Cosa si prova è un romanzo scritto da Sophie Kinsella, pubblicato in Italia l’8 ottobre 2024 da Mondadori, traduzione di Stefania Bertola. Un libro coraggioso e toccante, un’opera che mescola humor e calore, diventando una gemma preziosa sul valore della vita. È un testo che spezza il cuore del lettore e, allo stesso tempo, riesce a ricomporlo in modo inaspettato. Nelle sue pagine si percepisce la personalità luminosa di una grande autrice che, di fronte a una diagnosi devastante, impara a vivere e ad amare con uno sguardo rinnovato.
Sophie Kinsella ci regala un racconto dove il dolore si intreccia con la forza della speranza, mostrando che anche nei momenti più bui ci sono ragioni per sorridere e per apprezzare le piccole gioie quotidiane. Un viaggio emotivo che lascia il segno e invita alla riflessione.
“«Ed ecco un’altra cosa abbastanza ironica» dice lei. «Quando scrivevo i miei romanzi, il cervello era il segreto del mio successo. Ma adesso è proprio il mio cervello la causa di tutti questi problemi.»
«Il tuo cervello non ha il senso della misura» concorda Nick. «O fa cose geniali o cose dannatamente stupide.»
Eve annuisce. «Sì. È un cervello assurdo. Mi piacerebbe poterlo controllare meglio. Allora potrei scrivere il mio lieto fine e farlo succedere nella vita vera.»”
Trama del libro Cosa si prova
Eve, una scrittrice famosa, si sveglia in ospedale senza avere la minima idea di come ci sia arrivata. Il marito, sempre lì accanto, le spiega che ha subito un’operazione al cervello, per rimuovere un tumore grosso come un pugno. E così, la vita perfetta che conosceva cambia faccia. Deve imparare di nuovo a fare tutto: camminare, parlare, scrivere. Ma la vera sfida è convivere con la diagnosi e trovare le parole per dirlo ai suoi figli. Mentre affronta la malattia, si rende conto di cosa conta davvero: le passeggiate mano nella mano col marito, le serate a giocare a carte in famiglia e, ovviamente, quel vestito scintillante in vetrina che non smetterà mai di desiderare. Perché, tumore o no, ci sono cose a cui una donna non rinuncia.
“«Una volta la vita era più divertente» dice Eve. «Il cancro è un vero guastafeste, tra medicine e chemio e morte.»
«Sì» risponde Nick, pensieroso. «È un bastardo. Ma fortunatamente…»
Eve ride, perché “fortunatamente” è una parola chiave nella loro famiglia. Hanno insegnato ai figli che se la attaccano a una qualunque frase negativa, è possibile ribaltare la situazione, ad esempio:
Piove. Ma fortunatamente abbiamo tutti l’ombrello.
Odio l’hockey. Ma fortunatamente gioco anche a calcio.
Ho un cancro incurabile. Ma fortunatamente l’ultima risonanza andava bene.
«Fortunatamente» ripete Nick «possiamo sempre farci una tazza di tè.»
«Sì» conferma Eve. «E ogni tanto anche il pane tostato. Difficile immaginare qualcosa di meglio, no?»”
Recensioni
Le recensioni sono quasi tutte positive, e molti lettori notano come, nonostante i momenti di forte intensità, ci siano anche spunti di sorriso. Questo libro segna un cambio di registro rispetto al solito chick lit brillante che ci si aspetterebbe da Sophie Kinsella. Qui ci troviamo davanti a frammenti di vita autentica, a una tragedia che nessuno dovrebbe vivere. Sophie condivide il suo dramma personale con una lucidità straordinaria, senza tralasciare nulla, ma mantenendo sempre quel tocco di ironia che l’ha resa famosa. E’ un racconto drammaticamente crudo, ma al tempo stesso un inno alla speranza.
E’ un mosaico di brevi capitoli, ognuno dei quali cerca di rispondere a quelle domande impossibili che chiunque abbia attraversato il labirinto del dolore conosce fin troppo bene. Sono interrogativi che rimbalzano nella mente, come eco di una realtà che sembra sfuggire. Sophie ci invita a esplorare questi pensieri confusi, a fare i conti con un’emozione complessa, rendendoci partecipi di un viaggio che, pur nella sua difficoltà, è incredibilmente umano. Una lettura che fa vibrare le corde dell’anima e ci costringe a confrontarci con le sfide più profonde della vita.
