Miss Bee e il principe d’inverno è un romanzo giallo mistery a tinte chiare, scritto da Alessia Gazzola, pubblicato il 14 gennaio 2025 da Longaresi. Nel secondo capitolo delle avventure di Beatrice Bernabò, per gli amici Miss Bee, l’inverno si tinge di giallo nella campagna inglese ad Alconbury Hall, tra battute di caccia alla volpe, sparizioni misteriose e tormente di neve e di cuori.
“Era Natale ad Alconbury Hall. E poiché Alconbury era un posto che già di per sé sembrava l’illustrazione di un libro di fiabe, in quel periodo dell’anno l’atmosfera poteva solo farsi più magica. Il nevischio faceva scintillare l’erba dei giardini e, anche se la sera scendeva presto, la vasta dimora risplendeva di luci calde e di promesse. Beatrice Bernabò non poteva sentirsi più felice di essere dov’era.”
Trama del libro Miss Bee e il principe d’inverno
Derbyshire, dicembre 1924. Ad Alconbury Hall, la storica residenza della famiglia Lennox, l’inverno sembra stringere il Natale in una morsa di gelo. Il freddo è così intenso che nemmeno le abbondanti dosi di sherry riescono a scaldare Lady Millicent Carmichael, intenta a dettare i suoi scandalosi ricordi alla giovane e inesperta segretaria, Beatrice Bernabò, meglio nota come Miss Bee.
Miss Bee, però, è tutt’altro che fredda: la sua mente e il suo cuore ribollono di emozioni. Forse è merito della magica atmosfera natalizia di Alconbury Hall, con i camini che scoppiettano e le tradizioni britanniche da rispettare, o forse è tutta colpa – o merito – del visconte Julian Lennox, l’affascinante padrone di casa.
“Julian Lennox era anche l’undicesimo visconte di Warthmore, nonché proprietario di Alconbury Hall. Aveva due anni più di lei ed era stato proprio lui, su richiesta di Beatrice, a trovarle quell’impiego presso la zia.”
Ma Alconbury Hall non è solo eleganza e calore. Tra gli invitati, c’è chi non sorride mai: Alexander, il cugino russo di Julian, tenebroso, affascinante, con un’aria da “principe d’inverno” che fa tremare più del gelo esterno. Beatrice osserva, curiosa e incantata, ma ancora ignara del sottile intreccio di tensione che serpeggia tra le stanze della villa.
“Alexander Aliankov era il figlio di una sorella di Lord Carmichael che aveva sposato un principe russo. Dopo la Rivoluzione si era trasferito in Inghilterra con i genitori, sfruttando la nazionalità materna. Era bello in maniera insopportabile, ma era anche malinconico e angustiato come un fratello Karamazov.”
Il Natale porta regali, ma anche sorprese, e quella tensione presto esploderà. Un’accusa di furto è solo il preludio di qualcosa di più grave, qualcosa che trasforma la magia natalizia in un enigma pericoloso e imprevedibile. Riuscirà Miss Bee, con la sua acuta intelligenza e il suo spirito indomito, a scoprire la verità prima che sia troppo tardi?
Chi è Beatrice Bernabò, nota come Miss Bee
Beatrice Bernabò, conosciuta da tutti come Miss Bee, è la protagonista di una deliziosa serie di romanzi ambientati nei ruggenti anni Venti del Novecento, scritta da Alessia Gazzola. Beatrice è una giovane italiana dalla personalità vivace e dal temperamento curioso, trasferitasi a Londra con le sue sorelle e il padre Leonida, un illustre professore di italianistica.
Tra atmosfere eleganti e intrighi dal sapore britannico, Miss Bee si muove con disinvoltura in un mondo sospeso tra tradizione e modernità, affrontando misteri intricati e, inevitabilmente, situazioni che sfiorano il romanticismo.
Il primo capitolo della serie, “Miss Bee e il cadavere in biblioteca” , prende il via durante una sontuosa cena nella residenza di Mrs. Ashbury, un’eccentrica aristocratica. Beatrice, che non si accontenta mai di osservare senza agire, si ritrova coinvolta in un mistero che intreccia omicidi e sentimenti, complicando ulteriormente il suo rapporto con due uomini altrettanto enigmatici.
Nel secondo romanzo, “Miss Bee e il principe d’inverno” , l’azione si sposta nella suggestiva cornice del Derbyshire. Qui, tra le stanze austere e gelide di Alconbury Hall, Beatrice veste i panni di segretaria per Lady Millicent Carmichael, ma si imbatte presto in un nuovo enigma da risolvere.
Ogni libro è una finestra su un’epoca affascinante, dove l’ironia e il gusto per il dettaglio convivono con la voglia di scoprire, di esplorare e, ovviamente, di innamorarsi.
