L’innocenza dell’iguana è un giallo scritto da Paolo Roversi, pubblicato il 14 gennaio 2025, da Marsilio. il quattordicesimo romanzo con protagonista Enrico Radeschi, giornalista freelance e hacker, impegnato in una delle sfide più ardue della sua vita, prigioniero di una verità capace di sconvolgere ogni sua convinzione.
“«Milano spara.»
Sembra il titolo di uno di quei film poliziotteschi anni Settanta, invece sono le telegrafiche parole che Diego Fuster mi dispensa al telefono prima di riagganciare. Non è uno che ama conversare, con l’aggravante che adora esprimersi per frasi fatte come quella appena pronunciata. Il succo è che devo mettermi all’opera perché è capitato qualcosa sotto alla Madonnina.”
Trama del libro “L’innocenza dell’iguana”
Una sparatoria in pieno centro sconvolge Milano: un sicario in moto, nascosto da un casco integrale e una tuta di pelle, apre il fuoco su due uomini per poi dileguarsi nel nulla. Mentre il vicequestore Loris Sebastiani inizia le indagini e il giornalista hacker Enrico Radeschi si trova avvolto dalle nebbie di Venezia, emergono i primi dettagli: le telecamere della zona in cui è avvenuto il feroce agguato non hanno registrato nulla di utile, e le due vittime – il noto conduttore radiofonico Michele Carras e l’imprenditore Giovanni Fontana, ricoverati in condizioni critiche – sembrano appartenere a mondi fra loro inconciliabili.
Qual è, allora, l’oscuro legame che ha finito per incrociarne i destini? Per risolvere il mistero, il poliziotto sa di poter contare sull’aiuto del cronista e sulle sue doti informatiche. Peccato che Enrico sia distratto: deve aiutare il Danese, l’amico dal passato oscuro. L’uomo è in fuga, braccato dalla polizia e impegnato nella disperata ricerca della figlia scomparsa. C’è un barlume di speranza: forse la ragazza è ancora viva e può essere salvata, ma il tempo stringe e il pericolo incombe. Ad aiutare Radeschi in questa doppia indagine ritorna Liz, giovane e brillante hacker, determinata a dimostrare il proprio valore e a superare il maestro in astuzia e capacità investigative.
L’innocenza perduta, però, non si recupera, come tutti scopriranno a proprie spese, e ben presto la vicenda si trasforma in una corsa contro il tempo, con i fantasmi del passato che riemergono mettendo a dura prova tutti i protagonisti.
“Dovrei saltare in sella al Giallone, la mia fedele e gloriosa Vespa del 1974 ridipinta di giallo a bomboletta, e fiondarmi sul posto alla ricerca di retroscena e indizi per un pezzo da un milione di clic. “
Chi è Enrico Radeschi
Enrico Radeschi è un personaggio di fantasia creato dallo scrittore italiano Paolo Roversi , noto per i suoi romanzi gialli. Radeschi è un giornalista e hacker, protagonista di una serie di romanzi ambientati principalmente a Milano, che mescolano intrighi polizieschi, tecnologia e un pizzico di noir.
Enrico Radeschi non è solo un personaggio, è un’ombra che si muove rapida tra i vicoli di Milano. Uno di quelli che, se lo incontri per strada, non lo noti. Magari è un tipo con una giacca un po’ troppo stropicciata, un casco sotto braccio, e quella sua Vespa gialla, che è diventata il suo tratto distintivo. Ma non ti fare ingannare. Perché Radeschi è uno che sa vedere quello che gli altri non vedono. Un giornalista, sì, ma anche un hacker, di quelli bravi, con la mente che corre veloce come la sua tastiera.
Radeschi si muove in una città che non dorme mai, Milano, con le sue luci e le sue ombre, le vie che raccontano storie di soldi, potere e crimini. E lui, con quel suo modo di fare un po’ sornione, un po’ da cane sciolto, ci sguazza. Non è un poliziotto, ma è come se lo fosse, sempre a metà tra il dentro e il fuori, tra chi le regole le scrive e chi le piega a modo suo. È uno che sa dove guardare, che sa ascoltare quel che non viene detto, che trova connessioni dove gli altri vedono solo caos.
E poi c’è la tecnologia. Per Radeschi, un computer non è solo uno strumento, è un’arma. Con quello e con un po’ di intuito, entra ovunque, scardina segreti e svela verità. Ma non è infallibile, perché dietro ogni schermo, dietro ogni password craccata, c’è sempre qualcosa che sfugge, qualcosa che lo spinge a continuare. Un caso da risolvere, un mistero da svelare, un pezzo di verità che manca.
I romanzi di Paolo Roversi ce lo raccontano così, con quella tensione che non ti lascia mai, con le pagine che scorrono veloci, come il motore della sua Vespa. E ogni volta, quando pensi di aver capito tutto, c’è sempre un’ultima curva, un’ultima sorpresa che ti lascia senza fiato.
