Il Premio Strega, da sempre uno dei punti fermi nel panorama letterario italiano, ha deciso di compiere un passo inedito ma necessario: nel 2025 nasce infatti il Premio Strega Saggistica, una nuova sezione pensata per dare spazio e visibilità alla scrittura non narrativa, quella che indaga, spiega, analizza. Una scrittura che non si limita a raccontare, ma invita a riflettere, a comprendere la complessità del nostro tempo.
L’annuncio della prima cinquina finalista, avvenuto il 15 aprile 2025, ha segnato un momento importante. A selezionarla è stato un comitato scientifico d’eccezione, formato da figure di primo piano del giornalismo, della cultura e della ricerca. Voci diverse, ma accomunate da un intento comune, premiare il pensiero critico, la capacità di osservare la realtà con occhi nuovi e restituirla ai lettori con chiarezza, profondità e rigore.
La premiazione è fissata per il 20 giugno 2025, al Taobuk – Taormina International Book Festival.
I cinque finalisti del Premio Strega Saggistica 2025

Nel corso dell’incontro romano è stato assegnato il Premio Strega Saggistica Internazionale ad Anne Applebaum, autrice del saggio Autocrazie. Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo (Mondadori, 2024), nella traduzione italiana curata da Tullio Cannillo. Applebaum, giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca, già vincitrice del Premio Pulitzer nel 2004, è oggi una delle voci più autorevoli nella denuncia delle derive autoritarie contemporanee.
Il suo libro propone una tesi tanto inquietante quanto accuratamente documentata: le autocrazie non sono isole separate, ma elementi di una rete globale che lavora nell’ombra per minare le democrazie liberali, promuovendo un nuovo ordine basato su disinformazione, controllo e corrosione sistematica delle istituzioni. Con uno stile lucido e diretto, Applebaum non si limita a descrivere i sintomi, ma indica le connessioni, i nomi, le strategie. E ci avverte: il pericolo non è remoto né teorico. È già tra noi, e riconoscerlo è il primo passo per contrastarlo.
I libri finalisti del Premio Strega Saggistica 2025 in dettaglio
Geopolitica dell’intelligenza artificiale di Alessandro Aresu (Feltrinelli).
L’intelligenza artificiale è l’invenzione definitiva dell’umanità. La sua comparsa sulla scena evoca il rischio dell’estinzione del suo creatore, poiché la sua diffusione porterà, forse, al suo superamento. Queste visioni apocalittiche pervadono ormai il discorso pubblico sulla tecnologia, in un mondo dove la stessa espressione “intelligenza artificiale” è divenuta onnipresente e ossessiva. Sono temi tutt’altro che nuovi per le loro profonde radici filosofiche e per i pionieri che, in vari ambiti, li hanno alimentati nel corso del Novecento; eppure, qualcosa di significativo è già accaduto e siamo spettatori di connessioni di cui non cogliamo pienamente il significato. Il dibattito sull’intelligenza artificiale chiama poi in causa alcuni concetti chiave, tra cui l’origine dell’intelligenza stessa, ciò che sappiamo e ignoriamo del cervello e del pensiero; l’idea di un’intelligenza “generale” applicata alle macchine; i limiti quantitativi e qualitativi del calcolo; il problema dell’allineamento della tecnologia ai nostri bisogni e ai nostri valori. Ma quali aziende alimentano questi processi? E quali sono le loro implicazioni in un mondo radicalmente diviso, dilaniato dalla guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina, che attraversa l’infrastruttura e gli usi dell’intelligenza artificiale, e la corsa alle risorse, economiche e materiali, necessarie al suo continuo sviluppo? Alessandro Aresu ci racconta l’intreccio di relazioni tra filosofi, scienziati e imprenditori che stanno plasmando questo mondo, come “Jensen” Huang, fondatore di NVIDIA e protagonista assoluto della rivoluzione tecnologica intorno all’AI, “Bill” Dally, informatico e mente scientifica dietro ai portentosi microchip che rendono possibile l’evoluzione dell’AI, ma anche il rapporto tra il Cynar e i pionieri di DeepMind, oltre che le storie dei manager meno conosciuti che operano in OpenAI. Ci aiuta così a comprendere il presente e i possibili scenari futuri, segnati dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, le lotte tra le aziende impegnate nello sviluppo dell’AI definitiva e le ripercussioni geopolitiche negli equilibri mondiali. L’intelligenza artificiale è l’invenzione definitiva dell’umanità. Come sono nate e come funzionano le macchine “pensanti”? E quali saranno le ripercussioni sugli equilibri mondiali?
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Il suicidio di Israele di Anna Foa (Laterza).
