelli candidi come neve. Stava lavorando a maglia… qualcosa di bianco, di soffice e di lanuginoso. Gli sbiaditi occhi azzurri, benevoli e gentili, osservavano con sereno compiacimento il nipote e gli ospiti di quest’ultimo. Si posarono prima sullo stesso Raymond, con la sua manierata disinvoltura, quindi su Joyce Lemprière l’artista dalla nera testina di capelli corti e dagli strani occhi color nocciola, poi su quel raffinato uomo di mondo che era Sir Henry Clithering. Nella stanza c’erano altre due persone, il dottor Pender, l’anziano pastore della parrocchia e il signor Petherick, l’avvocato, un ometto rinsecchito che guardava al di sopra degli occhiali e non attraverso le lenti. Miss Marple concesse un breve attimo di attenzione a tutte quelle persone, quindi riprese a lavorare a maglia con un dolce sorriso sulle labbra.
Il signor Petherick diede il secco colpetto di tosse col quale di solito iniziava le sue osservazioni. «Che cosa avete detto, Raymond? Misteri non risolti? Ah… e cioè?» «Niente» disse Joyce Lemprière. «È solo che a Raymond piace il suono delle parole e gli piace ascoltarsi mentre le dice.» Raymond West le lanciò un’occhiata di rimprovero, al che lei rovesciò
all’indietro il capo e rise. «È un impostore, vero, Miss Marple?» domandò. «Sono certa che lo sapete.» Miss Marple fece un sorriso dolce ma non le rispose.
«La vita di per sé è un mistero non risolto» disse con serietà il religioso. Raymond si eresse sulla poltrona e gettò via la sigaretta con un gesto impulsivo. «Non era questo che intendevo. Non sto parlando di filosofia. Stavo pensando semplicemente a nudi fatti prosaici, cose che sono accadute e che nessuno ha saputo spiegare.»