Incipit del libro Miss Bee e il principe d’inverno
DERBYSHIRE, 1924
1
Lo sherry flip della zia Millicent
Era Natale ad Alconbury Hall. E poiché Alconbury era un posto che già di per sé sembrava l’illustrazione di un libro di fiabe, in quel periodo dell’anno l’atmosfera poteva solo farsi più magica. Il nevischio faceva scintillare l’erba dei giardini e, anche se la sera scendeva presto, la vasta dimora risplendeva di luci calde e di promesse.
Beatrice Bernabò non poteva sentirsi più felice di essere dov’era.
«Hai scritto tutto quello che ti ho detto, punto per punto, parola per parola?»
Lady Millicent Carmichael, che l’aveva assunta in qualità di segretaria personale, sembrava del tutto immune alla colata di gioviale melassa che accompagnava l’atmosfera natalizia. Mostrava tenerezza solo nei confronti di Fanny, una scimmietta brutta come la fame che suo nipote Julian le aveva portato dall’India sei mesi prima. Lady Carmichael aveva chiaramente un debole per lui.
All’atto pratico, Beatrice era incaricata di trascrivere le sue memorie, che la nobildonna intendeva pubblicare in forma anonima «per far passare un brutto quarto d’ora a certuni» e che Beatrice trovava sconcertanti ma anche vagamente divertenti, perché Milady le narrava con una certa incurante perfidia.
Seduta alla scrivania, Beatrice annuì. «Sì: una sensitiva vi ha detto che siete la reincarnazione di Madame de Pompadour. Volete spiegare cos’è la reincarnazione?»
«E che c’è da spiegare?»
«Magari alcuni non sanno cos’è.»
«Non lo sai tu, che vieni da un paese cattolico e represso.»
A Beatrice non piaceva che si ingiuriasse la sua povera dolce Italia, in quell’epoca afflitta da una dittatura grezza e violenta, ma tendeva a non ribattere a Lady Carmichael. «Anche tu sei la reincarnazione di qualcuno. O di qualcosa» proseguì intanto Millicent. «L’anima può trasmigrare anche nei minerali, sai.»
«Anche nei diamanti?» s’informò Beatrice, china sui fogli per metterli in ordine.
Millicent strinse gli occhi appesantiti da due palpebre cadenti, un cruccio che le spezzava il cuore e che combatteva con impacchi di ghiaccio nella speranza che, un giorno, qualcuno inventasse un rimedio migliore. L’avrebbe pagato qualunque prezzo. Era in realtà, pensava Beatrice, ancora bellissima. La pelle era elastica e segnata da poche rughe e i capelli, anche se tinti, avevano un’aria naturale e giovanile. Aveva una corporatura tonica e mani lisce.
«Non ci credi, vero?»
«Forse più che altro ho paura di un’altra vita che non sia quella che sto vivendo. Potrebbe essere meno confortevole e più infelice.»
Lady Carmichael corrugò d’istinto la fronte, ma l’appianò subito: doveva evitare come la peste smorfie simili se voleva mantenere la pelle liscia. «Sono lieta per te se consideri questa come la miglior vita che puoi vivere.»
E come poteva non essere questa? si domandò Beatrice. Disponeva di tutti i sensi e sapeva trarre gioia da ognuno di essi. Abitava in una città come Londra, la sua casetta era calda e dormiva tra lenzuola che profumavano. Viveva in un mondo che festeggiava il Natale. Flirtava dalla mattina alla sera.
Lady Carmichael proseguì, distogliendola: «Cara, mi porteresti il mio sherry flip?»
Erano, in effetti, le quattro di pomeriggio e il cocktail a base di sherry, sciroppo di zucchero e uovo con una spolverata di noce moscata era lo spuntino segreto di Sua Signoria, così segreto che non voleva che glielo preparasse la servitù perché non si fidava e temeva che il suo vizietto venisse riferito a sua cognata, Lady Louisa Lennox, la madre di Julian. Le due si detestavano da sempre e a Millicent non importava che lo sapessero anche le pietre.
«Sì, Milady.»
Beatrice si mise in piedi e Lady Carmichael la guardò. Le aveva già chiarito che la trovava secca e pallida, quindi Beatrice non si illudeva di leggere apprezzamento nei suoi occhi. «Prendine uno anche tu.»
«Sì, Milady.»
Mi ci manca solo l’alcolico alle quattro, pensò Beatrice. Come se non avessi già abbastanza motivi per sentirmi perennemente ubriaca, da quando sono qui.
Aprì una delle finestre lasciando solo uno spiraglio per far cambiare l’aria – c’era odore di fiori cui non era stata cambiata l’acqua – e strinse la maniglia. Uscì mormorando «a tra poco» e subito dopo saltò in aria: qualcuno le aveva fatto: Buh!
Visto che si trattava di Julian, Beatrice gli disse: «Siete veramente la progenie di Satana».
Oltre a essere con tutta evidenza la progenie di Lucifero, Julian Lennox era anche l’undicesimo visconte di Warthmore, nonché proprietario di Alconbury Hall. Aveva due anni più di lei ed era stato proprio lui, su richiesta di Beatrice, a trovarle quell’impiego presso la zia.
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