Israele stava già attraversando un periodo di crisi drammatica prima del criminale attacco del 7 ottobre 2023. Grandi manifestazioni chiedevano a gran voce le dimissioni di Netanyahu e del suo governo e il paese era praticamente bloccato. La risposta al gesto terroristico di Hamas con la guerra di Gaza rischia però di essere un vero e proprio suicidio per Israele. Da un lato, infatti, abbiamo l’involuzione del sionismo, o meglio dei sionismi: da quello originario della fine del XIX secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e all’assassinio di Rabin. Dall’altro, il resto del mondo ebraico – la diaspora americana e quella europea – si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di Netanyahu, non è la stessa cosa dell’antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di Gaza trae spunto e alimento. Per salvare Israele è necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell’attuale governo Netanyahu, l’idea che lo Stato di Israele deve esercitare l’uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all’occupazione favorendo la creazione di uno Stato palestinese. Qualunque sostegno ai diritti di Israele – esistenza, sicurezza – non può prescindere da quello dei diritti dei palestinesi. Senza una diversa politica verso i palestinesi Hamas non potrà essere sconfitta ma continuerà a risorgere dalle sue ceneri. Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica.
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Corpo, umano di Vittorio Lingiardi (Einaudi).
Come una visita medica, un film di fantascienza, un pomeriggio d’amore, questo è un viaggio nel corpo. Di tutti i libri sul tema, l’unico segnato da una virgola: “Corpo, umano”. Virgola che impone una pausa, respiratoria e mentale, dentro la quale cercare il proprio, di corpo, oggi al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza. Vittorio Lingiardi lo riporta con sensibilità al centro della scena e ci racconta gli organi che lo compongono – uno per uno, dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore – con la voce della scienza e del mito, dell’arte e della letteratura. E riesce nell’impresa di restituircelo intero: «elettrico», direbbe Whitman, «vivente», direbbe Winnicott. Tutt’uno con la psiche. Autobiografico e psicoanalitico, medico e immaginifico, questo libro concepito in tre stanze – “il corpo ricordato”, “il corpo dettagliato”, “il corpo ritrovato” – ci accompagna in un viaggio avventuroso all’interno del corpo, celebrando la sua fisicità senza separarla dalla sua poetica. Il sangue e le cellule, i simboli e i ricordi. Con le spiegazioni della scienza, le immagini dell’arte, le parole della letteratura, Vittorio Lingiardi racconta la vita del corpo che è «il nostro io, ma anche il primo tu». Nella sua pratica clinica, nell’esercizio della cura, ne ha ascoltati molti, di corpi. La ricerca del contatto e dell’attaccamento, il tumulto dell’adolescenza, l’esperienza della malattia, il risveglio del desiderio, le metamorfosi del genere. Ma anche i sintomi e i silenzi: il taglio sulle braccia che attenua il dolore mentale; le ossa appuntite dell’anoressia; i muscoli gonfi della vigoressia; lo sguardo dismorfico che vede un difetto dove non c’è; il panico che simula l’infarto. Il nostro corpo ci segue e ci accompagna, sa consolarci, può essere nemico. È un laboratorio alchemico capace di apparizioni infinite: anatomico, fisiopatologico, sociale, politico, religioso, estetico, nudo, vestito, danzante, energico, stanco. “Corpo, umano” è un’evocazione, una ricostruzione idiosincratica e incantata. Dove pagina dopo pagina, organo dopo organo, affiora la consapevolezza che, anche quando rischia di svanire, l’unico modo per ritrovare il corpo è raccontarlo.
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20100. Come sarà l’Asia, come saremo noi di Simone Pieranni (Mondadori).
Carne coltivata e cocktail di meduse, Big Data e intelligenza artificiale, aziende milionarie e sorveglianza, chirurgia da remoto e chip neurali, leggi anti fake news e deepfake. L’Asia è ormai una potenza demografica, economica, culturale e militare, che cresce a un ritmo serrato e dove ciò che accade spesso è soltanto un’anticipazione di quel che accadrà nelle nostre società occidentali. D’altronde, osserva Simone Pieranni, oggi in Asia si stanno discutendo, affrontando, e in alcuni casi risolvendo, temi e problemi di cui da tempo si dibatte anche da noi. Cosa mangeremo in futuro? Come garantiremo sostenibilità e vivibilità alle nostre città? In che modo si evolvono i diritti e le idee sulla famiglia, o in che modo quei diritti svaniscono, vacillano o vengono eliminati? E ancora: in che direzione si muovono il lavoro, l’informazione, l’intelligenza artificiale? Sullo sfondo, poi, la questione del cambiamento climatico, all’ordine del giorno a livello mondiale ma che in Asia, in particolare, è una priorità. Non è detto che il futuro asiatico debba essere il nostro, anzi. Ma superare quella «visione ferma nel tempo» che l’Occidente ha nei confronti dell’Asia, e che spesso distingue poco tra paese e paese, è un passo necessario. Spaziando dall’ordinata Singapore al Myanmar dei militari e alla Malaysia, dal Vietnam in pieno boom alla Cambogia, dalla Cina all’India al Giappone, e ancora, tra gli altri paesi, alle Filippine, a Taiwan e alle due Coree, Pieranni offre dunque uno sguardo approfondito su un continente che, tra conflitti sociali, novità tecnologiche e tendenze culturali, ci aiuta a immaginare il futuro che ci aspetta. Per trarne esempi, spunti, soluzioni. O semplicemente evitare di ripeterne gli errori.