I romanzi della serie con Enrico Radeschi
2006 – Blue Tango
2006 – La mano sinistra del diavolo
2007 – Niente baci alla francese
2009 – L’uomo della pianura
2012 – La marcia di Radeschi
2016 – La confraternita delle ossa
2016 – Delitto nella stanza chiusa
2017 – Cartoline dalla fine del mondo
2018 – Girls
2019 – Alle porte della notte
2021 – Il pregiudizio della sopravvivenza
2022 – L’eleganza del killer
2024 – L’ ombra della solitudine
2024 – L’innocenza dell’iguana
Incipit del libro “L’innocenza dell’iguana”
1
La moto è nera, lucida. Come il casco integrale e la tuta di pelle. Arriva da piazza della Repubblica, sobbalzando sul pavé di via Turati, e accosta al marciapiede dove camminano due uomini. Uno, sulla quarantina, avanza a passo deciso. Indossa un cappello di feltro a tesa larga, occhiali da sole con lenti azzurrate, giacca a vento scura e ha un iPhone tra le dita. L’altro, più anziano, ha i capelli grigi, guanti, un cappotto color cammello e porta una ventiquattrore di marca.
Il rombo del motore è assordante, quello col cappello si volta giusto in tempo per veder balenare una pistola. Colpi in rapida successione.
Il telefono gli scivola di mano, le ginocchia cedono, la testa sul cemento, gli occhiali in frantumi. Anche l’uomo dai capelli grigi crolla in avanti, come se l’avessero spinto, senza nemmeno rendersi conto di cosa sia successo. Una pozza di sangue scuro si allarga sotto di lui.
Il motociclista riparte, le gomme stridono sull’asfalto.
*
Il freddo m’irrigidisce ossa e pensieri.
La nebbia sale pigra dal canale, limacciosa e sottile. Niente a che vedere con quella densa e opprimente della Bassa.
Liz mi lancia un’occhiata distratta mentre mi fermo ad asciugare col fazzoletto le lenti bagnate dalla pioggia leggera.
Attraversiamo il ponte delle Guglie e ci incamminiamo lungo le fondamenta di Cannaregio.
«Quando è stata l’ultima volta che sei venuto a Venezia?»
Ci penso un istante. «Saranno passati vent’anni.»
«Il campanile di San Marco c’era già?»
«Spiritosa. Per te è la prima, giusto?»
Annuisce.
«Vieni, giriamo sotto questo sottoportego.»
«Dove stiamo andando?»
«Vedrai.»
«Non ti sarai messo in testa di portarmi in gondola?»
«Se anche fosse?»
«Ti direi di lasciar perdere. Noleggia un Riva, piuttosto. Ecco cosa serve per fare colpo su una ragazza!»
«Io non voglio fare colpo!»
«Meglio, perché non sei il mio tipo.»
«Sul motoscafo ci tornerai col tuo fidanzato.»
«Chi ti dice che mi piacciano i maschi?»
«Non ti piacciono?»
«Non è questo il punto, Enrico.»
Sospiro e lascio cadere la conversazione: ne uscirei a pezzi, come sempre. Sono reduce da giorni terribili e l’ultima cosa di cui ho bisogno è un litigio con la mia giovane assistente. Che poi non è davvero un’aiutante, ma solo una sedicenne che mi si è incollata addosso tenendomi in scacco. Veste sempre di nero, capelli dello stesso colore imbrigliati nelle trecce e occhi scuri come la pece. Assomiglia alla versione filippina di Mercoledì Addams a cui, però, va aggiunta una spruzzata di Lisbeth Salander: ecco Liza de Guzmán, nipote di Teresita, la domestica degli inquilini del piano di sotto. Per me solo Liz, visto che non vuole che la chiami col nome completo.
Una manciata di giorni fa è entrata di prepotenza nella mia vita hackerandomi pc e cloud, rubando tutto: articoli, estratti conto, email… Ai suoi occhi è come se fossi nudo; questo piccolo diavolo conosce ogni cosa su di me! Un autentico genio del computer, al punto che sospetto possa essere la nipote segreta del più famoso hacker filippino, Onel de Guzmán, anche se non ho alcuna prova di una vera parentela tra loro.
Mi segue senza parlare, ammirata da ciò che vede e fotografando tutto col cellulare.
Siamo arrivati in treno dalla Toscana, dove l’ombra della solitudine ha chiuso un capitolo della mia vita per sempre. Siccome, però, bisogna andare avanti, eccoci nella città lagunare alla ricerca di qualcuno che credevo scomparso per sempre.
«Ho fame» mi fa sapere mentre inquadra un gabbiano appollaiato sul cornicione di un palazzo.
Anch’io ho lo stomaco in subbuglio: sono trentasei ore che non metto niente sotto i denti. Poco male, visto che siamo diretti a un ristorante.
«Siamo arrivati» annuncio indicando un’insegna dipinta sul legno.
«Osteria del pirata?»
«Sei un’hacker, dovresti sentirti a tuo agio, no?»
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