
“Anime fragili. Un viaggio con Platone e Aristotele tra le vulnerabilità del nostro tempo” è l’ultimo libro di Matteo Saudino, il professore di filosofia che ha conquistato il cuore di adulti e ragazzi. Creatore del seguitissimo «BarbaSophia», Saudino si cimenta in questa nuova opera, pubblicata il 22 aprile 2025 da Einaudi, con un’approfondita riflessione sulle fragilità dell’umanità moderne, guidando il lettore attraverso il pensiero dei due giganti della filosofia, Platone e Aristotele. Un percorso che promette di offrire nuove chiavi di lettura delle sfide e delle vulnerabilità del nostro tempo, sempre con la sua capacità di rendere la filosofia accessibile e stimolante.
«La filosofia arricchisce e abbellisce l’esistenza umana, rendendola piú degna d’essere vissuta».
Il nostro è un tempo con poche certezze e tante cose che non funzionano piú. Una fase storica in cui è difficile orientarsi. Dalla solitudine alla mancanza di dialogo, dall’assenza di verità alla crisi della politica, passando per le inquietudini della tecnologia e il tabú della morte, sono tante le vulnerabilità con cui ci ritroviamo a fare i conti. Per questo, in un mondo in continuo mutamento, la filosofia, a scuola e nella vita, resta uno strumento di comprensione indispensabile e affascinante. E Platone e Aristotele – i due massimi pensatori dell’antichità – possono aiutarci ad affrontare le paure dell’Occidente.
«Oggi Platone e Aristotele sono due bussole per navigare i mari della fragilità, nel tentativo di trovare o dare un senso alle nostre esistenze, e per provare a vivere liberi e felici»
Questa sarà la mia prossima lettura. Seguo il Professor Saudino da tempo e, ogni volta, riesce a catturarmi completamente, riuscendo nel suo intento di rendere la filosofia accessibile a tutti. È grazie a lui, infatti, che ho intrapreso letture che mai avrei pensato di affrontare, come Così parlò Zarathustra di Nietzsche. La curiosità mi ha spinta poi a leggere anche Il Manifesto del Partito Comunista, per farmene un’idea personale, anche perché mio nonno ne parlava spesso. Ho anche letto il suo precedente libro, La filosofia non è una barba. Fino a ora, ho potuto leggere solo l’anteprima di Anime Fragili, ma già mi sono trovata a voler sottolineare quasi tutto, se la premessa è questa, temo che sarà difficile tenere la matita ferma.
Incipit del libro Anime fragili
1.
L’età della fragilità
I miei nonni si sono conosciuti nel 1943 tra le colline del Monferrato, in Piemonte, negli anni piú bui e duri della Seconda guerra mondiale. Erano due ragazzi di vent’anni travolti dalla Storia, quella collettiva, che sospinge le vite dei singoli verso orizzonti di gloria o di morte. Vite sospese tra speranze e illusioni.
Mio nonno, figlio di umili contadini, con la licenza di quinta elementare in tasca, dopo aver combattuto come alpino del Regio esercito italiano in Jugoslavia e aver vissuto sulla propria pelle l’assurdo orrore del conflitto, aveva scelto la strada della Resistenza contro il nazifascismo. Nome di battaglia: Leo. Mia nonna, invece, aveva abbandonato la città bombardata dagli Alleati e si era rifugiata in una casa in campagna, a cinquanta chilometri da Torino; decise di fare la staffetta partigiana per amore della libertà e di mio nonno. Fu un legame profondo, il loro, sino a quando la morte non li ha separati. Da quell’amore partigiano nacque, nell’Italia liberata, mia mamma.
I miei nonni hanno vissuto insieme per cinquant’anni, sempre a Chivasso, nel torinese, sempre nella stessa casa, via Rivera numero 3, rigorosamente in affitto, con contratto a equo canone. Mio nonno ha lavorato per trentacinque anni nelle Ferrovie dello Stato come aiuto macchinista: al termine del turno andava sempre nella stessa piola, dove beveva solo Barbera, giocando a carte, soltanto a briscola e a scopa. Non esistevano altri giochi. E quando tornava a casa trovava la cena preparata da mia nonna: primo, secondo, frutta, caffè e vino, ovviamente. La domenica c’erano anche gli antipasti, con il salame, cui seguiva il risotto, meglio se con i funghi, poi il bollito, con tanto di testina e bagnetto verde (prezzemolo, aglio e olio): lo stesso rito tutte le settimane dell’anno, esclusi i quindici giorni di vacanza estivi trascorsi sempre in campagna, a Cocconato, nel Monferrato.