Incipit del libro Cosa si prova
PRIMA
Come scrivere un libro
«E ora» dice la simpatica giornalista di “Modern Woman” «che effetto le fa scrivere il suo settimo romanzo?»
«È una sensazione fantastica» mente Eve. «Lavorare a questo libro mi entusiasma e non vedo l’ora di condividerlo con i miei lettori.»
È un incubo. Sono bloccata da settimane e non so più quello che sto facendo. Mi sembra tutto talmente pretenzioso, talmente inutile. Chissà poi perché ho voluto fare la scrittrice.
«Ci può dire qualcosa della storia?» indaga l’intervistatrice.
«Sì, è una lunga saga familiare, ambientata in una grande casa di campagna nel periodo fra le due guerre. I protagonisti si chiamano Wilson.»
«Che meraviglia!»
«Grazie» dice Eve, poco convinta.
«Non vediamo l’ora di leggerlo! E adesso, ecco la domanda che tutti vorrebbero farle: ha un consiglio da dare a un aspirante scrittore?»
«Sì» dice Eve, che ha risposto a questa stessa domanda circa venticinquemila volte e di conseguenza è preparatissima. «Ce l’ho, in effetti. Il mio consiglio è: scrivi il libro che vorresti leggere. Immagina di entrare in una libreria e trovare il libro perfetto. Il libro che compreresti subito. Com’è? Di cosa parla? A che genere appartiene? E poi scrivi quel libro lì. E soprattutto scrivi qualcosa di vero. Scrivi di quello che conosci e fallo in modo convincente. Non intendo dire che dev’essere un’opera di saggistica» chiarisce. «Intendo dire che dev’essere qualcosa di vero sulla vita, qualunque genere tu abbia scelto.»
«Un consiglio molto saggio» dice la giornalista. «Passando alla sua vita privata, lei ha cinque figli! Come riesce anche a scrivere?»
«Ecco, mio marito è meraviglioso» risponde sinceramente Eve. «Senza di lui non sarebbe possibile. Ad esempio, oggi ha portato i bambini a fare un picnic in modo che io potessi scrivere.»
«Che tesoro!»
«Infatti. Noi due facciamo squadra. Cioè, c’è sempre qualcosa da fare. Siamo sempre di corsa. Ma abbiamo deciso noi di avere una famiglia numerosa e ci piace.»
«Allora grazie» dice l’intervistatrice. «Direi che ho finito. Grazie mille, e in bocca al lupo per il prossimo libro.»
«Grazie a lei» risponde Eve. «Buona giornata!»
Poi riattacca, fa un gran sospiro e guarda senza il minimo entusiasmo lo schermo del computer.
E ora di nuovo al lavoro. La casa è vuota; non ha scuse. Il guaio è che ha perso l’entusiasmo iniziale per la storia, e deve scrivere ancora più di duecentocinquanta cartelle.
Il guaio è che non me ne importa più niente di quegli stupidi Wilson, riflette cupamente Eve. Non mi importa se il signor Wilson perde il lavoro, e non mi importa se Harriet Wilson si mette con lo stalliere, e non mi importa neanche se la Gran Bretagna entra in guerra.
Accarezza l’idea di farsi un caffè, poi ci ripensa. Magari andrà a prenderlo in una caffetteria e cercherà lì l’ispirazione.
Appena si chiude la porta di casa alle spalle, si sente subito più leggera. Ecco. Aveva proprio bisogno di prendere un po’ d’aria. Passeggia godendosi il sole e le invitanti vetrine dei negozi. Sta arrivando nella strada principale a Wimbledon Village, quella chic dove ci sono negozi di lusso e caffetterie su entrambi i lati, e…
Oh, mio Dio.
Si blocca davanti a una boutique dove è già stata spesso. Nella vetrina c’è soltanto un manichino con un vestito e, mentre lo guarda, Eve ha un tuffo al cuore.
Non è un vestito qualunque, è magico, è una divinità di abito, fatto di seta grigia e file sovrapposte di paillettes d’argento. Dalle sottilissime spalline di perline al minuscolo strascico, è perfetto. È un vestito da premio Oscar. Sembra fatto per lei. Deve, deve assolutamente provarlo.
Se vuoi ACQUISTA il libro