La maestra del vetro , un romanzo scritto da Tracy Chevalier, pubblicato in Italia il 17 settembre 2024, da Neri Pozza, tradotto da Massimo Ortelio. Un ritratto affascinante di una donna, di una famiglia e di una città, eterni e indistruttibili come il vetro che li definisce.
“Anche chi crea ha spesso un rapporto ambiguo col tempo: pittori, scrittori, maglieristi, tessitori e, sì, vetrai entrano a volte in uno stato mentale che gli psicologi chiamano esperienza ottimale, durante il quale ne perdono la cognizione.”
Trama del libro La maestra del vetro
Venezia, 1486. La città risplende di ricchezze e commerci, un cuore palpitante di opulenza dove tutto sembra possibile. Sull’isola di Murano, celebre per la sua arte del vetro, vive Orsola Rosso, la figlia maggiore di una famiglia di maestri vetrai. Ma per lei, una donna, quel mondo è precluso. Il vetro non è cosa per mani femminili, eppure Orsola sa di avere il talento, la passione, e soprattutto il coraggio per farlo. Quando suo padre muore, è lei che, in silenzio e nell’ombra, prende il controllo della fornace, mantenendo viva l’eredità dei Rosso e supportando i fratelli, custodendo il segreto del suo lavoro proibito.
Il tempo si snoda lento a Venezia, proprio come il vetro fuso, e seguiamo Orsola attraversare secoli di gloria e devastazione. La città sopporta la peste, affronta le truppe francesi che saccheggiano i suoi palazzi, vede Murano salire ai vertici mondiali dell’arte vetraia e poi sprofondare, soffocata dalle restrizioni imposte dagli austriaci. Ma Orsola, imperterrita, continua a creare, a vivere. Le sue opere attraversano i confini, adornano i colli di imperatrici e cortigiane da Parigi a Vienna, eppure la sua battaglia più grande rimane quella di farsi riconoscere da chi le è più vicino.
Con ogni gesto, con ogni creazione, Orsola scolpisce non solo il vetro, ma anche la propria storia, una storia che si intreccia con quella di Venezia stessa, fluida e resistente come il materiale che plasma.
Tracy Chevalier intreccia passato e presente con una delicatezza quasi magica, permettendo alla sua protagonista di attraversare cinque secoli di storia. A Venezia, il tempo scivola lento e avvolgente, diverso dalla frenesia della terraferma, e così i personaggi si muovono tra le epoche, dal Rinascimento fino ai giorni nostri, come se tutto fosse un unico filo ininterrotto. Orsola e la sua famiglia di maestri vetrai lottano con orgoglio per mantenere viva la loro arte, adattandosi ai cambiamenti del mondo, pur rimanendo fedeli ai propri sogni e alle convinzioni che li hanno guidati per generazioni.
Recensioni
Le recensioni si dividono, oscillando per lo più verso il positivo. Alcuni lettori hanno trovato che i personaggi manchino di profondità, forse tratteggiati in modo troppo sottile. Tuttavia, ciò che ha incantato molti è l’accuratezza storica con cui l’autrice dipinge l’arte del vetro a Murano, ricreando con maestria i dettagli di un mestiere antico e affascinante. Non resta che immergersi tra le pagine e lasciare che sia la nostra sensibilità a tracciare il giudizio finale.
La storia prende il via nel 1486, quando Orsola, una ragazza di appena 17 anni che ha “l’aria inquieta di chi è impaziente che accada qualcosa.” E, alla fine del racconto, secoli dopo, quasi ai giorni nostri, molte cose sono accadute, eppure Orsola ha solo 60 anni. Anche coloro che le sono più cari sembrano aver vissuto il tempo con la stessa lentezza. Chevalier intreccia questa visione magica del “tempo alla Veneziana”, come lo definisce lei, a una metafora sottile: una pietra che rimbalza leggera sulle acque tranquille della laguna veneziana, diretta verso Murano, l’isola del vetro, dove la famiglia Rosso ha custodito per secoli il proprio laboratorio e il proprio destino.
Incipit del libro La maestra del vetro
Il tempo a Venezia, una breve spiegazione
La Città d’Acqua è senza età. Venezia e le isole che ha intorno danno l’impressione di essere fuori dal tempo. E forse lo sono. Venata di canali, la città è costruita su pali di legno nella laguna, e la sua immagine e molta della sua squisita architettura sono rimaste immutate per centinaia di anni. Oggi le barche vanno a motore, ma il tempo sembra scorrere a una velocità diversa dal resto del mondo.
Uno degli splendidi tesori di Venezia è da secoli il vetro di Murano, l’isola dirimpetto. Il vetro è una sostanza assai peculiare, la sabbia con cui è prodotto si fa magicamente traslucida e addirittura trasparente quando viene fusa. Ci si domanda perfino se sia una sostanza solida o liquida. I professori di scienze insegnavano, erroneamente, che anche molto tempo dopo che si è raffreddato il vetro continua a scorrere a passo di lumaca, e citavano come esempio i vetri delle finestre antiche che a volte risultano più spessi in fondo che in cima. Il vetro non cola con impercettibile lentezza, addensandosi verso il fondo dei pannelli; lo spessore deriva, in realtà, dal modo in cui venivano fabbricati. Ma il mito persiste, forse perché ci piace credere che il vetro, come l’isola dove si produce, segua leggi naturali tutte sue, abbia un suo ritmo, come Venezia e Murano.
Anche chi crea ha spesso un rapporto ambiguo col tempo: pittori, scrittori, maglieristi, tessitori e, sì, vetrai entrano a volte in uno stato mentale che gli psicologi chiamano esperienza ottimale, durante il quale ne perdono la cognizione.
Capita anche ai lettori.
È sorprendentemente difficile valutare la velocità con cui scorre il tempo, se si muove più velocemente per gli altri che per te. Te ne accorgeresti, se in un luogo tutti gli orologi si muovessero a una velocità diversa da quella di un altro? O se gli artigiani della Città d’Acqua e dell’Isola di Vetro invecchiassero più lentamente che nel resto del mondo?
Prima parte
Calici, perle e delfini1.
Se scagli abilmente un sasso piatto a pelo d’acqua, lo vedrai toccare molte volte la superficie, a intervalli più o meno lunghi.
Ora, immagina di farlo con il tempo, al posto dell’acqua.
Vai, con il sasso in pugno, sulla riva settentrionale di Venezia, davanti all’isola di Murano, a mezz’ora di gondola sulla laguna. Non scagliare il sasso, per ora. Siamo nel 1486, all’apice del Rinascimento, e Venezia gode della sua posizione al centro dei commerci dell’Europa e di gran parte del mondo conosciuto. Viene da pensare che la Città d’Acqua sarà ricca e potente per sempre.
Orsola Rosso ha nove anni. Vive a Murano, ma ancora non lavora il vetro…
Il canale non era profondo come pensava. Quando ci cadde dentro, l’acqua fredda la fece trasalire e iniziò a sbattere le braccia ma sentì quasi subito il fondo limaccioso sotto i piedi. Ciò che le era parso così vasto e possente perse di colpo ogni mistero. Orsola sentì il grido di sua madre e gli sghignazzi di suo fratello Marco mentre si rialzava sputacchiando, con l’acqua che le arrivava appena alle spalle.
«Perché mi hai spinto?» strillò. «Cretino!»
«Basta, Orsola!» la sgridò Laura Rosso. «Ti sentono tutti».
In effetti, la gente era uscita dalle botteghe del vetro che fiancheggiavano la fondamenta e guardava ridendo la bambina nel canale.
Se vuoi ACQUISTA il libro