Mia nonna ha accudito sua madre malata, cresciuto una figlia e fatto la magliaia per portare a casa qualche soldo per vivere un po’ meglio. I miei nonni hanno votato un unico partito per tutta la vita, e si è sciolto prima il partito del loro matrimonio. Da allora, per il nonno, votare non ha avuto piú lo stesso sapore e significato. Per lui i film da vedere erano i western, con Clint Eastwood e John Wayne, e quelli di guerra, e le sigarette da fumare erano le Nazionali verdi, senza filtro, pacchetto morbido in modo da tenerlo nella tasca della camicia o dei pantaloni. Giunta la pensione avevano deciso di provare il mare d’inverno e cosí per sette anni sono andati in Liguria, ovviamente stessa località, stessa casa, e stesso bar in cui bere il solito bicchiere di Barbera. Loro andavano d’inverno e io e i miei genitori d’estate: stessa spiaggia, stesso mare, stessa compagnia di amici. Poi all’improvviso arrivò la malattia, terribile, veloce e crudele; naturale e quasi scontata nel suo progredire, e del tutto indifferente alle sofferenze del corpo e dell’anima. Ma il punto di vista della malattia non è contemplato nel nostro stare al mondo. Io mi ero appena iscritto alla facoltà di Filosofia con il piccolo, grande sogno di fare l’insegnante. «Sarai il primo laureato e professore della nostra famiglia», mi aveva detto mio nonno.
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Citazioni
“il presente divora il passato: è l’ineludibile divenire del tempo che travolge ogni cosa. I mondi nascono e muoiono, si trasformano, si contaminano, si scontrano, a volte implodono o esplodono, altre volte cercano con tenacia mista a inconsapevolezza di protrarsi nei nuovi mondi che sorgono.
La legge di Eraclito, l’oscuro filosofo di Efeso, tutto scorre (panta rei), è probabilmente l’intuizione più lungimirante e veritiera della filosofia occidentale: se la realtà ha una legge, tale legge è il divenire incessante della realtà stessa, causato dall’eterno scontro degli opposti (caldo-freddo, salute-malattia, giorno-notte). La bellezza eclettica dell’arcobaleno ha origine dal turbamento del temporale, proprio come lo splendore del sorgere del sole nasce dal suo crepuscolo, la salute dalla malattia e la gioia dalla tristezza. Gli opposti che si scontrano e si completano sono alla base del divenire della natura e dell’equilibrio ciclico di nascita e morte: la primavera si scioglie nell’estate, che è divorata dall’autunno, il quale a sua volta è ucciso dall’inverno che lento muore nella primavera: questa può rinascere e sbocciare di nuovo in tutta la sua bellezza, e cosí via. Un ciclo eterno e infinito.”“Tutto muta, tutto danza nel cambiamento, nulla è per sempre uguale a sé stesso, nemmeno un diamante. Gli esseri umani sono in mutazione permanente: oggi non sono quello che erano ieri né quello che saranno domani. Da nessun punto di vista: fisico, emozionale, intellettuale. Le stesse comunità umane sono un prodotto storico, culturale e sociale in costante mutamento. Società nomade / stazionaria, società politeista / monoteista, società feudale / capitalista, società religiosa / laica, società analogica / digitale.
La grande e radicale novità però dell’incessante divenire del nostro mondo risiede nel fatto che a partire dalla rivoluzione industriale, e in particolare nel corso del Novecento, i cambiamenti sono sempre piú rapidi e frenetici e sempre piú importanti e impattanti nelle vite delle singole persone e delle comunità umane. I mondi da sempre cambiano, solo che oggi nascono, mutano e muoiono in modo ultraveloce.”
” E oggi che Dio è morto e sepolto, sostituito da vitelli d’oro quali denaro, cellulari, successo e cinico individualismo, regna un profondo e doloroso disorientamento in cui è difficile capire se si sta percorrendo la strada giusta o quella sbagliata. Il senso del vivere e del mondo appare impossibile da trovare, al punto che molte persone sembrano rinunciare a cercarlo. La terra sotto i piedi è instabile e frana, quasi non si riesce a distinguere cosa è giusto da cos’è sbagliato. Chi lo stabilisce? E poi vale per ciascuno di noi? La morte di Dio ha smascherato la favola millenaria del bene e del male come valori assoluti da seguire o da imporre e ha messo in discussione il regno di Apollo, che tutto ordina in modo razionale e funzionale, reprimendo la danza emozionale e liberatoria di Dioniso. ”
“Oggi Platone e Aristotele, come due Prometei liberati dalla loro pretesa di fondare un sistema filosofico totale, in cui ogni cosa è spiegata e collocata sempre nel posto giusto al momento giusto, in un mondo dunque post platonico e post aristotelico, post Dio e post Verità assoluta, un mondo per molti aspetti post tutto, sono due bussole per navigare i mari della fragilità nel tentativo di trovare o dare un senso alle nostre esistenze, per provare a vivere liberi e felici. Non si tratta di un ritorno nostalgico ai due filosofi dell’antica Grecia, bensí di interrogarli alla luce dello spirito del nostro tempo. Io sono pronto, Platone e Aristotele anche: che il viaggio abbia inizio.”