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Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento di Luigi Zoja (Bollati Boringhieri).
«Questo libro, ampio e davvero godibile, è il risultato di un’eccezionale sapienza. Il lettore vi troverà collegamenti che non sospettava, dalla letteratura italiana alla storia (antica e moderna), dalla cultura alla sociologia, passando per temi come il nazionalismo, Dante, Giotto, le grandi città, rimpiangendo i giorni di gloria del Rinascimento, quando “gli italiani sono passati da attori a spettatori” ammirati da molti (Byron, Dickens), per giungere fino al Risorgimento e ai giorni bui del fascismo. È il frutto di anni di ricerca e di lavoro, oltre che di una conoscenza professionale della psicologia analitica. È anche insolitamente chiaro e lucido, cosa che non sempre si trova nei testi degli intellettuali italiani. »
Donald Sassoon, autore di «Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi» e «La cultura degli europei. Dal 1800 a oggi»
«Psicoanalisi, antropologia e storiografia si intrecciano in un’audace esplorazione della storia d’Italia che Zoja osserva da angolature spesso insolite, regalando a chi legge una gran quantità di suggestioni inaspettate e avvincenti.»
Alberto Mario Banti, autore di «Il Risorgimento italiano» e «L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi»
«Zoja è uno dei pochi autentici pensatori italiani contemporanei.»
Antonio Scurati
Le caratteristiche di un territorio e degli abitanti che lo abitano sono difficili da definire. Che cosa siano gli italiani e l’Italia è una domanda alla quale in molti hanno provato a rispondere: Dante, Petrarca, Guicciardini, Leopardi. Fino a Giulio Bollati, che a lungo ragionò sul carattere distintivo degli italiani.
A cimentarsi con questo tema è ora Luigi Zoja, con un progetto originale e a lungo meditato. L’autore attinge da storia, arte e letteratura, ma anche dalla psicoanalisi, tracciando la lunga storia del nostro Paese, dal Medioevo ai giorni nostri, attraverso l’autorappresentazione di chi lo ha abitato: una narrazione collettiva che influenza l’intera società e il suo ruolo nel mondo.
Le nazioni sono in buona parte un prodotto dell’immaginazione, ma l’Italia lo è molto più delle altre, essendo il punto d’arrivo anche di una enorme quantità di fantasie non italiane. A partire dal Rinascimento, infatti, le classi colte d’Europa completavano la loro educazione con un viaggio in Italia, sebbene più per conoscerne le antichità che gli abitanti reali.
In questo saggio straordinario Luigi Zoja traccia una parabola, che vede una crescita evidente dal Medioevo fino al suo apice, il Rinascimento: qui le arti, ma anche la ricchezza materiale, hanno superato qualunque paese dell’Occidente. L’Italia dei mille comuni, divisa e militarmente debole era giunta al «vertice» del mondo. Da lì si è avuto un inesorabile ripiegamento, e si è pian piano sedimentata l’idea potente di nazione unita e di una grandezza passata da riconquistare, mentre quasi ogni primato lasciava la Penisola. L’idea di Italia ha così conosciuto un lento declino, compensato da una narrazione inconscia sempre più bellicosa, retorica e vuota, fino al mito fascista della rinascita dell’impero. Significativamente, è solo dopo il 1945 che l’Italia torna davvero a un vertice creativo: con il cinema, che restituisce centralità agli antieroi, a quegli umili che già il Rinascimento aveva celebrato. Ma la narrazione nostalgica di un supposto grandioso passato imperiale non ci ha mai abbandonati del tutto e ancora risuona nell’inconscio collettivo degli italiani.
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Premio Strega Europeo
Il Premio Strega Europeo, nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza delle voci più originali e profonde della narrativa contemporanea, è promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, dall’azienda Strega Alberti Benevento, in collaborazione con BPER Banca, Salone internazionale del Libro e Fondazione Circolo dei Lettori di Torino, sponsor tecnico IBS.it.